D'Alema: presidenza Ue? Prodi è l'uomo giusto

D'Alema: presidenza Ue? Prodi è l'uomo giusto D'Alema: presidenza Ue? Prodi è l'uomo giusto «PIÙ'SPAZIO PER L'ITALIA» POERTSHACH DAL NOSTRO INVIATO Non ho dubbi sul fatto che l'Italia pesca legittimamente aspirare a un posto nelle istituzioni europee o atlantiche e credo che quella del presidente Prodi sarebbe una candidatura di grande valore». Massimo D'Alema mantiene una prudenza assoluta sull'ipotesi di Romano Prodi alla guida della Commissione europea o della Nato, anche se ammette che l'Italia <(è fuori da troppo tempo» dai vertici delle grandi istituzioni internazionali. Ai giornalisti che gli chiedono se il nome di Prodi sia circolato al vertice europeo di Poertshach, spiega subito che no, non se n'è discusso, o almeno «non se n'è parlato collegialmente». Anzi, avverte, le migliori candidature sono quelle su cui si tace: «Queste cose, per mia esperienza, si discutono a tavola solo quando sono già state decise»; e ai giornali, «senza fare un appello al sentimento nazionale», chiede di «affrontare il tema con la necessaria freddezza». Freddezza, ecco. E poi «prudenza», «cautela». E' il vocabolario pragmatico del presidente del Consiglio, con il quale ha superato senza incidenti questa due giorni europea che rappresenta una sorta di debutto in società per ogni nuovo premier. Certo, non è stato difficile per l'euroso- cialista D'Alema trovare ascolto e consenso in un Consiglio ad altissimo tasso di eurosocialisti, ma l'impressione è che - sia grazie al nuovo quadro politico europeo, sia forse per le caratteristiche personali di D'Alema - l'Italia si trovi ad avere qualche complesso d'inferiorità in meno rispetto al passato. Non che i dati di fondo siano cambiati. Sembra ricordarlo lo stesso D'Alema, quando gli si chiede ragione di un atteggiamento nei confronti della Banca centrale europea che appare più «soft» di quello del presidente dei Socialisti europei, il tedesco Rudolph Scharping: «Non vorrei apparire qui più monetarista del mio amico Scharping, ma noi italiani siamo diventati troppo di recente virtuosi per cambiare rotta. Esiste un problema fortis¬ simo di credibilità della moneta unica e quindi sarei molto cauto su posizioni che possano indebolire la Bce e l'Euro». Ma forse proprio dalla constatazione che il risanamento economico con le sue durezze è ormai alle spalle e gli elettori di tutto il Continente sono ansiosi di incassare quel «dividendo dell'Euro» che gli è stato promesso, deriva la nuova gerarchia, che mette ad esempio l'Italia in una posizione meno subordinata proprio rispetto alla Germania, con la quale chiede a gran voce le stesse cose. «Noi abbiamo fatto il nostro dovere - dice ancora D'Alema parlando di tutti i partner europei - e questo ci fa pensare che ci sia un quadro favorevole al ribasso dei tassi», anche se «è importante che il dialogo con la Bce non sia mai interI pretato come una forma di pres¬ sione, non vogliamo distruggere tutto quello che è stato creato». E anche il problema di allentare i legacci del Patto di stabilità viene affrontato con estrema prudenza dal presidente del Consiglio: «E un problema che oggi non si pone, ma credo che l'Europa debba avere la possibilità di fronteggia re eventuali crisi che dovessere presentarsi, non potrebbe assistere inerte a una recessione mondiale». Quello che invece ser ve al più presto è un'azione sul lavoro che passi anche per la ga ranzia di diritti minimi in Euro pa: «Il modello sociale europeo conosce varie esperienze, ma è un valore che va difeso. Anche per questo abbiamo discusso di una Carta dei diritti dei lavorato ri», che potrebbe servire a com battere «il rischio di dumping so ciale». [f. man.

Luoghi citati: Europa, Germania, Italia