E' geloso, fa una strage

E' geloso, fa una strage Caltanissetta, operaio si arrende dopo aver tentato di uccidere altre 4 persone E' geloso, fa una strage Vittime i suoceri e l'assistente sociale CALTANISSETTA. Abbandonato dalla moglie dopo quasi tre anni di scenate per la gelosia che lo tormentava, ieri mattina a Mussomeli (Caltanissetta) l'operaio dell'azienda forestale Gioacchino Mancuso, 30 anni, ha assassinato i suoceri, Vincenzo e Grazia Lo Bello, di 53 e 51 anni. Intenzionato a fare una strage, ha anche ucciso l'assistente sociale Francesca Sorce, 37 anni, che l'aveva accompagnato nel loro alloggio nel centro del paese e che dopo i primi spari coraggiosamente gli stava sbarrando il passo sulle scale. Quindi Mancuso ha staccato il tubo della bombola del gas in cucina, ben deciso a provocare un'esplosione che l'avrebbe massacrato assieme alla moglie Rina di 25 anni, alla figlioletta di 2 anni, alla cognata Michela di 30 e al nipotino di un anno. Le due donne non sapevano più come sfuggire alla furia omicida. L'intervento dei carabinieri è stato risolutivo: i militari sono riusciti a ricondurre alla ragione Mancuso. Sono stati sei interminabili minuti durante i quali si è tremato per le due donne e i due bimbi tenuti in ostaggio dall'assassino. Il capitano dei carabinieri Damiano Mazzeo ha avuto nervi d'acciaio quando ha parlamentato con lui sotto la mira della sua pistola calibro 9 bifilare con la canna verso il suo cuore. Mancuso si è poi arreso ed è stato condotto nel carcere Malaspina di Caltanissetta. A Mussomeli ieri c'era aria di festa per il ritomo a casa di Salvatore Cardinale (Udr), il nuovo ministro delle Poste e delle Telecomunicazioni. Invece, in questo centro di 18 mila abitanti nel cuore della Sicilia, è tornato a scorrere il sangue. E stavolta non per la mafia. Da anni i boss non uccidono più qui, nel paese che fu dominio incontrastato fino agli Anni Sessanta dell'allora capo dei capi Giuseppe Genco Russo. Stavolta si è sparato e ucciso per una comunissima separazione di una giovane coppia che aveva sco- perto in fretta di non essere felice. Lei, la graziosa Rina, si era convinta che Gioacchino, nato con due gemelli in una famiglia di agricoltori di Milena (pochi chilometri da Mussomeli), fosse l'uomo della sua vita. Ma presto si era dovuta ricredere per le continue scenate e le botte di lui ossessionato dalla gelosia. «Non mi permetteva neanche di affacciarmi al balcone», ha ripetuto ieri la ragazza, che due mesi fa aveva preso la figlia e si era trasferita dai genitori da poco rientrati da Genova. Il giudice aveva affidato la bambina alla madre e Gioacchino Mancuso non se ne dava per vinto. Sosteneva che la colpa era di Rina, che aveva abbandonato il tetto coniugale. Il magistrato, proprio per quel suo carattere violento, aveva impo- sto a Mancuso di incontrare la figlia soltanto in presenza dell'assistente sociale. Così era accaduto ieri mattina, quando però l'operaio si è presentato nell'alloggio a due piani dei suoceri con Francesca Sorce e in tasca la pistola carica con il numero di matricola cancellato (ciò fa presumere che l'arma sia stata utilizzata dalla malavita o addirittura dalla mafia). Mancuso si era convinto che Vincenzo e Grazia Lo Bello fomentassero la figlia contro di lui. E aveva cominciato a odiarli. Quando, poco prima di mezzogiorno, l'operaio ha bussato alla porta di casa dei suoceri, moglie, cognata e bambini erano al piano di sopra e lui si è lanciato contro i Lo Bello. Subito ha fatto fuoco e li ha ammazzati. Poi è toccato a Francesca Sorce, cugina del parlamentare di Forza Italia Filippo Misuraca, conosciuta in paese anche perché si era di recente battuta per il mantenimento in funzione del reparto di igiene mentale dell'ospedale. Mentre le due donne e i bambini sfuggiti alla furia omicida venivano fatti calare dal primo piano sul tetto dell'Opel Corsa della povera assistente sociale, il colonnello dei carabinieri Domenico Tucci rompeva la finestra della cucina e portava fuori la bombola del gas per evitare l'esplosione minacciata da Gioacchino Mancuso. Antonio Ravidà L'uomo voleva far saltare in aria con il gas la moglie e la cognata con figlia e nipote A scatenare la furia assassina erano stati la separazione e l'affidamento delia bimba alla madre Un carabiniere sotto la minaccia di una pistola ha convinto l'omicida a consegnarsi A fianco, la casa dove sono stati uccisi Vincenzo e Grazia Lo Bello e l'assistente sociale Francesca Sorce. A destra l'omicida, l'operaio Gioacchino Mancuso

Luoghi citati: Caltanissetta, Genova, Mussomeli, Sicilia