MILANO, CHE BRUTTA FIGURA di Massimo Gramellini

MILANO, CHE BRUTTA FIGURA MILANO, CHE BRUTTA FIGURA pelli e anche mezza ulcera come ricordo, prima ili accucciarsi al caldo di Roma. Perfettamente integrato nel tuo modello di unghie mangiate e soliloqui a voce alta per la strada, con un occhio all'orologio e l'altro al colore dei calzini, perché tu non tolleravi sbavature nei tempi e nemmeno nei modi. Eri fastidiosa e adorabile, ma eri. Adesso cosa sei? Hai perso l'efficienza e forse la ritroverai. Ma è il tuo cuore che faceva la differenza. Senza di lui, non vali più niente. Di tutte le cronache dell'inferno Malpensa, a noi milanofili delusi non sconvolgono le bizze dei computer e l'esaurimento delle scorte d'acqua minerale nei bar. L'aeroporto di Hong Kong, caricato anch'esso di ansie e ambizioni millcnaristiche, partì pure peggio. A sprofondarci nello stupore e poi nello sconforto non è l'attesa di quattro ore per una valigia, ma gli insulti a chi le aspetta, lì' quel conducente di autobus che dice ai passeggeri che protestano: «La pagherete cara». Ma è un milanese, quello lì? Allora meglio i nostri gianduja, falsi e cortesi, come dite di noi. Appunto: cortesi, oh basta là. Si è inceppato qualcosa, nel tuo corpaccione. Prima eri «da bere», ma in questi Anni Novanta che non ti assomigliano per niente sei diventata fin troppo astemia. E quindi lamentosa, pessimista, buia. Così persino la tua nevrosi produttiva perde slancio e diventa soltanto una malattia. Curati, Milano. E ritrova il tuo cuore, se sai ancora dov'è. Massimo Gramellini

Luoghi citati: Hong Kong, Milano, Roma