Inchinati cri Signore dei Numeri

Inchinati cri Signore dei Numeri Inchinati cri Signore dei Numeri Milioni di destini decisi da un maxi-computer LA TECNOLOGIA DIETRO LA FOUTUffiA AMILANO CCIAIO, luce bianca, tessera magnetica, codice d'accesso. La porta blindata si schioda come uno stantuffo. Al di là del soffio, il grande salvadanaio degli italiani respira un aria depurata, intersecando, alla velocità della luce, un intero mondo di numeri, 151 milioni di combinazioni, governati dal caso e per chi ci crede dalla fortuna. La fortuna è un segreto che accade molto lontano da qui. Ma il segreto ha un solo accesso, suddiviso in sei numeri. E il grande salvadanaio è la sua unica serratura. Se vi siete genuflessi al gioco del Superenalotto, alla ridondanza del suo jackpot miliardario - chiacchiere in qualunque bar d'Italia, e interviste quotidiane del tipo «Se vincessi mi comprerei...» o scaramantiche: «Gioco, ma tanto non vinco...» - dovreste indirizzare almeno un pensiero a questa palazzina di periferia milanese - anonima, grigetta - che due volte alla settimana inghiotte tutti i vostri racconti numerici per restituirvi un solo lieto fine, in forma di responso. Il suo cuore sta in tre stanze blindate e un corridoio. La macchina è un mega-computer Digital, tecnologia americana, modello Main Frame, 10 metri cubi di microprocessori e impulsi elettrici, circondati da temperatura costante, umidità costante, ronzio costante delle telecamere di controllo. Persino l'energia - il supervoltaggio che lo tiene in vita - è prodotta da gruppi di continuità svincolati dalla rete, autosufficienti, inattaccabili da qualunque blackout. «Se bombardassero Milano - dice senza apprensione uno dei 100 sacerdoti addetti al suo battito vitale - lui ne uscirebbe senza un'ammaccatura o un graffio». Lui è: Main Fra me, il salvadanaio. Andrebbe in briciole il Duomo, arrosti rebbero tutti i piccioni e tutti gli umani. Ma lui continuerebbe a fare bip-bip e i suoi calcoli, protetto dal suo ac ciaio e dalla nostra apprensio ne, non più triste o più allegro di adesso, solo un po' più vuoto di numeri. Visto da vicino il neuronico Digital è una scatola azzurrina, ma a differenza di qualun que altra scatola vale 80 miliardi. Migliaia di chilometri di cavi lo collegano alle 15 mila ricevitorie italiane, che sono il suo sistema nervoso, carico di impulsi, cioè numeri e sogni che i tecnici del grande salvadanaio chiamano «colonna». La colonna è la giocata. «Ottocento lire a colonna ti dicono precisamente - tutto comincia da lì». E ti spiegano come dalla colonna si arrivi alla rete, dalla rete alla febbre inaudita che in 11 mesi ha moltiplicato di 5 mila volte il fatturato del gioco. «Quando siamo arrivati noi - spiega uno dei responsabili della Sisal, l'azienda che ha scatenato il virus - era il 3 dicembre 1997 e l'Enalotto viaggiava sui 150 miliardi l'anno. Oggi siamo a 3 mila. Sa cosa vuol dire?». Immaginiamo. Vuol dire, per esempio, che un giocatore oggi può vincere 43 miliardi e non 43 lirette. Che lo Stato può incassare 1700 miliardi l'anno, anziché i 60 della vecchia era. E naturalmente (vuol dire) che i si¬ gnori della Sisal (con il loro 4,5 per cento di provvigioni) se la stanno spassando in cima a questa montagna di denaro appena inventata. Alle sue falde c'è per l'appunto la nuova febbre generata dall'effetto mediatico delle vincite stellari e in second'ordine una tale disponibilità di denaro (al Nord, al Centro, ma anche al Sud) da ridisegnare la sagoma del Paese sommerso, mostrandocela più ricca, più grassa, di quanto comunemente ci appare. E sognatrice, superstiziosa, azzardosa, esattamente quanto comunemente ci appare. E' l'intero Paese che si è messo in marcia, due volte alla settimana. Destinazione: le ricevitorie e i loro 18 mila terminali, collegati al destino. O più prosaicamente, alle mille linee telefoniche che viaggiano fino ai modem della palazzina che austeramente si chiama «Centro totalizzatore nazionale». I modem lavorano in serie, virtualmente con potenza infinita. Si riempiono. riordinano i dati, li lavorano per renderli intelleggibili al software. E infine li scaricano nel grande salvadanaio che ha una potenza paragonabile a mille personal computer collegati tra loro. Quando infine si chiudono le urne, questo universo digitale si ferma, sbadiglia (ma appena appena) per lasciare il campo agli umani. Torna in scena il vecchio Lotto. I sei numeri che contano sono i primi estratti sulle ruote di Bari, Firenze, Milano, Napoli, Palermo, Roma, più Venezia come jolly. A quel punto lo sbadiglio torna ronzio. Il grande salvadanaio si mette in moto, va a cercare le sei gocce in mezzo all'oceano numerico. C'è una sola probabilità su 622 milioni che i sei numeri siano stati giocati tutti insieme, nella stessa colonna. Una su 103 milioni che ce ne siano almeno 5, e così via a scalare. Se esiste, il grande salvadanaio la scova, la illumina, la fotografa, e insomma l'avve¬ ra. Poi a seguire acchiappa tutte le altre combinazione, utili o inutili, procedendo con l'implacabile ottusità delle macchine. A fine corsa, tutti i risultati vanno a stamparsi su una coppia di compact disc. 1 compact masterizzati vengono estratti. Verificati dai funzionari del ministero delle Finanze. Chiusi in una cassaforte con codice segreto. «E solo quando sono congelati lì dentro - spiegano gli uomini della Sisal - il responso diventa ufficiale». Acciaio, luce bianca, tessera magnetica. Come un dio pagano - capace di trasformare i desideri in numeri e i numeri in oro - il grande salvadanaio torna in perfetta solitudine, dopo il prodigio. Gli coccoleranno il silicio nelle sue blande ore di riposo. Innesteranno altra memoria e altri miliardi di chip. Per i miliardi veri non c'è problema: saranno i nostri. Pino Corrias Uno dei tecnici: «Se bombardassero Milano la macchina ne uscirebbe senza un'ammaccatura» Vale 80 miliardi e migliaia di chilometri di cavi lo collegano alle 15 mila ricevitorie

Persone citate: Frame, Main, Pino Corrias

Luoghi citati: Bari, Firenze, Italia, Milano, Napoli, Palermo, Roma, Venezia