«La maggioranza dice sì» di Abraham Yehoshua
«La maggioranza dice sì» «La maggioranza dice sì» «E ora serve un governo di coalizione» LO SCRITTORE YEHOSHUA E' TEL AVIV un grosso passo avanti sulla scia dell'accordo di Oslo, e ciò è molto positivo. L'opposizione nel Paese sarà molto debole, perché l'85 per cento della popolazione appoggia questo accordo». Abraham Yehoshua, il più celebre scrittore israeliano, commenta le prime notizie che arrivano dall'America. Ma il leader dei coloni Ahron Domb, parla di tradimento... «Domb rappresenta circa l'uno per cento della popolazione, non è un leader, è un portavoce dei coloni, anzi, nemmeno di tutti i coloni, e quello che dice non ha molta importanza. Il fatto è che l'accordo è sostenuto dall'85% della popolazione: moltissimo, se si pensa che l'accordo raggiunto ad Oslo da Rabin aveva l'appoggio solo del 55 per cento della popolazione». Lei dunque è ottimista? «Credo sia un buon accordo, prima di tutto perché ci sarà un nuovo passaggio di territorio ai palestinesi, e ricordo che si tratta del loro territorio, e che deve esser lo¬ ro restituito. Inoltre aiuterà l'Autorità palestinese ad isolare e combattere gli estremisti, i terroristi islamici. Infine ci sarà una maggiore cooperazione tra i servizi di sicurezza palestinesi e quelli di Israele». Per Netanyahu è una svolta notevole, rispetto al passato. «Si tratta di una "ricostruzione" di quanto era stato distrutto negli ultimi anni, molto a causa di Israele e di Netanyahu, ma in parte anche a causa dei palestinesi. Vede, il coinvolgimento degli Stati Uniti nell'accordo è molto importante perché garantisce che esso potrà essere attuato. Ma va detto che questo non è il passo finale del processo di pace: c'è ancora molta strada da fare, e senza un governo di unità nazionale, che comprenda il Likud ed i laboristi, non sarà possibile arrivare alla fine». Il ministro dell'Interno Avi- S;dor Kahalani ha detto che se 'accordo non dovesse passare ci saranno le elezioni... «Questa possibilità non esiste. I laboristi voteranno a favore, e in Parlamento ci sarà un'enorme maggioranza per l'accordo. Il fatto è che Netanyahu si avvale di una maggioranza molto sottile e i partiti della destra religiosa probabilmente gli negheranno la fiducia. Netanyahu ha dunque davanti a sé due strade: affrontare nuove elezioni, ed avendo concluso l'accordo ha buone possibilità di vincerle, oppure creare un governo di unità nazionale». Ma con la legge elettorale israeliana dalle elezioni può uscire un Parlamento frazionato quanto quello attuale. «Credo che, dopo l'esperienza delle passate elezioni, la gente starà più attenta a votare il premier, più che i diversi partiti. Ma lei ha ragione, è possibile che il Parlamento esca di nuovo frazionato. Netanyahu, con l'accordo è molto più forte, ma anche i laboristi hanno possibilità di vincere: alle elezioni precedenti il Likud vinse con uno scarto di appena 14 mila voti!». Grande incertezza, cioè. E' per questo che parla di una «grande coalizione»? «Credo che un governo di unità nazionale sia assolutamente necessario. Aldilà dell'instabilità, c'è bisogno di rafforzare le istituzioni, di rendere laico lo Stato. Solo con una solida coalizione non saremo continuamente sottoposti al ricatto dei piccoli partiti religiosi». Cosa pensa del fatto che Netanyahu abbia posto la liberazione di Pollard come condizione per la firma? «Con lui sono stati molto duri. E' in carcere da molti anni e potrebbero rilasciarlo. A Netanya¬ hu dovrebbero poter bastare delle promesse scritte sulla sua futura liberazione. Ma Netanyahu ha un grande intuito televisivo, e vuole uno zuccherino da offrire alla destra: questo zuccherino può essere Pollard. Gli Usa, in passato hanno restituito decine di spie ai sovietici, e non dovrebbe essere impossibile darne una ad Israele. Ma non mi pare affatto necessario legare l'accordo a questo caso, che non ha nulla a che fare con i palestinesi. Non lo trovo giusto». [f.sq.] «Solo così potremo sottrarci al ricatto dei partiti religiosi» .... wm V* _ Lo scrittore israeliano Abraham Yehoshua
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