Offensiva del Ppi contro «Avvenire» di Antonella Rampino

Offensiva del Ppi contro «Avvenire» Cinquanta giovani scrivono al cardinale Ruini. Il direttore del quotidiano cattolico: «Ma noi restiamo indipendenti» Offensiva del Ppi contro «Avvenire» «Ci contesta ogni giorno, su questo Fini ha ragione» ROMA. Dell'unità dei cattolici in politica non resta traccia, poiché non tutti gli epigoni pensano, come Alcide De Gasperi, a «un partito di centro che guarda a sinistra». L'universo che scende per li rami da Don Sturzo non si è solo frastagliato in tre diversi piani di piazza del Gesù, di qua i Popolari, di là il Ccd, in cima l'Udr, con Buttiglione e Mastella che han traslocato più di una volta. Si è creata una diaspora: c'è chi sta col Polo, e chi col centrosinistra. E adesso, dopo che Franco Marini aveva definito il principale quotidiano cattolico italiano «un house organ di Forza Italia», ci si mettono anche i giovani popolari. Cinquanta di loro hanno scritto una lettera al cardinal Ruini, che è di fatto l'editore dellVlvvemre, per protestare contro la linea politica di quello che «non è un giornale del Polo». Per ironia della sorte è stato proprio da un palco innalzato sulla piazza del Laterano che Gianfranco Fini, mentre sabato sera il sole incendiava la chiesa di San Giovanni, ha accomunato L'Avvenire, il quotidiano che ha per editore la Conferenza Episcopale Italiana, con II Secolo d'Italia e II Giornale, come dire gli organi d'informazione rispettivamente di Alleanza nazionale e Forza Italia. Apriti cielo: dunque, L'Avvenire sarebbe un quotidiano fiancheggiatore del Polo? E nessuno, dei popolari, ha niente da dire? La polemica non è nuova: quell'accusa l'ha lasciata cadere, tra due virgole in una lun- ga intervista al Corriere della Sera, u segretario dei popolari Franco Marini, tre mesi fa. E l'ha ripetuta, una settimana orsono, allo stesso quotidiano, Sergio Mattarella, che da Piazza del Gesù s'è appena trasferito a Palazzo Chigi, come vicepremier. Passano un giorno, due, dalla sortita di Fini e nessuno dice niente. Finché ieri mattina non parte una bella lettera indirizzata al car¬ dinal Camillo Ruini, che dell'Avvenire è di fatto l'editore, in quanto presidente della Cei, firmata da cinquanta giovani dirigenti del partito popolare italiano. «Siamo stupiti: l'Avvenire è un quotidiano cattolico, e viene accomunato da Fini al Giornale e al Secolo d'Italia, e il direttore del giornale neanche prende le distanze dalle testate organiche del centro-destra». E poi si chiede un incontro al cardinale: una provocazione, evidentemente. Dino Boffo, che dirige il quotidiano, prende le distanze: «Noi siamo terzi, non collaterali». Come dire: non fiancheggiamo il Polo. «Ma il giornale per fortuna parla da sé» dice Mario Adinolfi, 27 anni, ex leader dei giovani, e oggi responsabile delle politiche giovanili dei popolari. Secondo Adinolfi «Fini ha perfettamente ragione ad accomunare i tre quotidiani, per capirlo basta saper leggere: attacchi giornalieri ai popolari, quando hanno sostenuto Prodi, e tanto più oggi che appoggiano D'Alema. E poi, toni compiaciuti nel riportare gli attacchi vergognosi di cui è stato oggetto il Presidente della Repubblica - che se non sbaglio è un cattoli¬ co - nel comizio di piazza San Giovanni. Più bersagliati di noi sono solo gli esponenti dell'Udì-». A piazza del Gesù, assente Franco Marini, è il vicesegretario Enrico Franceschini a cavarsela con un'alzata di spalla: «I nostri giovani hanno autonomia, e possono dire quello che pensano. E' un'iniziativa loro, non del partito». Ed effettivamente Adinolfi conferma che la cosa è partita con un giro di telefonate, appena vista in tv la scena di Fini che declamava dal palco. «Ma noi siamo solo l'avanguardia», precisa con piglio sicuro. Del resto, i rapporti con Oltretevere, anzi con quella sponda particolare del Vaticano che fa capo al cardinal Camillo Ruini, si sono guastati da tempo. Per i popolari, tutto è cambiato dall'8 marzo del 1995, quando Buttiglione uscì da via dell'Anima e proclamò l'accordo con Forza Italia. Inaspettatamente, L'Avvenire salutò quello come un grande evento. Poi c'è stata la rottura personale tra il cattolico Prodi e u cardinal Ruini, che pure aveva sposato Romano con Flavia Franzoni: tutto per via dell'accordo di desistenza tra l'Uhvo e Rifondazione comunista. Prevedibile, dunque, che i rapporti precipitassero ulteriormente, con l'accusa ai popolari di aver aperto le porte di Palazzo Chigi addirittura all'ex comunista D'Alema. «Il mondo cattolico è infastidito, e così pure l'Episcopato italiano, che non si identifica più con le posizioni del cardinal Ruini» assicura Adinolfi, snocciolando i nomi del vescovo Casale, di Tonini e, soprattutto, del cardinal Martini. E l'accusa è che sia «in atto una progressiva delegittimazione del partito popolare italiano». Ma poiché le vie del Signore sono infinite, e quelle dei rapporti con Oltretevere sono forse anche di più, da tempo è in atto un tentativo di riconciliazione tra quel particolare piano di Piazza del Gesù nel quale lavora Franco Marini, e la Cei. Fa da battistrada Giovanni Bianchi, e si sa che «le cose, assai lentamente, vanno migliorando». Antonella Rampino «Abbiamo visto anche toni compiaciuti nel riportare gli attacchi vergognosi di cui è stato oggetto Scalfaro» Ma il vicesegretario Franceschini precisa: «La protesta non è un'iniziativa del partito» Il cardinale Camillo Ruini

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