I SEIMILA SASSOLINI

I SEIMILA SASSOLINI VITA DELLE CHIESE I SEIMILA SASSOLINI Si celebra il centenario del San Domenico Savio SASSOLINO, specie dopo le esternazioni dell'ex presidente Cossiga, è diventato, in lingua italiana, un termine che dice fastidio, qualcosa da togliere di mezzo. Proprio come si cava la pietruzza dalla scarpa per camminare più speditamente. Ma seimila «sassolini» che festeggiano idealmente il loro secolo di vita nel centenario dell'Istituto San Domenico Savio, a Sassi (di qui il nome), in corso Casale 324, sono, in realtà un segno tangibile dell'opera di Don Bosco, a Torino. Seimila pietre di un percorso lastricato dall'impegno cristiano all'insegna del carisma del Santo che voleva formare «onesti cittadini e buoni cristiani» Esiste in molte città italiane un rapporto affettuoso e privilegiato tra la comunità e i suoi orfanelli. A Milano, ad esempio, i «Martinitt» e le «Stelline» sono da sempre nel cuore dei meneghini. Una loro rappresentanza era sempre in prima fila nelle manifestazioni più significative, segno di un rapporto affettuoso e costante tra la città e alcuni suoi figli più sfortunati, dai quali, uscirono, come è noto, figure di personaggi eminenti: tra tutti. Angelo Rizzoli, il mitico fondatore del Gruppo editoriale. Anche Torino ha i suoi orfa¬ nelli e sono quei «sassolini» e «sassoline» che dal 1917 fino al 1984 (quando l'orfanotrofio cessò la sua attività con gli ultimi 7 interni) furono ospiti a migliaia dell'Istituto, all'insegna degli insegnamenti di Don Bosco e di quel «giovinetto buono», anch'egli Santo al quale, nel 1930, venne intitolato l'Istituto. Ma anche il periodo precedente il 1917 è un brandello di storia che si inserisce a buon diritto nel flusso degli eventi cittadini. Fino al 1899, l'orfanotrofio era stato infatti sede del «Soperga», noto ristorante con alloggio, di fronte alla stazione di Sassi, importante anche perché davanti c'era la fermata del «velocifero» intercomunale. Venne acquistato da Don Michele Rua, successore di Don Bosco, per trasformarlo in pensionato, come desiderava il Fondatore, per «Signore Benefattrici» dell'Oratorio, assistite dalle Figlie di Maria Ausiliatrice (le suore salesiane). L'inaugurazione avvenne il 1° novembre 1899 e il «Soperga» da quel momento divenne la «Pensione dell'Addolorata». Le prime «sassoline» cominiciarono ad arrivare solo 18 anni più tardi finché la Pensione non divenne definitivamente stituto Orfani di guerra», per soli maschietti (i «sassolini»), cari al cuore della città e ogget- to di frequenti visite, lasciti ed attenzioni da parte dei reali e di altri illustri personaggi. Ai giorni nostri, il San Domenico Savio svolge attività di scuola privata (dopo la revoca del riconoscimento di «statale» avvenuta nel 1992) con otto sezioni di scuola elementare in funzione ed una buona lista di attesa per genitori che vogliano educare i loro figli a divenire «onesti cittadini e buoni cristiani», come voleva Don Bosco. Il programma delle celebrazioni per il centenario prevede l'arrivo da Mondonio (dove morì San Domenico Savio) di una fiaccola accesa, alle 14,30 di domenica 25 ottobre. Fanno seguito la celebrazione eucaristica (ore 15,30) presieduta dal Cardinale Saldarmi e l'inaugurazione (ore 16,30) di una mostra storico-fotografica e filatelica con speciale annullo postale (sino alle 20). Il 29 novembre (ore 15,30), il 29 gennaio e 15 maggio, sono in programma incontri di canto corale, inframezzati da conferenze e premiazioni di concorsi tra gli allievi. Fino alla commemorazione ufficiale che terrà il Vicario della Diocesi, don Franco Peradotto, il 6 giugno prossimo. Massimo Boccaletti L'Istituto San Domenico Savio, di corso Casale 324

Luoghi citati: Milano, Torino