«La giornalista sospesa a tutela dei cittadini»

«La giornalista sospesa a tutela dei cittadini» Intervento del presidente aggiunto dei gip «La giornalista sospesa a tutela dei cittadini» «Non possiamo tollerare zone franche» Il difensore: «Ordinanza sorprendente» TORINO. Nessun attacco alla stampa, cui va anzi, in generale, «la gratitudine della società» per il ruolo che svolge: nessun «clima di insofferenza verso i giornali». Ma, «in caso di violazione delle regole che sovrintendono ai rapporti tra i cittadini», la risposta della magistratura «deve essere chiara: non è possibile tollerare zone franche, né di chiaroscuro». Così dice Francesco Saluzzo, presidente aggiunto dei gip del Tribunale e dirigente dello stesso ufficio della Pretura, sul caso della giornalista della «Stampa» Emanuela Mùnteci, sospesa per due mesi dalla professione dal gip Mirani, che l'accusa di essersi spacciata per poliziotta durante un servizio di cronaca. «Il giudice - spiega Saluzzo in una nota di 4 pagine - non ha posizioni o sentimenti personali da affermare quando pronuncia un provvedimento o una sentenza. Respingo qualsiasi lettura del provvedimento volta a stabilire l'esistenza di un clima di ostilità verso chi opera nel delicatissimo settore dell'informazione». Alle critiche piovute dall'Ordine e dal sindacato dei giornalisti, che hanno stigmatizzato il provvedimento dicendo: «E' una condanna anticipata», «Invade la sfera dell'Ordine, che solo può emanare sanzioni disciplinari», il capo dei gip risponde che la sospensione dal lavoro «non è una pena accessoria, né una punizione decisa prima della sentenza. E' una misura cautelare, tipica proprio della fase delle indagini, che si applica per prevenire la possibilità di reiterazione del reato. Non è certo una sanzione disciplinare: è di assoluta evidenza che qui si tratta di una precauzione assunta nell'interesse dei cittadini e della collettività. Alla misura del giudice penale può seguirete sanzione disciplinare, anche • in via cautelare, dell'Ordine». E aggiunge che analoghe sospensioni «sono state, in passato, applicate a diversi professionisti, dagli avvocati ai medici e ai magistrati». Saluzzo insiste: «Di fronte ad una richiesta del pm, il giudice ha valutato i fatti, l'atteggiamento soggettivo, l'esistenza di una molteplicità di reati che, allo stato, si possono dire commessi». E se così risponde a Giorgio Bocca, che parlava di «attacco alla libertà di stampa», ad altri giornalisti «doc», da Montanelli a Pansa, che hanno detto: «Anche noi, da cronisti, ci siamo finti carabinieri o poliziotti», il magistrato replica: «la Minucci è andata ben al di là del mero sotterfugio, esponendosi a molti reati». Inoltre «Quel che si è sempre fatto, e che molti rivendicano con orgoglio, oggi va forse ripensato. In molti sembrano dimenticare che nuove leggi hanno impresso una forte accelerazione ad una esasperata tutela della riservatezza degli individui». Il difensore della giornalista, Ennio Festa, non commenta «le questioni di principio» sollevate dal capo dei gip. Definisce però «discutibile, per non dire sorprendente» l'ordinanza: «E' una misura cautelare, e come tale è un rimedio eccezionale che va usato con parsi monia proprio per la sua gravità: va adottato in casi estremi, quando appaia indispensabile. Qui sia mo di fronte a una persona immu ne da precedenti. Se anche c'erano elementi sufficienti per aprire un'inchiesta, riesce davvero difficile immaginare che ve ne fossero di così gravi e ulteriori da giustificare una prognosi di pericolosità sociale della giornalista: vale a di re la probabilità, per non dire la certezza, che potesse commettere le violazioni ipotizzate dall'accusa Violazioni la cui fondatezza è ancora da dimostrare, e potrà essere stabilita solo dal processo».[r. cri,

Persone citate: Emanuela Mùnteci, Ennio Festa, Francesco Saluzzo, Giorgio Bocca, Minucci, Mirani, Montanelli, Pansa

Luoghi citati: Torino