Arafat: l'anno prossimo l'indipendenza di Francesco Manacorda
Arafat: l'anno prossimo l'indipendenza Invito al premier israeliano: venga alla seduta del Parlamento che riabiliterà lo Stato ebraico Arafat: l'anno prossimo l'indipendenza // leader palestinese al vertice dei 15 dopo l'accordo POERTSHACH DAL NOSTRO INVIATO Uno Stato indipendente di Palestina «nascerà molto presto», assicura Yasser Arafat: lo prevedeva l'accordo di Oslo, ma il risultato potrebbe adesso essere ottenuto grazie all'intesa raggiunta negli Stati Uniti. Nella cittadina austriaca di Poertshach, dove è arrivato per «dire grazie, grazie, grazie ai capi di Stato e di governo europei e ai loro popoli», un Arafat stanco e più provato del solito abbandona l'arabo in cui ha risposto finora alle domande e scandisce le parole in inglese: «In base all'accordo il 4 maggio 1999 scadranno i cinque anni previsti e avremo il diritto di proclamare uno Stato indipendente palestinese. Speriamo che ciò accada secondo l'intesa che entrambi (l'Alta autorità palestinese e Israele, ndr) abbiamo concluso». Un balzo in avanti che appare è destinato più che altro a placare quelle frange palestinesi che a meno di due giorni dalla firma dell'intesa di Wye Plantation, gridano al tradimento. Anche per questo Arafat ci tiene a ricordare che «la Conferenza dei Paesi islamici ha dato il suo accordo a questo negoziato e anche la Conferenza dei presidenti dei Paesi arabi ha espresso il suo consenso». E per chi vuole sfidare l'intesa raggiunta il messaggio è uno solo: «Non permetteremo a nessuno, non importa chi sia, di mettere in pericolo questa pace», che «va a vantaggio del popolo palestinese, di quello israeliano e di tutti i popoli della regione». Al vertice di Poertshach, Arafat. giunge a sorpresa: una visita annunciata solo con poche ore di anticipo, e che fa slittare l'inizio dei lavori. Il leader palestinese è arrivato da Washington a Vienna, dove si è fermato a colloquio con il ministro degli Esteri austriaco Wolfgang Schuessel e poi ha proseguito fin qui. Vuole ripetere il suo «grazie» di persona ai Quindici, che sono i maggiori donatori al mondo nei confronti della Palestina: in cinque anni hanno dato quasi quattromila miliardi, a dicembre Vienna ospiterà un vertice dei Pae¬ si donatori destinato a programmare nuovi aiuti. Ma all'Europa Arafat ha anche una richiesta precisa da fare: «Siamo sicuri che l'accordo firmato verrà messo in atto. Però abbiamo bisogno dell'aiuto europeo nel sostenere il processo di pace e nel proteggerlo, poiché ci sono nemici di questo processo da entrambi i lati». L'Ue, insomma, dovrà usare il suo peso - presumibilmente economico, visto che quello politico è stato finora marginale rispetto agli Stati Uniti - per evitare che sia da parte araba sia da parte israeliana prevalgano le voci dell'intolleranza. «Può essere sicuro - è la risposta di Schuessel che l'Unione europea sarà presente e assisterà con tutti i suoi mezzi il processo politico ed economico per aiutare il popolo palestinese e garantire pace e stabilità nella regione». Per il premier israeliano Benjamin Netanyahu, Arafat ha le parole destinate a un avversario che si è improvvisamente trasformato in compagno di strada: «Lo considero come un partner nel quadro dell'accordo di pace, come lo sono stati anche Shimon Peres e Yitzhak Rabin, il mio primo interlocutore, che ha pagato il suo coraggio con la vita». E al premier israeliano Arafat rivolge anche un invito importante che è già stato accolto da Bill Clinton: partecipare alla seduta del Consiglio nazionale palestinese che in dicembre, a Gaza, eliminerà dallo statuto dell'Olp i passaggi che prevedono la distruzione di Israele. «Crediamo all'amicizia tra i nostri due popoli, questa pace coraggiosa ci permetterà di nuovo di coabitare». Francesco Manacorda L'annuncio-choc sembra mirato a placare gli ultra in patria
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