«Un pool italiano contro l'Aids»

«Un pool italiano contro l'Aids» Barbara Ensoli: creeremo la prima rete di ricerca, coordinata dal ministero della Sanità «Un pool italiano contro l'Aids» «Entro un anno i test del vaccino sull'uomo» ROMA. Oggi le scimmie, domani gli uomini. Barbara Ensoli, la coordinatrice dell'equipe italiana che ha messo a punto il primo vaccino antiAids, ha deciso di «correre» verso il traguardo. Entro un anno sperimenterà sull'uomo sia il vaccino preventivo siaquello terapeutico. E per sconfiggere la malattia del secolo sarà in buona compagnia. Tra sei mesi infatti verrà creata la prima rete per la ricerca sul vaccino contro l'Aids: si uniranno così virologi, immunologi ed epidemiologi di tutta Italia coordinati dall'Istituto Superiore della Sanità. Ad annunciarlo è proprio l'allieva di Robert Gallo e Ferdinando Aiuti: «Sta nascendo in questi giorni un comitato che avrà l'incarico di selezionare e finanziare i progetti e di supervisionare il lavoro». Ed ecco pronti tre miliardi, i primi fondi del Programma nazionale per debellare il virus. «Per adesso vanno bene commenta la dottoressa - ma in seguito occorreranno altri soldi, anche dall'esterno». Il gruppo di studio cercherà di migliorare il vaccino per ridurre le dosi necessarie e aumentare ulteriormente l'efficacia. Intanto Barbara Ensoli traccia il percorso. Prima tappa: provvedere alla produzione in grandi quantità del vaccino e scoprire nuovi modi di somministrazione. «Andando avanti con la sperimentazione sulle scimmie spiega la dottoressa - stiamo pensando di utilizzare nanoparticelle, del diametro che può variare da un micron a un millimetro, alle quali legare sia il vaccino ottenuto dalle proteine, sia quello ottenuto dal Dna». Seconda tappa: selezionare gli individui da coinvolgere nella prova sia per il vaccino preventivo sia per quello teraupetico. Per quello preventivo si sceglieranno soggetti sieronegativi, ossia senza infezione da hiv, appartenenti a popolazioni ad alto rischio come tossicodipendenti, omosessuali e ad alta incidenza Aids come africani o asiatici. «Per quanto riguarda il vaccino teraupetico - afferma la ricercatrice - saranno preferiti i sieropositivi che sono ad uno stadio avanzato della malattia». Terza tappa: procedere ai test sugli uomini per poi verificare reazioni e risultati della sperimentazione. «Ci vorranno tre o quattro anni per completare questa fase. Solo allora saremo sicuri di sconfiggere il virus dell'hiv». Una corsa ad ostacoli dunque che porterà i centri di ricerca di tutto il mondo a studiare il metodo italiano anti- Aids che si è rivelato efficace al 70 per cento. Il vaccino sperimentato sui macachi colpisce al cuore la proteina Tat che permette la- riproduzione del virus. L'«alleata» dell'hiv viene contrastata da una proteina non tossica ma biologicamente attiva e allo stato naturale. In questo modo il vaccino sollecita una risposta immunitaria e non ha effetti collaterali. Dopo tanti metodi annunciati come rivoluzionari ma poi rivelatisi inefficaci, questa volta sembra arrivata l'ora della verità. La malattia si può combattere. Ma per Barbara Ensoli, nonostante le congratulazioni ricevute dal ministro della Sanità Rosy Bindi e da tantissimi ricercatori, «non ò ancora arrivato il momento di gioire. Bisogna aspettare e procedere con calma, passo dopo passo». Questa esile ricercatrice di 38 anni cerca invano di sfuggire alla ribalta. «Solo per illustrare il progetto e per ringraziare il mio gruppo di lavoro - afferma la dottoressa - ho accettato tutte le interviste e di partecipare a Domenica In». Intanto però grazie a lei l'Italia può vantare di essere il Paese capofila nella lotta contro il virus dell'hiv. E forse proprio grazie a lei l'Aids, oggi una malattia mortale, domani sarà estirpato. Giovanni Lamberti «Pronti 3 miliardi, ma contro il virus ci servono altri fondi» La ricercatrice Barbara Ensoli coordina l'equipe italiana di ricerca

Persone citate: Barbara Ensoli, Ferdinando Aiuti, Giovanni Lamberti, Robert Gallo, Rosy Bindi

Luoghi citati: Italia, Roma