Europa, la prima emergenza è il lavoro
Europa, la prima emergenza è il lavoro Il «conclave» dei capi di Stato e di governo in Austria: il centro-sinistra governa 13 Paesi su 15 Europa, la prima emergenza è il lavoro L'avanzata socialista contro la politica del rigore POERTSCHACH DAL NOSTRO INVIATO «Occupazione», «Employment», «Arbeit», «Travail». Le lingue cambiano, ma il messaggio è uno solo: agli europei serve lavoro e all'Europa serve una ricetta comune per ridurre al più presto i suoi diciotto milioni di disoccupati. I capi di Stato e di governo dell'Ue avevano deciso quattro mesi fa di darsi appuntamento a Poertshach, in Austria, per dibattere di un tema vago e onnicomprensivo come «il futuro dell'Europa», ma le preoccupazioni che oggi vengono fuori dai loro discorsi sono concretissime e rischiano di cozzare con violenza contro buona parte dell'impianto allestito per la nascita l'euro: dalla rigorosa disciplina di bilancio imposta dal Patto di stabilità e di crescita, alla missione della Banca centrale europea di raggiungere la stabilità dei prezzi anche a scapito della crescita. A congiurare contro la politica del rigore a tutti i costi e a rilanciare la necessità della crescita economica ci si è messa la politica vera: prima la vittoria della coalizione rosso-verde in Germania, poi il governo di Massimo D'Alema in Italia. Il risultato è che undici Paesi su quindici hanno adesso un capo di governo di area socialista e altri due sono comunque guidati da esecutivi di centro sinistra; solo Irlanda e Spagna restano fuori dal gruppo. E così anche il vertice dei premier socialisti che tradizionalmente precede i vertici europei si trasforma questa volta in un «mini-summit» informale, ma proprio per questo ancor più importante, dove ciascuno può parlare fuori dai denti. E sono discorsi molto simili quelli delle due «new entry» del socialismo europeo, Gerhard Schroeder e Massimo D'Alema, quelli di Lionel Jospin, dell'olandese Wim Jok, del portoghese Antonio Gutierres. Solo il premier britannico Tony Blair, con i suoi appelli a una riforma del mercato del lavoro in senso liberista, sembra ormai quasi isolato a destra; si consola con la buona accoglienza alle sue proposta di organizzare un G7 straordinario sulla crisi e di dare all'Europa un ruolo più attivo nella Difesa. «Dopo il mercato unico e la moneta unica bisogna fare altro: prima di tutto combattere la disoccupazione - dice Rudolph Scharping, futuro ministro della Difesa tedesco, che oggi parla come presidente dei Socialisti europei riassumendo la riunione dei leader -. In Europa serve un coordinamento delle politiche economiche». «Bisogna coordinare le politiche economiche con gli obiettivi di crescita e occupazione», dice anche D'Alema. E Schroeder, la vera star del vertice, sebbene in veste di semplice invitato, visto che non è ancora Cancelliere, stende già i programmi della nuova Europa: «Stabiliremo nuove basi per la lotta alla disoccupazione e in dicembre tracceremo le linee guida al Consiglio euro¬ peo di Vienna». «Per il lavoro serve maggiore coordinamento», dice, e chiede anche azioni comuni contro la speculazione finanziaria e a favore di una politica estera e di sicurezza comune europee. Ma il coordinamento delle politiche economiche per molti leader socialisti sembra al momento tradursi prima di tutto in un pressing sulla Bce, la Banca centrale europea, perchè abbandoni la sua linea dura sui tassi. «Abbiamo bisogno di dialogare con la Bce - è ancora Scharping che parla - pur nel rispetto della sua indipendenza». Ma poi, con buona pace dell'indipendenza, dice anche che «tutti i leader dovrebbero andare a parlare con i loro governatori per dirgli di abbassare i tassi». «C'è un fortissimo auspicio per la riduzione dei tassi d'interesse - spiega da parte sua Massimo D'Alema - che è una delle leve fondamentali per il rilancio dell'economia» ed anche «un problema specifico del nostro Paese». Un costo del denaro più basso in Europa, comunque, non è un obiettivo in sé, ma un mezzo per «incoraggiare la crescita», dice ancora D'Alema, secondo cui i leader europei devono dare ai loro elettori «un senso di fiducia nel futuro». Nella nuova febbre di politica attiva che scuote i leader europei il Patto di Stabilità - che costringe i conti pubblici a un cammino virtuoso e quindi minaccia di bloccare per lunghi anni tutte le leve della politica economica -. non viene minacciato direttamente, ma certo si pensa a come adattare agevolmente i suoi limiti a nuove priorità, nonostante Scharping dica secco che «il Patto esiste e non vogliamo cambiare niente». Più vicina agli umori della maggioranza dei Paesi Ue sembra essere la posizione di D'Alema. «Sarebbe sbagliato» rivedere il patto di stabilità, dice, perché anche esso serve «a dare una forte credibilità all'euro». Ma, detto questo, «c'è un problema di gestione e se si vuole favorire un ciclo di investimenti pubblici e privati in Europa bisogna attuare una gestione del Patto che abbia un carattere non fondamentalista». Francesco Manacorda ECCO GLI UOMINI CHE FARANNO LA MONETA UNICA Undici premier su 15 sono di area socialista Constatine SIMITIS Grecia [31 Goran PERSSON Svezia [5] Poul Hyr op RASMUSSEM Danimarca 171 Massimo D'ALEMA Italia [81 WlmKOK Olanda [9] Antonio GUTERRES Portogallo [10] Tony BLAIR Gran Bretagna [11] Victor KLIMA Austria [14] Gerhard SCHROEDER Germania [16] Paavo LIPPONEN Finlandia [17] Lionel JOSPIN Francia [18] Due guidano coalizioni di centrosinistra ma non sono socialisti Jean-Claude JUNCKER Lussemburgo [1] Jean-Luc DEHAENE Belgio [6] Dite sono ipremier di centrodestra Bertie AHERN Irlanda [2] José Maria AZNAR Spagna [4] Presenti anche 2 presidenti della Repubblica Matti AHTISAARI Finlandia [13] Jacques CHIRAC Francia [15] Partecipa anche Jacques SANTER pres. deila Comm. Europea [12] 'mi Nella foto a sinistra: Massimo D'Alema al suo arrivo a Pòrtschach accolto dall'austriaco Klima Il neo Premier italiano era molto raffreddato: «Per noi meridionali, è difficile mettere sciarpa e cappotto appena si sente un po' freddo»
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