Per Telecom conto alla rovescia di Ugo Bertone

Per Telecom conto alla rovescia Oggi comitato escutivo. Otto giorni di tempo per trovare il supermanager Per Telecom conto alla rovescia Spuntano i nomi diPistorio e Meloni MILANO. «Guidare quella società sembra davvero un compito ingrato... Eppure quel gruppo sembra godere, nonostante le condizioni del mercato, di buona salute...». La sorte ha voluto che, proprio a metà della settimana fatale per Gian Mario Rossignolo e la Telecom, la «Lex» del «Financial Times», in genere avara di elogi per i gruppi italiani in genere, e per quelli dell'area pubblica (o ex pubblica) in particolare, dedicasse parole molto lusinghiere per Pasquale Pistorio, leader di ST Microelectronics, la società che al mondo sembra reggere meglio alla bufera che ha investito il settore dei seminconduttori. E' molto probabile che i membri del comitato esecutivo di Telecom, Luca Paveri Fontana (Ifil), Alessandro Ovi (per conto del ministero), Vittorio Serafino (ImiSan Paolo) e Alessandro Profumo (Credit), convocati oggi pomeriggio dal neo presidente Berardino Libonati e da Pier Giusto Jaeger siano affezionati lettori del «Financial Times». Non è da escludere, perciò, che quell'elogio, lontano anni luce dalle polemiche dell'era Rossignolo, abbia lasciato il segno, anche se, a dire il vero, Pasquale Pistorio non ha certo bisogno delle «raccomandazioni» della grande stampa internazionale (Alessandro Ovi, del resto, fa parte del consiglio di ST Microelectronics). Quel che è certo è che il nome di Pistorio ricorre con grande insistenza tra i nomi possibili come amministratore delegato di Telecom del dopo Rossignolo. Meno certo è che Pistorio, 62 anni, scuola Motorola, abbia voglia di abbandonare la sua «creatura» per un mestiere che non lo affascina più di tanto. Anche per questo nel taccuino di Alessandro Profumo e Vittorio Serafino (i due banchieri cui il comitato esecutivo ha affidato l'esplorazione dei nomi nuovi) s'infittiscono le note su un altro candidato: Stefano Meloni, da anni brillante guida di EridaniaBéghin Say, a suo tempo, ai tempi dell'emergenza Montedison, scoperto da Guido Rossi. Potrebbe essere lui 1'«outsider» in grado di bruciare altre candidature, tipo quella di Enzo Catania (Ibm Europe), Ubaldo Livolsi (ex Mediaset) e di Paolo Guidi di Teleglobe. Quel che è sicuro è che i membri del comitato esecutivo sanno di dover far presto: i mercati finanziari, all'improvviso di nuovo benevoli per il gruppo, vogliono segnali precisi e immediati sul fronte della guida del gruppo. Qualcuno scommette addirittura che la decisione potrà esser pronta per il consiglio del 2 novembre, altri, però, scommettono che la pratica richiederà almeno un mese. Oggi, in attesa della nomina, il comitato esecutivo si spartirà le deleghe che già erano di Rossignolo. Nessun problema per «internai audit» e «corporate governance», novità in vista, probabilmente, per comunicazione e personale. Il comitato esecutivo, inoltre, dovrà prender visione dei progetti di riacquisto di azioni proprie o «buy-back» e di assegnazione di azioni ai dirigenti o «stock options» che il consiglio del 25 settembre aveva affidato a Rossignolo. Ma poi s'era fatto nulla. Intanto, il comitato esecutivo dovrà affrontare altre questioni perché, per fortuna, non di sole nomine o deleghe è fatto il presente di Telecom. Già oggi potrebbe venir l'annuncio ufficiale che l'autorità di controllo brasiliana delle Telecomunicazioni ha deciso di consentire a Telecom di rilevare il 25% di Telemar, la società che controlla la telefonia fissa di Rio de Janeiro e del Nord-Est. Se l'operazione avrà buon fine Telecom, che già dispone di tre licenze per il telefonino (e una per il fisso) diverrà leader, alla pari di Telefonica, dell'immenso mercato brasiliano della telefonia fissa e mcbile. Il tutto, assicurano in Telecom, spendendo circa la metà della spagnola Telefonica. Bocche cucite, intanto, sui progetti di integrare, almeno sul piano commerciale, Telecom e Tim, favorendo il rilancio di «Fido», il sevizio Dect. Sembra la soluzione ideale, per il gruppo, ma non mancano i problemi con l'Antitrust. La patata bollente passa al (prossimo) amministratore delegato. Ugo Bertone Berardino Libonati

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