Età, un voto senza pistole

Età, un voto senza pistole Ma nell'intervista i militanti incappucciati dicono: noi non chiederemo scusa Età, un voto senza pistole Alla Bòa confermiamo la tregua SAN SEBASTIAN DAL NOSTRO INVIATO Non sempre, una guerra che unisce mette in campo grandi parate e bandiere al vento. Una guerra può chiudersi anche senza cerimonie ufficiali su una vecchia spiaggia dell'Atlantico, tra nuvole di bimbi che giocano il pallone nella sabbia e sognano felici che sia il tempo del Santiago Bernabeu. C'era aria di festa, ieri, qui a San Sebastiàn, una festa che nessun calendario segnalava nei suoi giorni canonici ma che un sacco di gente era comunque venuta all'aria aperta a celebrare, spontaneamente, liberamente. Era la festa della fine della paura, una festa che qui aspettavano da almeno ventanni, da quando la nuova Costituzione del '78 aveva detto che la Spagna è ora una democrazia e che per difendersi le proprie ragioni non è più necessario sparare alla testa o alla pancia della gente che passa per strada. C'era perfino un grigio raggio di sole, in cielo, qui ieri mattino. E si può già scommettere che un giorno troveranno pure un santo (spagnolo o basco, vedremo) che questa festa la proteggerà ufficialmente; la pace ha doveri da rispettare, e, in più, qui siamo nella cattolicissima Spagna. San Sebastiàn, da sempre uno dei santuari inaccessibili della guerra dell'Età, è un'antica città quieta, distesa dentro un golfo naturale aperto sull'oceano, e quando il mare - al mattino - si ritira, lascia dietro di sè una lunga striscia di sabbia compatta, una sorta di straordinario, immenso, campo buono per qualsiasi gioco, dalla pelota al volley, al pallone. E come un terreno da giocarci, ieri, lo avevano trasformato, montando alla buona una ventina di porte, e tracciando nella spiaggia le linee di otto o dieci campetti di calcio, le piccole squadre senza nome che si davano battaglia leale, assistiti com dovuta compunzione da genitori e da nonni. Erano squadre senza nome e senza mister, e a ogni tackle i bimbi cadevano sulla sabbia e fingevano dolori inesistenti, recitando il copione meglio di Ronaldo o Del Piero; vivevano l'avventura felice di un giorno scoperto per caso, ma intanto stavano scrivendo una pagina di storia che qui nessun compilatore delle «Annales» aveva ancora osato immaginare. Se non fosse stato per i colori vivi delle loro magliette e per il blu comunque imperioso dell'Atlantico, pareva davvero un film balneare di monsieur Hulot, le pellicole in bianco e nero di quel tizio lungo lungo che un tempo raccontava al cinema le storie semplici dei buoni sentimenti e non aveva bisogno di parole; e ieri, nella spiaggia, di fronte all'oceano silenzioso, c'erano soltanto i richiami dei bambini e il trillo severo di qualche arbitro improvvisato. Nessuno parlava, nessuno aveva bisogno di parole. Il castigliano e l'euskera che il reporter sentiva scivolare via sottovoce dal bordo dei campetti in fila si mescolavano senza difficoltà, come rumori privi di un significato. La sola, unica, cosa che tutti mo¬ stravano di volere, e fortemente, era di stare comunque lì a fare, essi stessi, con la loro presenza, la festa della pace. Oggi il Paese Basco vota il Parlamento autonomo. Non è una novità, ci è abituato, lo ha già fatto cinque volte, da quando la dittatura franchista si è dissolta nella lunga transizione alla democrazia; però è la prima volta che il popolo basco - quei papà e quei nonni che sulla spiaggia popolata di bambini si godevano la nuova libertà dalla paura - è la prima volta che questa gente oggi potrà scegliere nomi e liste senza sentirsi sulla tempia il freddo mettallico di una canna di pistola dell'Età. Attento a come voti, era la minaccia che stava prima nell'aria; se tradisci «la nazione basca», quello potrebbe essere il tuo ultimo minuto di vita. Queste storie (forse) sono finite per sempre. L'Età ha voluto comunque essere ' presente anche oggi, anche dopo aver dichiarato un mese fa la «tregua delle armi» con lo Stato spagnolo. Ieri sera, alla Bbc, all'interno di un reportage sul Paese Basco è stata trasmessa con il dovuto rilievo l'intervista a due «etarra» incappucciati, i quali hanno confermato «la serietà e la stabilità» di questa loro tregua indefinita, pur aggiungendo: «Non chiediamo scusa. Chi deve chiedere perdono è lo Stato spagnolo che ha negato pane e acqua a questo popolo». E' stato un colpo ad effetto, una sorta di spot pubblicitario infiltrato sapientemente all'interno delle regole della informazione politica, per appoggiare la campagna promozionale di quanti