E ora un punto in meno per i mutui di Ugo Bertone
E ora un punto in meno per i mutui E ora un punto in meno per i mutui Prestiti meno cari, ma guai per i Bot people 1 CONTI IL mutuo della casa? Ormai la barriera del 5% è infranta, già si discute del 4% e qualcuno, addirittura, ipotizza qualche lancio commerciale sotto quella barriera. Il credito al consumo? Facile prevedere, a questo punto, interessi nell'ordine del 6% o anche meno. Come è possibile lamentarsi, di fronte a questi numeri, se il conto corrente renderà uno striminzito 2%, o anche meno, al netto delle tasse? E i titoli di Stato, anche quelli a lungo termine, sembrano destinati a scivolare sempre più giù: sotto il 4% netto, di sicuro. La crisi di metà settembre, per la verità, aveva allargato di nuovo la forbice tra i rendimenti dei titoli di Stato tedeschi e quelli italiani: un Btp era arrivato a rendere anche 60 punti base più dell'analogo Bund di Germania. Ma la crisi, ormai, è rientrata. Il distacco è sceso a 38 punti, a dicembre, scommettono gli esperti, si ridurrà a 25 punti. Poi, se l'Ita¬ lia dimostrerà di tenere il passo dei più forti, si scenderà ancora. Per il dolore di quanto resta del «Bot people». Forse, però, la Borsa darà fin da oggi soddisfazione agli orfani dei rendimenti a due cifre. Il taglio di un punto dei tassi può avere, spiegano gli analisti, effetti di grande rilievo. Meglio affidarsi al mercato azionario, quindi, che non tentare la sorte sul mercato obbligazionario dei Paesi emergenti, attratti dagli alti rendimenti. Piazza Affari, ma anche gli altri mercati finanziari europei, alla vigilia dell'Euro, appaiono assai più affidabili. Un punto in meno dei tassi, in particolare, può significare una crescita media del 5% dell'indice della Borsa italiana, molto sensibile alla variazione del costo del denaro, con punte più elevate per le «Utilities» (società del gas, della distribuzione dell'acqua, telefonia) che lavorano con un forte volume di circolante e un alto indebitamento. In teoria, a pagare il conto dovrebbero essere le banche, che vedono ridursi ancor di più le possibilità di lucrare sulla forbice tra tassi attivi e passivi. Ma, a questo punto, il risparmio gestito e la gestione del portafoglio titoli pesano assai di più per una banca che non i guadagni sul conto corrente. Eppoi, la discesa degli interessi attivi allontana il rischio di insolvenza da parte della clientela più a rischio. Le conseguenze immediate del taglio dei tassi, insomma, sono importanti. Ma, in realtà, quel che è accaduto ieri, sei mesi dopo il celebrato «week end» di maggio che ha sancito l'ingresso della Lira nell'area dell'Euro, è ancor più rilevante per tutti noi. Chi avrebbe mai creduto, ad esempio, che il taglio del tasso di sconto italiano avrebbe mai provocato un'improvvisa e robusta inversione di tendenza di Wall Street (poi annullata in chiusura di seduta), la Mecca del capitalismo mondiale? Eppure proprio questo è successo ieri pomeriggio, ora italiana, quando l'annuncio da via Nazionale ha ribaltato gli umori del più importante mercato finanziario del mondo. Il motivo? Italia, ormai, vuol dire Europa. La riduzione del costo del denaro praticata ieri da via Nazionale abbassa del 10% il costo medio del denaro nell'Europa di Bruxelles e, cosa ancor più importante, toglie un alibi alla Bundesbank per una eventuale riduzione dei tassi tedeschi. Per questo le decisioni di via Nazionale hanno avuto un impatto così massiccio sulle decisioni dei broker di Manhattan, abituati a spostare miliardi di dollari in pochi secondi, a caccia di buone occasioni. Ma, per una volta, anche il signor Rossi, capo di una famiglia tipo italiana, deve partire da una considerazione analoga a quella dei Paperoni d'oltre Oceano: questo è, per tante ragioni, il primo vero taglio all'europea, atteso e sospirato per sei mesi. Ormai è la sigla ufficiale di una realtà nuova che avvicina l'Italia del salvadanaio e della spesa all'Europa della moneta forte. Non esiste più una (diretta», vaso di coccio tra monete di ferro, ma un recinto unico in cui si'possono scegliere, a parità di condizioni, prodotti italiani, ma anche francesi, inglesi o tedeschi. Da oggi, insomma, Italia ed Europa sono davvero più vicine: ciò vale per tutti i rapporti, attivi e passivi, con le banche, ma anche per i titoli di Stato, la Borsa, il credito al consumo. E, ovviamente, per gli investimenti che possono ormai contare su una platea di offerta fatta di banche di tutta Europa, pronte a finanziare in Euro le iniziative più brillanti. Case meno care, investimenti a prezzi abbordabili, credito al consumo a tassi bassi, talvolta vicini allo zero. Eppure i pericoli, per la verità, non mancano. Il rischio, infatti, è che il consumatore, ormai consapevole che l'inflazione è sotto controllo, non si l'accia invogliare dal denaro più abbondante a costi più contenuti. Il suo sospetto, fondato, è che domani le «cose» possano costare ancor di meno e che sia più saggio rinviare gli acquisti con la conseguenza di favorire l'incognita, pericolosa, della deflazione. Ma, per ora, il signor Rossi deve festeggiare. Ugo Bertone I titoli di Stato verso nuovi record E il conto corrente renderà solo il 2% Il governatore muove e carica Wall Street Il Mibtel potrebbe guadagnare il 5%
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