Trecento giorni sotto tiro di Luigi Grassia

Trecento giorni sotto tiro Trecento giorni sotto tiro La breve sfida del «very powerful chairman» SUCCESSE E POLEMICHE CROMA ON i trecento giorni di Rossignolo finisce per Telecom una stagione di grande movimento, ma anche, nel giudizio dei critici, di poche realizzazioni e di molta confusione. Il presidente che se ne va ha all'attivo parecchie acquisizioni internazionali, ma non un mega-accordo, anzi ha fatto dietrofront rispetto all'ipotesi At&t mentre con Cable& Wireless ci si è fermati a metà strada. Rossignolo ha conseguito alti profitti con una Telecom avvantaggiata, certo, da alcune rendite di posizione da ex monopolista, ma ha sofferto la zavorra, in ugual misura, dalla medesima eredità (organici pletorici, tariffe fissate in via anuninistrativa in modo da favorire la nascita di concorrenti). Oggi ci sono 40 mila miliardi di liquidià a disposizione per gli investimenti tecnologici e per l'espansione nei cinque continenti. Ma il successore dovrà anche tagliare un groviglio di nodi a partire dalla «piattaforma digitale» (l'intesa con Rai e Murdoch per la tv via cavo e via satellite) e stabilizzare il rapporti tra vertici e azienda, ristabilire le rotta e far dimenticare pasticci come quello dei dati di previsione di bilancio smentiti e poi confermati. Gian Mario Rossignolo ha un passato di manager in Fiat e alla corte svedese del Wallenberg (Zanussi e Ericsson) quando comincia la sua avventura in Telecom il 12 gennaio del '98. Il giorno dopo, volendo marcare la svolta, proclama in inglese: «I am a very powerful executive chairman» («Sono un presidente dotato di pieni poteri»). E lo dimostra il 19 del mese dopo, quando costringe alle dimissioni l'amministratore delegato Tommasi di Vignano. Che non verrà sostituito. Nominarne uno nuovo oppure no diventerà uno dei temi ricorrenti di dibattito. Uomo forte del gruppo, sotto a Rossignolo, diventa Vito Gamberale, che cumula le cariche di direttore generale, con competenza sul 96% del fatturato, e di presidente della controllata Tim (telefonini). Quasi subito i due entrano in conflitto. Ma per qualche mese al vertice non ci saranno altri cambiamenti. Una delle prime iniziative di Rossignolo è stracciare l'intesa quasi raggiunta dalla «pubblica» Stet con l'americana At&t. Il nuovo presidente non la ritiene vantaggioso, anche perché con un tale colosso sarebbe difficile un'alleanza alla pari. Le trattative si arenano nella seconda metà di marzo, pur senza arriva¬ re a una rottura formale. E il 15 aprile viene annunciato l'accordo con Cable & Wireless. Il gruppo britannico ha una rete mondiale sviluppata ovunque, tranne in due regioni (Sud America e Est Europa) in cui Telecom è invece ben presente. Verranno realizzate due joint-ventures; a conti fatti, però, l'intesa che si realizza è più limitata di quella che si ipotizzava con At&t e a giudizio degli investitori non soddisfa ancora appieno le esigenze di crescita del gruppo. Sul fronte interno, scoppiano polemiche quotidiane, generate dall'imperfetta natura di un mercato delle telecomunicazioni ancora in formazione. Per esempio si dibatte per mesi sulle tariffe di interconnes sione dei concorrenti alla rete Tele com (i quali devono per forza utiliz zare quella, dato che crearne una propria è cosa lenta e costosa). Mentre il gruppo di Rossignolo lamenta di dover pagare un canone di 1100 miliardi allo Stato - che nel '99, in base alla Finanziaria, salirà a 1800. Ma tornano a tenere banco gli accordi internazionali. Telecom crea profittevoli jont-ventures con la francese Bouygues Télécom; si are na però il progetto di più impegnativi scambi azionari che dovevano coinvolgere anche C & W. Un'altra possibile intesa, quella con il consorzio europeo Unisource, viene annunciata ma poi smentita in occasione dell'Assemblea-fiume del 16 giugno. Subito prima dell'appuntamento al Lingotto di Torino si formalizza la rottura tra Rossignolo e Gamberale che si dimette da direttore generale. Il 31 luglio Gamberale lascerà anche Tim. Solo due giorni prima il gruppo Telecom aveva messo a segno la sua più grossa acquisizione internazionale vincendo 3 licenze in Brasile. Il 1° ottobre si apre la penultima scena del dramma. Rossignolo presenta (non ufficialmente) ai sindacati le previsioni sugli utili che nel '99 risultano in calo. Tali cifre vengono riprese dall'agenzia Bloomberg. Il 6 Telecom smentisce i dati - a Borsa aperta - ma l'8 è costretta a confermarli. La Consob apre un'inchiesta. I maggiori azionisti esprimono ad alta voce la loro disapprovazione per l'accaduto. Quindici giorni dopo, Rossignolo si dimette. Luigi Grassia Molti profitti e acquisizioni ma nessun grande accordo. Caos su pay-tv e dati di previsione Nella foto grande, Gian Mario Rossignolo. Sotto, da sinistra Vito Gamberale e Tomaso Tommasi di Vignano

Luoghi citati: Brasile, Europa, Sud America, Torino, Vignano