Scalfaro al Polo: studiate la Costituzione di Renato Rizzo

Scalfaro al Polo: studiate la Costituzione Il Presidente replica alle accuse. Berlusconi: e allora perché nel '92 sciolse le Camere? Scalfaro al Polo: studiate la Costituzione «Non posso impedire i cambi di campo, non sono un vigile» ROMA. Disquisiscono di Costituzione e non conoscono neppure l'«alfabeto», rivendicano libertà di interpretare la nostra Carta e rivelano solo ignoranza ed improvvisazione: Oscar Luigi Scalfaro si è concesso sette giorni per raffreddare l'ira dopo la raffica di accuse del Polo che lo indicava come artefice d'un governo incostituzionale. Alle critiche, spinte sino ad evocare e ad invocare l'impeachment, risponde con l'irrisione; ai rilievi di chi balbetta incerte nozioni di diritto replica indossando la toga del «magistrato». E comminando una condanna senza appello, avallata dalla maggioranza, che fa insorgere il centro-destra: «Meglio non conoscere l'alfabeto della Costituzione che violarlo tutti i giorni». E la frase basta per riaprire quei contrasti che hanno reso ardui negli anni i rapporti Polo-Quirinale: tra equivoci mai chiariti e supposti «trucchi», tra abbozzi di tregua, accuse di ribaltoni e furie di Mancuso. La bordata del Presidente esplode nel mezzo d'una felpata riunione di neo-cavalieri del Lavoro che registra, tra l'altro, la benedizione quirinalizia del nuovo governo «nato con prospettive strategiche»: quello che all'inizio sembrava un fragile esecutivo «di passaggio» mostra, invece, la forza dell'affidabilità. E Scalfaro se ne fa garante invitando gli impren- ditori a misurare su questo progetto «sforzi ed energie». Il Capo dello Stato si avvicina lentamente allo show-down con il Polo trasformandosi in cronista delle convulsioni delle ultime settimane politiche: «Il governo Prodi è mancato per un voto, sono le leggi della democrazia». Episodio grave perché rischiava di vanificare lo sforzo d'un Paese «in marcia per completare il cammino della moneta unica». Il Presidente confessa la propria ansia per una caduta che poteva allontanare «un traguardo sognato da decenni»: in quei momenti ri¬ nascevano «le preoccupazioni di non riuscire a fare in tempo, di perdere brillantezza dopo il successo del 2 maggio». Poi ricorda il Prodi-bis quando «le cose si fecero più complicate per la mancanza d'una maggioranza»; quindi cambia registro e passa dalla cronaca al commento: «Subito dopo, però, la maggioranza si è presentata al Capo dello Stato che, in questi casi, non ha altri poteri se non quello di prenderne atto. Certo non può dire che questa maggioranza non gli piace e che ne desidera un'altra...». Il tono diventa sferzante: «Questo sì - e ve lo dico da magistrato - sarebbe attentato alla Costituzione». Il Colle, invece, a quel punto, constata che «il Parlamento esprime una maggioranza e questa maggioranza indica un nome». E, ancora una volta, ne prende atto: nessun cortocircuito istituzionale, nessuna interpretazione ad libitum. Una trasparenza di comportamento rivendicata da Scalfaro anche verso chi ritiene scorretto che un governo si regga «su parlamentari che hanno cambiato residenza». Risponde: giudicare le scelte politiche non è, «per fortuna», problema mio né per scienza né per coscienza. Poi, quasi pedagogico, rammenta che i parlamentari «non hanno vincolo di mandato, per la Costituzione sono liberi e soggiacciono solo al giudizio dei propri elettori». Irrisione abrasiva come vetriolo verso chi sembra quasi considerare la Costituzione alla stregua del codice della strada: «Il presidente della Repubblica non può dire a nessuno che non ha il diritto di passare da una zona all'altra: non ha funzioni da vigile urbano». Meglio, allora, evitare d'atteggiarsi a in- terpreti della Carta perché «nessuno è libero di diventare costituzionalista mancando anche della conoscenza dell'alfabeto. No, questa libertà non c'è». Alle accuse di Scalfaro fa eco la maggioranza: «Gestione ineccepibile della crisi», sentenzia Marini. E Masi, dell'Udr, sostiene che «il Polo non può dare lezioni di legittimità costituzionale dopo che, per gli affari di Berlusconi, ha contestato un ordine indipendente come la magistratura». Dal centro-destra, fuoco alzo zero. Il Cavaliere: «E' vero che la Costituzione lo portava in quella direzione, ma Scalfaro avrebbe potuto fare un passo più in là. Come nel '92 quando sciolse le Camere». Gasparri: «Il presidente ha favorito la nascita di due governi basati sul trasformismo». E Michele Saponara distilla un dubbio: «La questione non era poi così pacifica se il Capo dello Stato ha sentito il dovere di consultare alcuni costituzionalisti, due dei quali della nostra aerea». Più sfumata la posizione di Baccini del Ccd secondo cui l'incarico a D'Alema è legittimo, ma il governo è «politicamente indecente e moralmente discutibile». Senza chiaroscuri l'ex Guardasigilli Mancuso: «Quello del Presidente è uno sproloquio filogovernativo e settario». Renato Rizzo «Ho accertato che esisteva una maggioranza e mi sono limitato a prenderne atto Ho fatto ciò che la legge imponeva» Il presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro

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