Tutti i dubbi del Circo verde

Tutti i dubbi del Circo verde La base del Carroccio è perplessa: come spieghiamo ai veneti la nuova svolta? Ma oggi tutti si adegueranno al «capo» Tutti i dubbi del Circo verde IBRESCIA L congresso sta sotto tre tendoni bianchi alla Re Artù che se ne va in guerra. Ma come dice Sergio Divina, già segretario dei leghisti trentini, «qui si sta andando da un'altra parte, quella che Bossi chiama la "via giusta"». Ed è giusta, secondo il cavaliere della tavola rotonda Divina? «E' un momento importante. Qualcuno ha dei giramenti di testa o dei maldipancia. E' un congresso che comincia con il "Sì, va bene, ma..."». Però ci sono quelli che non hanno capito, o sono perplessi, o non sanno e dunque non possono capire. Bossi, e più che Bossi il quotidiano La Padania, insistono da giorni. D'Alema non è Berlusconi, non è l'Ulivo, e dunque perché non «vedere»? «Un no, ma senza rancore», è stato il saluto leghista al nuovo governo. «Ecco - spiega Divina - ai nostri militanti questo salto potrebbe sembrare un azzardo. Vuol dire che andremo nelle sezioni a spiegare la novità al meglio». A Massimo D'Alema piacerebbero questi dirigenti fedeli alla linea. Ma non tutti sono come Divina. Paolo Bampo, deputato di Belluno che va al microfono con il cappello da vecchio alpino, dice che di tornare nell'area di governo gliene importa nulla, e che le alleanze elettorali lui le vuol fare con chi vuole e con chi ci sta. A Stefano Stefani, il presidente della Lega Nord, non piacciono queste aperture di credito a D'Alema, queste accelerazioni verso l'area di governo. «L'acceleratore nella mia macchina sta a destra, a sinistra c'è il freno! La capacità politica di D'Alema non la metto in discussione, però resta un comunista e bisogna stare attenti». Per mettere alla prova il governo D'Alema, il segretario dei lombardi Calderoli invoca un referendum sull'auto- determinazione come quello concessfigtìa Blair. «Ma la Scozia è laborista - osserva un perplesso Gnutti - Blair ha vinto grazie al loro voto. D'Alema invece...». Bossi sa bene che i suoi dirigenti, e figurarsi la base, potrebbero non capire. «I nostri - dice il deputato trevigiano Gianpaolo Dozzo - potrebbero leggere que¬ ste novità come un'intesa politica con D'Alema. Lo so che non è così, ma in Veneto usciamo dallo strappo con Comencini e sarà faticoso far capire la svolta». Comencini? «Un fratello che ha tradito», l'ha bollato Bossi senza insistere sulla vicenda. Perché, per lui, la partita ormai è un'altra. «Se la Lega vuol far pesare i suoi voti - osserva Luigi Perruzzotti, senatore del Varesotto - deve tornare a Roma. Non dico che debba abbandonare il suo territorio, il Nord, la Padania. Ma deve porsi il problema del governo del Paese. Delle riforme, della legge elettorale, del federalismo non solo fiscale, della fine del centralismo. Siamo forti al Nord, e va bene così. Ma non avremo mai il 51% in tutto il Paese». Dunque via Catalana, o Bavarese, o Scozzese... L'importante è uscire dall'isolamento, dalla ridotta padana che è piena di promesse, illusio¬ ni, voti, epperò non porta cambiamenti. E allora, con la fortuna che assiste Bossi, ben venga l'affondamento dell'Ulivo e di Prodi, benvenuto al governo D'Alema e ancora di più a questo congresso e a questa Festa della Lega dove risplendono il «made in Padania» accanto ai «Dolci siciliani-Il Padrino», lo «stufato di struzzo» e «i prodotti di Alberobello», i «donatori di sangue» e i «giochi di prestigio» ovviamente Padani. Qui, oggi, nascerà la svolta. Lega decisa a catturare i ceti medi del Nord, da sola al voto, per tornare a Roma trattare e governare. Con D'Alema? Troppo presto, dice un prudente Bossi. «Certo che è presto - conclude Divina - ma tutto dipende da quello che oggi dirà Bossi. Chi è entrato al congresso dicendo "Si, va bene, ma..." potrebbe uscire gridando "Massi che va bene!"». E non sarebbe la prima volta. [g. cer.] L'ex ministro Vito Gnutti

Luoghi citati: Alberobello, Belluno, Roma, Scozia