Riforme, il Polo non dice no a D'Alema di Maria Grazia Bruzzone

Riforme, il Polo non dice no a D'Alema Dopo gli attacchi di Cossiga a Berlusconi, il premier frena sul «conflitto di interessi» Riforme, il Polo non dice no a D'Alema Casini: noi siamo già pronti ROMA. Per nulla disarmato dalla mega manifestazione del Polo, Massimo D'Alema insiste. E al Senato, dove stasera riceverà la fiducia, rilancia il dialogo col centrodestra sulle riforme. «E' una linea obbligata, spero se ne convincano anche loro». Non solo. Per rendere più credibili le sue parole agli occhi di Silvio Berlusconi, prende immediatamente le distanze da Francesco Cossiga, che aveva minacciato il Cavaliere di tagliargli le tv. «Mediaset è un patrimonio del nostro Paese», ricorda il presidente del Consiglio ribadendo la distinzione fra le imprese di Berlusconi - che la sinistra italiana non combatte - e il Berlusconi politico, distinzione che aveva fatto due anni fa negli stabilimenti milanesi del Biscione. Tanto che più tardi lo stesso Cossiga precisa di «non ritenere che il conflitto di interessi passi attraverso la distruzione di Mediaset». E subito il Polo mostra di gradire. Per la prima volta, dopo i fuochi d'artificio dei giorni scorsi, si sono visti segnali di disponibilità da parte del centro-destra. E' ancora troppo poco - e forse è troppo presto - per parlare di ima ripresa del dialogo. Ma almeno sulla riforma elettorale si comincia a delineare la possibilità di un'intesa. E' proprio quel che più interessa a D'Alema. Ieri, dopo aver confermato che questo governo è legittimo, che non c'è stato nessun ribaltone e che comunque quanto è sue- cesso è conseguenza della «rottura politica» che si è consumata dopo la fine della Bicamerale («Noi abbiamo vinto le elezioni. Io sono il segretario del partito che ha preso più voti»; quanto all'Udr, «aveva già avviato un processo politico, non ha improvvisato alcun passaggio trasformistico»), il neopremier ha lanciato infatti il suo guanto di sfida al Polo: «Se vogliono le elezioni - ha detto chiaro e tondo - i rappresentanti dell'opposizione dovranno contribuire a fare le riforme in tempi rapidi. Sólo cosi potranno rispettare la volontà dell'opinione pubblica». Le risposte, sia pur caute, non si sono fatte attendere. «L'unico argomento su cui si può discutere è la riforma elettorale», dice il capogruppo di Fi al senato Enrico La Loggia. Mentre Pierferdinando Casini entra già nel merito: «Siamo disponibili a una riforma elettorale che conservi il bipolarismo e il maggioritario ma diciamo no al doppio turno di collegio». E il capo dei senatori di An Giulio Maceratimi parla addirittura di «un tavolo ideale per discutere»: «Ho visto un Cossiga inferocito che strilla e un D'Alema saggio che ragiona. Ma il presidente del Consiglio è D'Alema e non Cossiga». E già. Il Polo adesso è disponibile a discutere anche perché Berlusconi - a quanto pare - ha molto, apprezzato la diversità di linguaggio fra D'Alema e Cossiga. Mentre' il Picconatore descrive il leader del Polo come «pericolo per la democrazia» e minaccia di usare subito l'arma del conflitto di interessi per estrometterlo dalla politica, il presidente del Consiglio tende la mano. Perfino sulle tv, rivolto ai senatori del suo partito; D'Alema ha spiegato che «nessuno vuole utilizzare posizioni di governo ai fini della lotta politica» e che il ministro delle Poste Cardinale, Udr, non «avrà volontà di nuocere» e «si pone solo il problema di garantire il pluralismo». Insomma, non gli consentirà di fare più di tanto. Una posizione condivisa da Walter Veltroni: «Non si tratta di fare rappresaglie, è un problema che riguarda l'assetto legislativo del Paese». Di questi toni diversi di D'Alema e di Cossiga si è reso conto anche Clemente Mastella, che li spiega così: «Il presidente del Consiglio ha impegni e una veste istituzionale ben diversi da un capo di partito». Invero, solo la Lega e Rifondazione hanno dato l'impressione di mettersi sulla scia di Cossiga in una nuova campagna sul conflitto di interessi. Tutti gli altri, dal socialista Bosetti al Ppi di Marini si sono mostrati cauti e vagamente imbarazzati. Così alla fine lo stesso Cossiga manda alle agenzie la sua precisazione sulla sua non ostilità a Me¬ diaset. Aggiungendo tuttavia malizioso: «Forse sarebbe utile anche per Mediaset che Berlusconi lasciasse i panni dell'onorevole e rivestisse di nuovo quelli del Cavaliere». In serata, parlando a «Porta a Porta», Firn ha liquidato la polemica sollevata da Cossiga sul conflitto d'interessi con un invito ad andare avanti con la legge già approvata dalla Camera che ha avuto come relatore Franco Fratturi. «E che nessuno pensi - ha detto Firn - che il Polo abbia niente da nascondere al riguardo». Maria Grazia Bruzzone Il presidente del Consiglio Massimo D'Alema

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