A Malpensa 2000 decolla la rabbia

A Malpensa 2000 decolla la rabbia Traffico congestionato nel primo giorno del nuovo scalo: e la protesta degli ambientalisti blocca le strade d'accesso A Malpensa 2000 decolla la rabbia Battesimo critico: voli in forte ritardo e disguidi MALPENSA (Milano) DAL NOSTRO INVIATO «Stiamo resistendo, ancora due giorni ed è fatta», sprizza ottimismo Giuseppe Bonomi, presidente di Sea. «Temevamo la paralisi come ad Hong Kong, qui invece gli aerei volano», assicura lui, adesso che sono quasi le sette di sera, che da tredici ore anche se a fatica, Malpensa 2000 muove i primi passi. «Hanno detto che questo aeroporto ci avrebbe portato in Europa, a me basterebbe tornare a casa», giura il più conciliante tra passeggeri in arrivo da Londra, volo Az 603, atterrato alle 9 e 15 e, dopo oltre tre ore, ancora in attesa dei suoi bagagli. «E' una vergogna», va giù duro Luigino Re, stesso aereo, stesso incubo. «E' il sistema bagagli che ha retto, è per questo che non abbiamo chiuso», fa i conti il presidente Sea, soddisfatto di avere evitato la figura di Oslo, aperto l'8 ottobre, chiuso lo stesso giorno per il tilt informatico. Soddisfate di non aver fatto la fine di Hong Kong, tre giorni di black-out. 0 di Denver, dodici mesi a rifare tutti i cablaggi. «Da noi non è successo», quasi si frega le mani. E non importa se tutti i monitor accesi agli arrivi, alle partenze, in ogni luogo danno ' numeri. «E' saltato il computer Bvd», spiegano quelli della Sèa. E allora non è detto che quel volo per Roma sia diretto a Roma, sia ancora lì, non sia già partito. O mai esistito. Meglio chiedere ai banchi delle informazioni, presi d'assalto per tutto il giorno. Dove con un sorriso avvisano'di ritardi apocalittici, Non va meglio agli arrivi. Ci sono voli che stanno un'ora per aria, perché non sanno dove farli atter rare. Due scali finger al mattino rimangono chiusi perché non si trovano le chiavi per aprire i corridoi che portano a un passo dall'aereo. I velivoli che invece si fermano nelle piazzole rimangono lì sospesi nei tempo, nell'attesa del la scaletta, del pulmino, degli assi stenti a terra che non sanno dove andare e chiedono anche loro all'ufficio informazioni. «E' saltato il sistema Pegaso», rispiegano dalla Sea. Per dire che il cervellone che dovrebbe smistare il personale a terra fa di testa sua. Quando finalmente si arriva sotto questa cattedrale di cemento, vetro e lastre di ferro, la valigia non c'è, bisogna aspettare. Con buona pazienza, come Paola Chianese, che arriva da Londra alle 15 e 30 e tre ore dopo è ancora lì, in attesa della Sarasonite. Con un certo malumore, come Adriana Pasquali atterrata da Barcellona, doppiamente preoccupata. Prima per il suo bagaglio e poi per l'immagine dell'Italia. «Ma che figura facciamo...», chiede al vento. «Fate schifo», urla Nino lori, planato qui dalla Spagna, in que¬ sto aeroporto benedetto dal cardinale Martini e ancora non è bastato. «Ci scusi, ma ci sono anche gli scioperi», fa quello che può, un funzionario del terminal. E rifila la balla colossale, a chi non sa della precettazione dei prefetti che hanno tolto di mezzo pure la scusa delle agitazioni. Fuori dal terminal, sono in duemila, con le bandiere verdi degli ambientalisti, quelle rosse di Rifondazione e gli striscioni del Sulta, il sindacato autonomo precettato. Più una pattuglia di abitanti di Lonate Pozzuolo, Case Nuove, i comuni vicini all'aeroporto, preoccupati dal rumore e dall'impatto ambientale. «Abito a Lonato, questa mattina sulle nostre teste