«Questa destra è eversiva» di Cesare Martinetti

«Questa destra è eversiva» «Questa destra è eversiva» Cossiga: caccerò Berlusconi dalla politica ROMA DAL NOSTRO INVIATO Eversiva, volgare, truculenta. Così è apparsa a Cossiga la «destra» di Berlusconi-Fini-Casini: «Non si aizza un milione di persone contro il Capo dello Stato, non si dà la caccia a mi comunismo che non c'è più, non si evocano il clima della guerra fredda e i fantasmi del passato: è un crimine contro la coscienza del Paese appena risanata». Se la «destra», come la chiama l'ex Presidente, vuol riportare indietro l'orologio della storia, sappia che Francesco Cossiga è pronto a schierarsi con i comunisti di Cossutta e contro i «fascisti» di Gianfranco Fini. «Eversiva» questa destra, dice Cossiga. «E - aggiunge - non vorrei che il governo appena formato debba diventare presto un governo di emergenza istituzionale per la democrazia». Intanto, per conto del suo partito, l'Udr, Cossiga annuncia un progetto di legge contro il conflitto di interessi: «Quando si hanno quattro televisioni, 14 mila mihardi, quando non si può distinguere tra interessi personali e interessi di partito, non si può guidare una forza politica». La legge avrà questo scopo: «Cacciare l'onorevole Berlusconi dalla politica». Inarginabile. Inarrestabile. Un fiume in piena. In un grande albergo della periferia di Roma Francesco Cossiga, il giorno dopo la marcia del centro-destra, si scatena in uno show di quasi due ore: la storia sua e della de, anzi di quel grande unico partito di «centro» che teneva insieme De Gasperi e La Malfa, Moro, Einaudi e Saragat e che ha governato il Paese per cinquant'anni e che ora lui vorrebbe ricostituire. Il grande picconatore disegna così la parabola della sua avventura e quella del gabinetto D'Alema: due anni e mezzo di governo di un centro-sinistra «europeo» per fronteggiare le emergenze, pilotare l'Italia nella prima fase della moneta unica europea, fare le riforme, consentire alla politica di dividersi nell'unico bipolarismo possibile, da una parte il centro, dall'altra la sinistra. Insomma Cossiga e D'Alema, oggi alleati, saranno domani i grandi aweisari. Omaggi e onore a Romano Prodi per quanto ha fatto con il suo governo. Ma Cossiga dice che l'Ulivo era una coalizione artificiale: «Centro e sinistra sono alternativi». La sua Udr dovrebbe essere la calamita per la diaspora dei moderati da riunire in un futuro unico grande «partito democratico»: il Ppi di Marini, Rinnovamento di Dirò, il Ccd di Casini. E gli uomini di Forza Italia, inventata con felice intuizione da Berlusconi, la «grande speranza» del centro, ora «venuta meno» per colpa del suo capo che dovrebbe «fare un passo indietro», come fece Fraga Libarne in Spagna per mettere insieme ex franchisti e post- franchisti in quel Partito Popolare di Aznar subito vittorioso alla prima elezione. Attacca Berlusconi, Cossiga con la violenza del concorrente e con la cattiveria dell'erudito, svela piccoli retroscena per ridicolizzare il Cavaliere: «Voleva votare contro l'allargamento della Nato... Se siamo nella moneta unica lo dobbiamo a Kohl che ci è stato amico contro l'opinione pubblica del suo Paese e forse anche per questo ha perso le elezioni. Ma pensate che il cancelliere, in Parlamento, aveva giustificato il suo appoggio all'Italia spiegando che il Dpef sarebbe stato approvato con una maggioranza più larga di quella risicata che sosteneva il governo Prodi. Pensava a Forza Italia che aveva anche aiutato ad entrare nel gruppo del partito popolare europeo. Io ricevetti il discorso dalla cancelleria e lo feci avere a Berlusconi che non ebbe il tempo di leggerlo perché doveva occuparsi dei suoi affari». Risultato: l'Udr votò a favore del Dpef; Forza Italia contro. «Quando ho fondato l'Udr, ho parlato per ore e ore con Berlusconi. Mi disse: eccellente idea. Il giorno dopo mi ha coperto di insulti. Diceva: come faccio a convincere l'impiegato di con cetto della banca di Canicattì che vota per Forza Italia?». Il partito del Cavaliere non ha radici, «finirà molto prima di An». Ma i suoi uomini appartengono naturalmente al grande centro che Cossiga vuol mettere insieme. E ieri l'ex Presidente ha annunciato l'ingresso nell'Udr del costituzionalista di FI Giorgio Rebuffa e di Saverio Vertone, da tempo in rotta col partito azienda di Berlusconi. A Fini, Cossiga manda a dire di riflettere bene: «Sono stato io a sdoganarlo, non Berlusconi. E non pensate che non l'abbia perdonato per le sciocchezze che ha detto sabato dal palco: parla in stato di necessità. Ma con Fini ci siamo sempre intesi, in tante di quelle cose che il Cavaliere nemmeno si immagina». Ma che può fare? «Sganciarsi da Berlusconi e fare una seria opposizione. Noi da An, per ora, siamo distinti e distanti». A Massimo D'Alema, l'ex Presidente riconosce «coraggio» per essersi rivolto a lui e all'Udr nella proposta di governo: «A me costa andare con D'Alema... ma costa molto di più al povero D'Alema venire con me». Ai nervosismi vaticani per l'appoggio al primo governo presieduto da un ex comunista, Cossiga risponde ricordando che è stato l'Ulivo a portare il Pds nel governo e rammenta di essere stato rimproverato da «sottane nere, rosse e color porpora per non aver votato Ulivo». In politica, «non ci hanno mai azzeccato molto e per quel che mi riguarda voglio morire da cattolico penitente e liberale impenitente». Amen. Cesare Martinetti «Non vorrei che il governo dovesse subito affrontare una emergenza istituzionale per la democrazia»

Luoghi citati: Italia, Roma, Spagna