Applausi e sospetti tra Fini e Berlusconi

Applausi e sospetti tra Fini e Berlusconi Applausi e sospetti tra Fini e Berlusconi Forza Italia si spacca sul gruppo unico in Parlamento IL POLO LE STRATEGIE DELL'OPPOSIZIONE SROMA EDUTO nel suo solito scranno all'estrema destra dell'emiciclo, Gianfranco Fini guarda di sottecchi Berlusconi, ma poi - man mano che lo ascolta - applaude sempre più spesso: il «Cavaliere con l'elmetto» gli piace. Fini batte le mani anche al passaggio più hard, quello in cui il leader di Forza Italia definisce le Br «un'organizzazione di terroristi i cui volti spuntavano dall'album di famiglia del comunismo italiano!». Era tempo che Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini non facevano discorsi così confinanti, uniti (o quasi) nel robusto scetticismo sulle riforme istituzionali, nell'invocazione delle elezioni, nel J'accuse feroce verso i traditori dell'Udr. E nelle loro parole c'è una novità ancora più corposa: Fini ha fatto capire di puntare le sue carte sul referendum Segni e Berlusconi (che lo ha sempre avversato), ha detto per la prima volta di non escluderlo affatto. Nel giorno della prima fiducia a D'Alema e a 24 ore dalla loro marcia su Roma, i due capi del Polo ci tengono a mostrarsi uniti. Certo, l'apparenza conta, soprattutto quando c'è la diretta tv. Ma qualche volta l'apparenza inganna. Fini e Berlusconi si sono riavvicinati, ma sotto traccia continuano a seguire tattiche diverse. Basterebbe vederli come si aggirano in Transatlantico. Fini passa da un capannello «rosso» all'altro: cala una battuta sdrammatizzante al presidente del Consiglio («Fra mezz'ora sarai nella pienezza dei poteri»), poi vede da lontano Fabio Mussi, lo insegue e ci si mette a parlare amabilmente e alla fine incrocia il comunista unitario Famiano Crucianelli e resta a chiacchierarci per un quarto d'ora. Berlusconi, invece, parla a lungo con i cronisti e improvvisa un numero dei suoi: «A forza di sentir cantare Ban- diera rossa in tv, ho imparato la seconda strofa, sentite...» e si mette a cantare: «Bandiera rossa color del vino, viva stalino, viva stalino!». Poi incrocia Teodoro Buontempo e si apparta col pecora per una decina di minuti: «Per domani è tutto pronto?». E il camerata Buontempo: «Sì, tutto a posto, il dramma è oggi...». Ma al di là delle chiacchie¬ re di palazzo, quelle che contano sono quelle riservate. Gianfranco Fini, a differenza di Berlusconi, non ha mai interrotto il filo diretto con Cossiga: ci ha parlato anche negli ultimi giorni e, come si sono detti, nel futuro tutto è possibile. E ieri, in un passaggio quasi impercettibile del suo durissimo discorso, Fini è riuscito a fare persino un complimento a Cossiga «politicamente lucido...». E ha stroncato le risate dei suoi: «Non lo dico con ironia». Ma Berlusconi ormai detesta Cossiga e queste chiacchierate tra Fini e il Picconatore (arrivate al suo orecchio) alimentano un dubbio nell'entourage del «dottore»: «Non sarà che Fini e Cossiga vogliono svuotare Forza Italia, magari partendo dal progetto di unificare a forza i gruppo parlamentati del Polo?». Fantapolitica? In questi mesi Gianfranco Fin ha avuto il problema di non restare isolato all'estrema destra, di saldare al massimo con Berlusconi e ora punta a portare a casa una legge elettorale maggioritaria a un turno: «I nostri elettorati - spiega Fini - sono molto più compatti di quelli dell'attuale centro-sinistra: se in un collegio io chiedo ai miei elettori di votare per il candidato del Ccd, sono certo che i voti si riverseranno tutti o quasi, ma credo che Cossutta avrà grande difficoltà a chiedere ai suoi: votate per Mastella...». Ecco perché Fini si è convertito al referendum Segni, lo cavalca, sapendo di ritrovarsi prima o poi a fianco di un altro ex amico: Tonino Di Pietro. E l'ex idolo di Mani pulito non nasconde la sua speranza: «A Prodi ho detto: vieni con me sul camper e appoggia il referendum». E Prodi proprio ieri ha spiegato a Gerardo Bianco: «Sono pronto a ricominciare». Un asse Fini-Di Pietro-Prodi per quanto bizzarro deve aver fatto riflettere Berlusconi che da qualche giorno è diventato possibilista sul referendum, anche se il Cavaliere in cuor suo continua a resistere ad un'alleanza con Di Pietro, che «ha arrestato mio fratello e fatto piangere mia madre». Ma la diffidenza tra Berlusconi e Fini corre lungo un altro confine: il gruppo parlamentare unificato del centro-destra. Alcune notti fa, al termine di un'assemblea del Polo, Berlusconi ha fatto capire di essere favorevole, facendo felice Fini. Ma il gruppo unico spaccherebbe stavolta per davvero Forza Italia: «Il coordinamento tra i gruppi è sacrosanto - spiegava ieri sera Giuliano Urbani ma il gruppo unico sarebbe cosa molto diversa che sconsiglierei vivamente. Perche, se ci sono molti modi per far vincere gli avversari, questo sarebbe uno dei più efficaci. Io, ma credo anche diversi miei amici, non aderiremmo mai a questo gruppo». Qualche minuto dopo, un altro li beral di Forza Italia come Giorgio Rebuffa annunciava in aula: «Rispetto il vincolo di appartenenza al Polo, ma per l'ultima volta». E a fine giornata il presidente dei senatori di Forza Italia Enrico La Loggia: «L'unificazione dei gruppi? Procederà molto lentamente. Ci sono molte resistenze e non dobbiamo dimenticare che in questo Paese la diversità è una ricchezza». Fini, stavolta, dovrà aspettare. Fabio Martini URBANI «Né io né diversi miei amici saremo mai disposti a prestarci ad una ammucchiata con An e Ccd» Giorgio Rebuffa «E' l'ultima volta che rispetto i vincoli» IL REFERENDUM Dopo i primi no adesso il Cavaliere non esclude di poter puntare sull'iniziativa di Segni e Di Pietro COSSIGA Il leader della destra mantiene rapporti con il Picconatore che per gli azzurri è invece diventato la «bestia nera» Tra i dubbiosi anche La Loggia «La diversità è una ricchezza» Antonio Di Pietro con Mario Segni. Sotto Giuliano Urbani

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