«Sì alla cittadinanza ai figli di immigrati»

«Sì alla cittadinanza ai figli di immigrati» I democratici di sinistra preparano una legge, contrari An e Lega. Forza Italia è prudente «Sì alla cittadinanza ai figli di immigrati» / vescovi concordi con il ministro Balbo ROMA. La proposta di rivedere a favore dei figli degli immigrati la legge sulla cittadinanza, lanciata dal ministro per le Pari Opportunità Laura Balbo in un'intervista a La Stampa, raccoglie il plauso dei vescovi mentre fra le file della maggioranza già si ragiona sui contenuti delle nuove norme. La Conferenza episcopale italiana ha affidato a monsignor Luigi Pedris, direttore generale dell'Ufficio Migrantes, il compito di «benedire» le idee della Balbo, favorevole a seguire l'esempio della Germania stabilendo il diritto alla cittadinanza in base al luogo dove si nasce, ovvero allo jus soli. «Sarebbe davvero positivo se ciò si avverasse perché faciliterebbe una sana e completa integrazione», afferma monsignor Pedris, sottolineando che «non può essere considerato corpo estraneo chi vive qui da molti anni». Per la Cei insomma «sarebbe un atto di civile progresso» passare dal vigente jus sanguinis (secondo cui la cittadinanza del figlio dipende da quella dei genitori) allo jus soli. Numerose le reazioni positive al passo della Balbo. Esulta il Forum delle Comunità straniere in Italia: «Era ora, chiediamo da anni una modifica della legge». La Comunità di Sant'Egidio, con Mario Marezziti, aggiunge: «L'Italia non si è creata sulla base del sangue, ma grazie a un mosaico di identità che hanno scelto di unirsi. La cittadinanza deve rispettare questa matrice. Tanto più che non sono un'eccezione i figli di immigrati che parlano in romanesco o fiorentino o che vanno allo stadio tifando Lazio o Sampdoria». Monsignor Luigi Pedris precisa però che la concessione automatica della cittadinanza ai figli degli immigrati dovrebbe avvenire a tre condizioni: «Uno dei genitori sia presente in Italia da un numero ragionevole di anni, ad esempio cinque o dieci; abbia un lavoro; non abbia alcun procedimento penale a proprio carico in sospeso». Le «condizioni» che i vescovi italiani suggeriscono al ministro Laura Balbo potrebbero presto essere considerate da chi sta già pensando a un testo di proposta di legge. Giulio Calvisi, responsabile dei democratici di sinistra per l'Immigrazione, ammette che «dopo una lunga riflessione in sintonia con quanto detto dal ministro Balbo siamo oramai pronti a metterci al lavoro per affermare il principio dello jus soln. Il percorso per arrivare al testo della revisione della legge 91 del 1992 sulla cittadinanza si è iniziato. «La volontà di compiere la svolta indicata dalla Balbo c'è, ma il testo dovrà tener conto delle peculiarità della realtà italiana, che non è quella tedesca», puntualizza Calvisi, dicendosi pronto a «mettersi da subito attorno a un tavolo con tutti, opposizione compresa, per studiare la formulazione migliore di un principio giusto». Per Botteghe Oscure la revisione delle norme sulla cittadinanza completa un percorso legislativo cominciato con il varo della legge sull'immigrazione e ora alle prese con la discussione di quella sull'asilo al Senato e di quella sul voto amministrativo per gli immigrati alla Camera dei deputati. Ma Forza Italia non concorda su questa impostazione. «La legge sull'immigrazione tollera la clandestinità - dice il responsabile per l'Immigrazione, Alberto Di Luca -, è quindi prematuro discutere di cittadinanza». Di Luca ammette però che «in linea di principio» è d'accordo con Laura Balbo «anche se lo jus soli dovrà essere rigidamente condizionato a presenza di casa, lavoro, regolarizzazione e flussi numericamente definiti». Del tutto contrarie An e Lega Nord. Per Giampaolo Laudi (An) «quanto auspicato è improponibile perché, sebbene siamo favorevoli all'integrazione multiculturale, crediamo che debba essere un processo graduale a causa della pressione migratoria e della minaccia del terrorismo». Ancora più negativo il leghista Mario Borghezio: «La maggioranza si fermi. Attenzione a non vanificare secoli di tradizione giuridica con un progetto che non sta in piedi. Se la nuova maggioranza, che si dice espressione di più culture, inizia così sbaglia di grosso». Fra i giuristi prevale la prudenza. Paolo Barile è «favorevole in principio», ma chiede di «pensare molto prima di rivedere una fra le leggi più avanzate ed equilibrate in Europa». D'accordo Augusto Barbera: «Noi siamo già più avanti dei tedeschi. Lo jus soli e lo jus sanguinis sono garantiti e bilanciati. Attenzione a non trasformarli in valori assoluti. Non dimentichiamo che dare automaticamente la cittadinanza a chiunque nasca in Italia, anche se solo di passaggio, significa imporgli doveri come la! leva». sponsabile dei democratici di sinistra per l'Immigrazione, ammette che «dopo una lunga riflessione in sintonia con quanto detto dal Botteghe Oscure la revisione delle norme sulla cittadinanza completa un percorso legislativo cominciato con il varo della legge sull'immigrazione e ora alle prese con la discussione di quella sull'asilo al Senato e di quella sul voto amministrativo per gli immigrati alla Camera dei deputati. Ma Forza Italia non concorda su favorevoli allintegrazione multiculturale, crediamo che debba essere un processo graduale a causa della pressione migratoria e della minaccia del terrorismo». Ancora più negativo il leghista Mario Borghezio: «La maggioranza si fermi. Attenzione a non vanificare secoli di tradizione giuridica con un progetto che non cittadinanza a chiunque nasca in Italia, anche se solo di passaggio, significa imporgli doveri come la! leva». A fianco, alcuni dei curdi gettati in mare dagli scafisti. In basso, figli di immigrati. Secondo la proposta del ministro delle Pari Opportunità, basterebbe nascere in Italia per ottenere la cittadinanza