Bossi: vicini al governo, ma con prudenza di Giovanni Cerruti

Bossi: vicini al governo, ma con prudenza Parte da Brescia la doppia via della Lega: col premier si può trattare, però i padani restino uniti Bossi: vicini al governo, ma con prudenza «Anche il Sudfuori dalla palude» 1 BRESCIA DAL NOSTRO INVIATO «E' meglio non tirare nessuno per la giacchetta...». Citando una frase del dipietrese, Umberto Bossi arriva al congresso leghista e cambia idea. «No, meglio non parlare il primo giorno. Io so che è la via giusta, ma non voglio imporla a nessuno. Se la Lega è matura lo vedremo alla fine di questo congresso». Matura per l'ultima svolta, una Lega alla catalana, la strada che porta dalla Padania ai dintorni di Palazzo Chigi. La «via giusta», per Bossi, è quella che rimette la Lega Nord nella politica: vicina, ma non troppo, al governo D'Alema. «Non è ipotizzabile un nostro sostegno organico al governo -dice -. Si potrà discutere su alcune leggi, volta per volta, tenendo presenti gli interessi del Nord...». A fine pomeriggio, quando i 2500 del congresso lo invocano, cambia ancora idea e va sul palco. Ma siccome non vuol strappare la giacchetta, non vuol forzare, butta lì solo qualche punto interrogativo e torna seduto: «Era solo per salutarvi». E' che a quei punti interrogativi darà risposta oggi, due gli interventi previsti. Ma la «sua via giusta», sia pure tra perplessità e distinguo, tra richieste di chiarimenti e dubbi, comincia ad entrare nelle corde leghiste. Al primo giorno di congresso, dal palco, Massimo D'Alema non lo nomina neppure una volta. Meglio rinviare a oggi, Ma nel tendone della sala stampa qualcosa può aggiungere: «Ho apprezzato l'apertura di D'Alema sulle riforme. Ora vedremo se l'in tenzione sarà diversa da quel "Patto della crostata" che ha retto per due anni». E vuol vedere, Bossi, la disponibilità di D'Alema sul «superamento del centralismo e una nuova riforma elettorale che è decisiva non solo per noi, ma per la tenuta demodratica del Paese». Del nuovo governo, al momento, pare gli piacciano D'Alema, Bassanini, Amato e il ministro di giustizia Di liberto. «La finanziaria ereditata dall'Ulivo non ci può andar bene, è troppo meridionalista». In attesa del sì del congresso, ora Bossi deve far passare la «via giu¬ sta» senza provocare eccessivi scossoni. E dunque, partendo con prudenza, Bossi si prepara a far digerire dai suoi la teoria della «frittata». 0 ce ne stiamo in Padania, mentre a Roma trafficano ai nostri danni - dice - oppure torniamo a Montecitorio a rigirar la frittata a nostro vantaggio. Come? Rafforzando il Nord con il «Blocco Padano», che vuol dire mettersi alla rincorsa del voto dei ceti medi e vincere le elezioni regionali del Duemila in Veneto e Lombardia. Poi, alle prossime politiche, ci presentiamo come forza di governo e andiamo a governare davvero: o con quel che resterà del Polo o con quel che resterà dell'Ulivo, non fa differenza. Italia come Spagna, la Lega come il partito catalano di Pujol ora al governo con il popolare Aznar. «Primi a casa Nostra, al Nord - spiega Bossi -. E pronti a governare il Paese dopo le elezioni politiche per rappresentare bisogni e interessi del Nord». Già ieri Bossi ha ricostruito la cronaca politica degli ultimi due anni. ((Abbiamo scelto di rafforzare la nostra identità padana e gli altri, Ulivo e Polo, cos'hanno combinato a Roma? Un governissimo per tagliarci fuori, con Prodi che si è dimenticato l'antitrust, il referendum sulle televisioni e tutto quello che poteva infastidire Berlusconi. E il Cavaliere, il Mafioso di Arcore, invece di essere in galera è rimasto in Parlamento a farsi i suoi affari, a vendere voti e comprare parlamentari». Cronacaccia dura per far capire, ancora una volta, che da Berlusconi è bene rimaner lontani mentre sarebbe il caso di riawicinarsi a Roma. ((Altrimenti si mettono d'accordo a nostro danno, e cosa andiamo a dire agli elettori? Noi non siamo Berlusconi con la Mafia alle spalle, non siamo imbroglioni, e per decidere la nuova strategia siamo qui al congresso. Spero che la Lega decida per la "via giusta". Tra Prodi e D'Alema c'è un'enorme differenza». Con Prodi al governo la Lega era stata emarginata, quasi costretta a ritirarsi nella ridotta di Padania. Ora, con D'Alema e il suo governo, si aprono spazi nuovi. La vicepresidenza della Camera, ad esempio, appena abbandonata da Clemente Mastella. «E' una carica che spetta alle opposizioni, ma noi eravamo rimasti fuori. Ora vedremo, decideremo...». Per quella carica sono pronti, nell'ordine, il ligure Maurizio Balocchi, il veneto Alberto Lembo e il solito Roberto Maroni. Ma questo passaggio, ideato da Cossiga e approvato da Bossi dopo una notte di meditazioni, sarebbe appunto l'inizio della «via giusta», la Lega che rientra nella politica e nelle Istituzioni. Bossi insiste: «Se restiamo fuori dai giochi romani quelli rifanno l'unità nazionale, una legge elettorale che ci penalizza e noi continueremmo a rimanere nella palude. Ulivo o Berlusconi non mi interessano. Mi interessa che questo Paese, Nord e Sud escano dalla palude». Giovanni Cerruti «Se restiamo mori dai giochi romani quelli rifanno l'unità nazionale» «Ho apprezzato l'apertura sulle riforme Ora vedremo...» 1 Il segretario della Lega Nord Umberto Bossi ieri a Brescia