passava un aereo al minuto. Ma come si fa?», chiede una signo¬ ra, bionda e con gli occhiali. E ancora non sa che ieri sono partiti poco più di cinquecento aerei, duecento meno del previsto, nemmeno la metà di quando Malpensa 2000 sarà a pieno regime. Due ore, dura la manifestazione. Con il risultato di creare una fila di oltre quattro chilometri, colonne a passo d'uomo, passeggeri, taxi e semplici curiosi. Nell'ingorgo incappa pure il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni, uno di quelli che più ha voluto questo «hub», questo snodo internazionale in grado di togliere voli alle compagnie straniere, in una battaglia all'ultimo biglietto. «C'è un rodaggio necessario... E poi lo dicevo che era meglio partire soft, con solo il 33 per cento dei voli programmati», assicura lui, destinazione New York per incontrare il sindaco Giuliani, ma con scalo a Zurigo. «Sì, ma solo per un problema di orari», si giustifica. Dentro l'aeroporto, prende le corsie riservate. Così evita i venti minuti di attesa davanti agli ascensori intasati, le scale mobili che non funzionano, i tapis roulant che vanno a singhiozzo. «Tutta colpa dei giapponesi che schiacciano il pulsante di blocco delle scale», giurano dalla Sea. Ma nessuno spiega perché ci vogliano novanta minuti per far ripartire la scala mobile che porta ai checkin, orgoglio di Malpensa per essere la più lunga d'Europa con 14 metri di dislivello. Settanta secondi per andare su, se va. Se no si scarpina, con il bagaglio appresso. Va bene che ieri ai 40 mila pas- seggeri si sono sommati 30 nula curiosi, col naso in aria a guardare le cupole dell'architetto Sottsass, le pareti dai colori tenui antistress, dal salmone al verdolino. Passano le famigliole con i bambini nel passeggino, i ragazzi con i rollerblade che scivolano sul marmo e quelli che fanno lo struscio. Negli uffici delle compagnie straniere c'è qualche faccia lunga. «(Abbiamo problemi anche con i telefoni», assicurano alla Swissair mentre passa la banda per l'inaugurazione della nuova fannacia comunale. «Perché questo deve essere anche un luogo d'incontro», spiega Giuseppe Bonomi, presidente della Sea. Ma per ora basterebbe far partire gli aerei e restituire i bagagli. Invece con il passare delle ore la situazione precipita. A tarda sera, una quarantina di voli, sui cento in programma a partire dalle 13, non erano ancora partiti e ventidue attesi non erano ancora arrivati. Per tutti gU altri, ritardi tra le due e le cinque ore. E, finito l'orario di servizio, più nessuna navetta per Milano. Insufficienti anche i taxi. I bar hanno esaurito le scorte e i passeggeri accampati con la prospettiva di una notte difficile non trovano più né panini né bibite. L'Alitalia ammette che i disservizi «sono stati superiori alle previsioni della vigilia». Esasperati, i viaggiatori se la prendono con i poliziotti chiamati a sedare le risse con il personale dell'aeroporto. Poi, neanche più la rissa: tutti i responsabili dell'aeroporto sono intra vabili. Fabio Potetti Ma il presidente della Sea Bonomi è soddisfatto: «Temevamo la paralisi come ad Hong Kong o in altri scali appena inaugurati Invece qui si è volato lo stesso» Scene di una giornata difficile. Da sinistra: il dramma dei bagagli, attesi per ore; aerei parcheggiati al terminal; la manifestazione dei verdi e dei residenti contro il nuovo aeroporto. In basso, passeggeri nel salone del check in

Persone citate: Adriana Pasquali, Bonomi, Fabio Potetti, Giuliani, Giuseppe Bonomi, Lonate, Paola Chianese, Roberto Formigoni, Sottsass