Vangelis, raggi di musica nella notte di El Greco

Vangelis, raggi di musica nella notte di El Greco Uno show di note e capolavori: Grecia e Spagna gemellate ad Atene nel nome di due grandi artisti Vangelis, raggi di musica nella notte di El Greco ATENE DAL NOSTRO INVIATO «Sono stato sempre un precursore, io. La prova provata è che la colonna sonora di Biade Runner è uscita in disco soltanto nel '94, dodici anni dopo il film». Si confessa compiaciuto nella notte ancora tiepida di Atene, Evangelos Papathanassiou in arte Vangelis, accarezzandosi i lunghi capelli grigi da hippy impunito, in bocca un sigarone Havana lungo così. Anche questa volta è anticipatore: ha scritto delle musiche ispirandosi alla potenza espressiva di El Greco, le ha messe in un ed tirato in tremila lussuose copie autografate che sono state messe in vendita a prezzo adeguato dalla Galleria Nazionale: e grazie a questo suo gesto, la Grecia ha potuto costituire un Fondo che ha poi raccolto l'equivalente di sei miliardi di lire italiane, con i quali è stato acquistato da un privato americano il San Pietro del rivoluzionario pittore cretese morto nel 1614 in Spagna, dove aveva a lungo vissuto. E' stato festeggiato come un eroe Vangelis, l'altra sera, qui in una festa istituzionale al Museo Storico. Ovvio che anche il marketing ci abbia messo la coda, perché ormai il quadro è stato acquistato e il disco, intitolato semplicemente Vangelis-El Greco e composto ora di dieci movimenti, esce in normale distribuzione in tutto il mondo. La musica liquida, dolce e drammatica e inconfondibilmente sua, le tastiere new age, i cori possenti, la voce ancora incantata di Montserrat Caballé (che ha contribuito all'operazione in un simbolico gemellaggio Spagna-Grecia) e quella del tenore greco Konstantinos Paliatsaras, hanno fatto da colonna sonora alla proiezione delle opere di El Gre co, su un enorme tendaggio che, mosso da ària soffiata, agitava la leggendaria veste rossa del Cristo della Cattedrale di Toledo e animava le figure dei cori angelici nell'Adorazione del nome di Gesù ospitato dall'Escuriale di Madrid. Da oggi El Greco è un po' più greco, e si intuisce che Vangelis si sente non a torto molto buono: a differenza di Elton John, che s'è appena comprato un Tiziano da 5 miliardi per la sua reggia di Windsor, il re delle colonne sonore ha preferito pensare al suo Paese. San Pietro può essere ammirato alla Galleria Nazionale, dopo un restauro che ha restituito colore e perfezione alla magnifica tela. La direttrice del Museo, Marina LambrakiPlaka, sta anche allestendo una mostra di tutte le opere di El Greco radunate in patria, che annuncia itinerante, con ima sosta anche in Italia. Nella cerimonia ufficiale, la signora ha consacrato Vangelis accostandolo al pittore: «I prezzi terribilmente alti delle opere d'arte sul mercato internazionale rendono impossibile l'acquisto da parte dei musei statali, che hanno budget limitati. L'omaggio di Vangelis, indirizzato da un artista contemporaneo al collega di un tempo, è il più appropriato perché ha usato l'arte per far tornare a casa l'arte». Vangelis - che ha assistito allo show seduto accanto alla sempre più enorme e scintillante Montserrat Caballé, con fiori blu fra i capelli nerissimi ascoltava con occhi ironici e gattosi. L'ampio nodo nero con il quale aveva voluto sostituire la cravatta richiesta per l'occasione, voleva forse raccontare non solo l'insofferenza alle etichette, ma anche una qualche parentela estetica con la pittura, che sembra diventata l'ultimo oggetto del desiderio delle popstar dai conti in banca plurimiliardari. Nel suo caso, il contributo artistico e generoso s'è ammantato di risvolti umani: «Ce ne accorgiamo o no - confessava nella notte - viviamo in tempi tribolati e incerti. La visione di quest'uomo brilla e ci rischiara, perché il suo genio accende una luce e ci regala un raggio di speranza». Rivelando la passione per la pittura, Vangelis chiama sempre El Greco con il suo nome vero, Domenico Theotokopoulos; qui tutti pensano che il pit¬ tore provasse grande nostalgia del proprio paese, e che lo dimostrasse firmando in greco le opere. Vangelis è il numero uno della musica greca ma la sua patria è il mondo e i suoi suoni sempre più riflettono una visione cosmopolita: «Vivo fra Londra e Parigi, vedo solo gli amici». Nella notte, quando le cerimonie hanno lasciato spazio all'umanità, in una festicciola privata Vangelis si è spogliato dei panni dell'eroe ed è tornato musicista. Si è seduto a una tastiera nel salotto della sua suite e in onore degli ospiti italiani ha attaccato Piccolissima serenata, un successo degli Anni Cinquanta di Teddy Reno che rivelava i suoi 57 anni maestosamente portati. Un personaggio davvero curioso, di grande simpatia, timidissimo. Suona da quando aveva cinque anni ma non ha mai saputo scrivere né leggere spartiti; in trent'anni di carriera, dall'epoca degli Aphrodite's Childs in cui militava con Demis Roussos, è passato dalle canzonette al balletto, dal grandissimo cinema (premio Oscar per Momenti di Gloria nell'81) alla musica dello spot Barilla (e ha scritto anche, gratis, la colonna sonora per uno spot anti pelliccia) Marinella Venegoni Caballé interpreta dieci brani ispirati dal pittore al musicista Con i soldi del disco è stato restaurato il «San Pietro» tornato a casa Evangelos Papathanassiou in arte Vangelis. Sopra, El Greco. A destra, Montserrat Caballé