affiancanoTEtà'o comunque sono sensibili alle ragioni del suo nazionalismo radicale. In realtà qui, nel Paese Basco, è da più giorni che si parla dovunque di questa intervista, e lo stesso Aznar e il ministro degli Interni Mayor Oreja non avevano potuto fare e mano di tenerne conto nei loro comizi elettorali; anzi, «l'intervista» era diventata una sorta di magica conferma mediatica della credibilità del nuovo corso politico. Anche nelle guerre è ormai il messaggio televisivo che crea la realtà, e conta poco che quello che poi i due «etarra» hanno finito per dire sia assai meno di quanto qui temessero il governo spagnolo e lo stesso nazionalismo basco moderato (si diceva di una lista di condizioni per aprire il negoziato di pace, o di una richiesta di liberazione per tutti i 565 militanti dell'Età che sono in carcere). L'Età ha parlato alla tv, dunque l'Età esiste e conta. Lo storico Javier Tussell ieri recitava comunque lo scetticismo, anche di fronte alla nuova Storia fatta dai mass-media. «Mai - diceva - mai come in queste elezioni è stato tanto chiaro che quello che conta, arriverà "do-3)0?. E bisogna anche avere5 la sufficiente freddezza per accettare che i cambiamenti saranno 'meno importanti della "continuità"». Alcune nuvole colorate di bambini che corrono dentro una spiaggia dell'Atlantico cominciano a raccontare un corso diverso, «altro», della vita quotidiana di un popolo; però il consolidamento di questa mutazione culturale (il cambiamento cioè delle aspettative individuali e collettive, i comportamenti, le differenziazioni, le scelte di vita) è un processo che richiederà ancora l'intervento della politica, cioè la mediazione dei poteri e il regolamento dell'esercizio della forza. E su questo è già battaglia, perché il nazionalismo moderato del Pnv (una sorta di de locale, partito qui largamente maggioritario) vorrebbe una gestione di questo processo mantenuta all'interno della «nazione basca», con tutta l'ambiguità ideologica e politica che una simile esclusiva si porta inevitabilmente in braccio. Il governo di Aznar, invece, che all'inizio si era mostrato diffidente (l'assassinio di Bianco e di altri 6 compagni di partito di Aznar pesava sul premier come una nemesi disperata), ha poi colto il valore politico della nuova strategia di pace dell'Età; e ora pretènde ^visttidare^ del negoziato da Madrid, rivendicando la sovranità nazionale dello Statò spagnolo 'anche sulTe'inazionalità» autonome del Paese Basco, della Catalogna, e della Galizia. Una guerra che finisce senza bandiere e senza parate vuol dire che è una guerra che comunque ancora continua. Ma la festa della pace la gente di San Sebastiàn l'ha già celebrata ieri mattina; e le pistole dovranno tenerne conto. Mimmo Candito Anche Madrid guarda a queste elezioni nei Paesi Baschi con un nuovo interesse Ma nellintervista é FONDAZIONE: OTTOBRE 1958 # ARRESIMI: 536 <^ PERSONE DETENUTE TRA IL 1977 ED IL 1997 PER PRESUNTA APPARTENENZA ALL'ETÀ: 6689 i militanti incappucciati dicono: noi non chiedmOMICIDI COMMESSI: 794 PERSONE FERITE TRA IL 1978 ED IL 1997:1862 <^ MEMBRI DELL'ETÀ UCCISI: 114 •PRIMO ATTENTATO: dicembre 1959: bombe dito sede del governo civile di Alava, al Commissariato di Bilbao ed al quotidiano «Aletta» di Santander. .•PRIMO OMICIDIO: 27 giugno I960: a San Sebastiàn una bambina, k Begona Urroz Ibarrola, viene uccisa dallo jjk scoppio di una bomba nella siazione & di Amara. L'attentato non viene & rivendicato. ULTIMO OMICIDIO: 25 giugno i 1998: a Renteria viene ucciso Manuel Zamorreno, Consigliere comunale del Partito Popolare. IL GRAFICO DEGLI OMICIDI 1 1979 U 1989 1 9 2 1980 100 1990 25 I 1981 33 1991 45 1 1982 39 1992 26 6 1983 49 1993 14 19 1984 33 1994 13 14 1985 3? 1995 19 17 1986 40 1996 5 1* 1987 99 1997 13 47 1988 19 1998 4 a 8 7 ED IL 1997 ALL'ETÀ: 6689 Estero i militanti incappucciati diconoD IL 1997:1862 •PRIMO ATTENTATO: dicembre 1959: bombe dito sede del governo civile di Alava, al Commissariato di Bilbao ed al quotidiano «Aletta» di Santander. .•PRIMO OMICIDIO: 27 giugno I960: a San Sebastiàn una bambina, k Begona Urroz Ibarrola, viene uccisa dallo jjk scoppio di una bomba nella siazione & di Amara. L'attentato non viene & rivendicato. ULTIMO OMICIDIO: 25 giugno i 1998: a Renteria viene ucciso Manuel Zamorreno, Consigliere comunale del Partito Popolare. IL GRAF1 2 I 1 6 19 14 17 1* 47 A sinistra, due donne passano di fronte a un murale elettorale a San Sebastiàn. Sotto, Miguel Angel Bianco, il consigliere del Pp assassinato dall'Età

Luoghi citati: Bilbao, Catalogna, Madrid, Paesi Baschi, Santander, Spagna