E il Polo scopre il corteo karaoke di Raffaella Silipo

E il Polo scopre il corteo karaoke Venditti e Celentano, Modugno e Puccini. Ecco la colonna sonora della protesta E il Polo scopre il corteo karaoke GRAZIE Roma». Che ci fai sfilare abbracciati ancora. E «credo che un sogno così non ritorni mai più», sussurra il Cavaliere in preda a «un'emozione profondissima» nel vedere la folla. E la mano di Scalfaro «è diventata un pugno chiuso, sai». E, decisamente, «azzurro, il pomeriggio è troppo azzurro» per il milione di manifestanti del Polo, in questo tiepido sabato pomeriggio. Passerotti, non andate via. Diamone atto, al centrodestra: ha inventato una nuova forma di manifestazione, il corteo karaoke. Gli slogan, certo, la rabbia, la politica, la protesta. Ma anche, e prima di tutto, la colonna sonora, quella che appartiene alla cultura popolare degli italiani ben di più delle lotte di classe e potere. Celentano, Venditti e Modugno, Puccini, Pavarotti e Jimmy Fontana, diffusi tra la folla con effetti speciali mai visti in simili eventi: altoparlanti degni dei migliori concerti rock, tecnici del suono, i «bravi presentatori» Gabriella Carlucci ed Ettore Andenna, i foglietti con le parole degli inni distribuiti ai più negligenti. E quel coro da 450 persone sul palco, che alterna con vocale disinvoltura tutti i più grandi successi del belcanto italiano. E così, in un repertorio un poco incoerente ma di sicuro impatto emotivo, da gita in pullman (Prodi non ce ne voglia) per intendersi, si avvicendano «Roma Capoccia» e «O mia bela Madunina», «Azzurro» e «Nel blu dipinto di blu», «Grazie Roma» e «Una carezza in un pugno», «Nessun dorma», «Caruso» nella versione di Pavarotti e «Il mondo». Tra i più gettonati, a sopresa, Antonello Vendit- ti. Quel Venditti, augusto rappresentante del cantautorato nobile di sinistra, che proprio «Roma capoccia» ha intonato alla vigilia della vittoria dell'Ulivo il 21 aprile, a braccetto con l'amico di un tempo Francesco De Gregori. Quel Venditti che ha dedicato un brano («Dolce Enrico») a Berlinguer, nel cui «album di famiglia», a sentire Berlusconi, figuravano le Brigate rosse. «Chiudo gli occhi e penso a te - cantava, parafrasando gli stereotipi dello slow da mattonella - nel mio cuore e accanto a me». Un po' più comprensibile la presenza, tra gli hit, di Adriano Celentano, con «Azzurro» e «Una carezza in un pugno». Il molleggiato infatti dichiarava nel 1994, e ribadiva in diretta televisiva nel 1995: «Se ci fossero adesso le elezioni voterei per il Cavaliere, perché sono convinto che agisca per il bene del Paese e non suo. E' l'uomo nuovo della politica, prima si è divertito con le televisioni, ora vuole fare davvero qualcosa per gli italiani». A dire il vero un appunto a Berlusconi Celentano (che ha un animo «verde») lo faceva: la scelta di Altiero Matteoli al ministero dell'Ambiente. Uno che, per restare in tema, «là dove c'era l'erba» costruirebbe una città. E come dimenticare Jimmy Fontana? Il Cavaliere e Gianfranco Fini, nei discorsi, fanno a gara nel parafrasarlo. «La vita continua e scorre con tutta l'energia della volontà, con l'ottimismo», attacca l'uno. «La strada sarà lunga e difficile, ma non esiste una notte tanto lunga che impedirà all'alba di spuntare», risponde l'altro. Ma l'originale, va detto, rimane inimitabile nella sua esemplarità: «Il mondo... Non si è fermato mai un momento, la notte segue sempre il giorno, e il giorno verrà». A solenne conclusione del comizio-concerto, l'Inno di Mameli. Poi, tra i bis, «Arrivederci Roma» di Renato Rascel e l'immancabile «Nessun dorma» dalla «Turandot». Con le mani alzate, mentre il tenore Edoardo Guarnera intona l'aria pucciniana, Berlusconi, Fini e Casini salutano piazza San Giovanni, trillando il loro auspicio per il futuro: «Vincerò!». Raffaella Silipo Sopra Antonello Venditti Sopra Domenico Modugno

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