Controllo dei cambi, Duisenberg frena

Controllo dei cambi, Duisenberg frena Il presidente della Bce non è d'accordo sul piano franco-tedesco: limita l'economia dei vari Paesi Controllo dei cambi, Duisenberg frena «La politica monetaria non crea posti» ROMA. L'asse Parigi-Bonn per governare il sistema internazionale dei cambi non piace a Wim Duisenberg, l'altolà del presidente della Banca centrale europea è stato affidato alle colonne del Financial Times ed è stato solo parzialmente ammorbidito in un secondo tempo. Il piano che il ministro delle finanze francese, Dominique Straus Khan, e il suo collega tedesco, Oskar Lafontaine, hanno discusso in una serie di incontri riservati rende Duisenbeg ((molto inquieto» per le conseguenze che un accordo generale sui tassi di cambio potrebbe produrre sulla stabilità dei prezzi. Per rilanciare l'occupazione e gestire meglio le crisi finanziarie internazionali i due ministri hanno infatti indicato come cardine del loro progetto la necessità di cambi stabili tra le maggiori aree industriali, in particolare tra quella del dollaro e quella dell'Euro. Ma il presidente della Bce avverte che una cosa del genere non è «nè possibile, nè auspicabile». E'vero, ha concesso Duisenberg, che in alcuni casi ben determinati il coordinamento si è dimostrato efficace, ma accordi a tutto campo potrebbero limitare rapidamente lo spazio di manovra e l'indipendenza della politica monetaria in modo non compatibile con l'equilibrio dell'economia interna dei vari Paesi. Quindi attenzione, esorta il Numero Uno della superbanca europea: «un'azione politica comune si è dimostrata efficace in alcune situazioni, ad esem pio di fronte a bolle speculati ve», ma per andare oltre ci vuole una grande cautela, visto che le conseguenze di iniziative affrettate o inconsistenti potrebbero essere peggiori di quelle che si dovrebbero affrontare lasciando il gioco al mercato mantenendo la sola stabilità dei prezzi interni. Fin qui le dichiarazioni al Financial Times, poi, nel pome riggio di ieri, Duisenberg ha abbassato leggermente il tiro: ( vero che il numero dei disoccu pati europei è inaccettabilmen te alto, ma il problema non si risolve, come suggeriscono Strauss-Kahn e Lafontaine, usando le leve della politica monetaria, bensì riformando il mercato del lavoro e puntando sulla flessibilità. L'ammorbidimento dei toni usati dal responsabile della Bce finisce qui, sui cambi nessun cedimento, anzi la divergen si è evidenziata soprattutto con il governo tedesco. Controlli su monete e attività finanziaria globale fanno nuovamente aleggiare lo spirito ispiratore degli accordi di Bretton Woods ma, fa presente Duisenberg, dall'epoca in cui quell'intesa raggiunse il collasso il movimento dei capitali è cresciuto enormemente e, di pari passo, sono cresciute le difficolta delle banche centrali di controllare i tassi di cambio. Se a preoccupare Duisenberg è la questione della stabilità dei prezzi, definita «la prima missione della Bce» ad ispirare la proposta francese è la logica di impedire che i disordini sul mercato internazionale dei capitali possano, in aree dalle strutture più deboli, aprire la strada a misure di protezionismo commerciale. Ecco quindi la scelta di un rafforzamento del governo politico del sistema finanziario mondiale, con la possibilità che l'interim committee del Fondo monetario in¬ ternazionale assuma un ruolo chiave. Una linea che prevede il collegamento, più volte tentato, tra Unione Europea e Stati Uniti, un'intesa sinora avversata dalla Francia, ma che ora appare d'obbligo se le nuove strategie andranno in porto. Intanto, in Italia, sul fronte dell'occupazione Sergio Cofferati punta al ribasso dei tassi d'interesse: «La diminuzione può creare di nuovi posti di lavoro perchè aiuta l'economia italiana a stabilizzare la quota di crescita realizzata e a rafforzarla in una fase di congiuntura internazionale non positiva». E la riduzione, da tempo attesa e che la Borsa ipotizzava che scattasse ieri, è vista come imminente da Lamberto Dini, sulla sua scorta della sua esperienza come direttore generale di Banca d'Italia e di ministro del Tesoro: «Compito del Governo è di ridurre le tasse, compito del Governatore è di ridurre i tassi. Ed io credo che lui forse ci arriverà ancora prima di noi. Le decisioni - ha proseguito Dini vengono prese sulla base degli andamenti dei mercati e della stabilità anche governativa. Quindi mi attendo a breve una prima mossa di Fazio», [v. cor.] Il presidente della Banca centrale europea Wim Duisenberg

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