QUELLE IMPOSSIBILI VISIONI

QUELLE IMPOSSIBILI VISIONI QUELLE IMPOSSIBILI VISIONI SIN dall'inizio, sino dai giorni avventurati ed esaltanti dei pionieri del muto (si stava inventando una nuova Musa, ma pochi lo sapevano; e quelli che la inventavano, meno ancora) il cinema si è occupato degli scienziati e della scienza. Con un piccolo particolare non secondario. La scienza non è facile da restituire sullo schermo. I laboratori sono seducenti, ma poi agli spettatori che cosa si fa vedere? E' lo stesso problema che hanno ancora oggi i telegiornali, quando si occupano di lotta all'Aids o di indagini anti-doping. La voce fuori campo annunzia cose apocalittiche, ma in primo piano si vedono le mani di una ricercatrice, che compie gesti misteriosi ma palesemente inoffensivi: in genere pompa o aspira liquidi incolori da ima provetta e per quel che ne sappiamo potrebbe star preparando un prodotto galenico contro 0 raffreddore da fieno. E se non si fanno vedere laboratori, al massimo si può mostrare un grande matematico che risolve incomprensibili equazioni alla lavagna o un pensatore che pensa a tavolino e prende appunti (figuriamoci la noia) oppure che dibatte con violenza mia sua teoria innovativa di fronte ad un consesso di professori parrucconi che lo.ostacolano (questo è già un po' meglio: per demagogia, e per odio verso i professori, il pubblico sarà comunque dalla sua parte). Ecco perché, a parte gli omaggi biografici di rito (le Madame Curie, i Galilei vari, la splendida rievocazione di Truffaut ne «Il ragazzo selvaggio», eccetera) il cinema ha sempre finito con lo spalleggiare a modo suo la scienza, optando o per il documentario non di «fiction» o per la fantascienza in alcuni settori preferenziali. Innanzitutto le lotte ed i viaggi spaziali: da «Il viaggio nella luna» di Georges Meliès (1902) a «2001 Odissea nello spazio» di Stanley Kubrick (1968) l'imbarazzo è solo nella scelta. «La cosa da un altro mondo» (1951) - con lo zampino di Howard Hawks - «La guerra dei mondi» (1953) di Byron Haskin da H. G. Wells, «L'astronave atomica del dr. Quatermass» (1955) di Val Guest, sono esempi tipici dell'ansia degli Anni 50 di far fretta alla scienza per affrontare rapidissimamente il futuro (in realtà la scienza farà prima). Ci saranno naturalmente le rievocazioni scientifiche in senso stretto ed in pari tempo cariche di tensione di fiction - ho già ricordato il «Ragazzo selvaggio» (1970) di Frangois Truffaut, con la sua strepitosa «ingenuità» positivista - ma anche le ricostruzioni dei viaggi spaziali (ormai) veri, tipo ((Apollo 13» (1995), o l'infinita teoria delle variazioni sui paradossi robotici e spaziotemporali (ancora alla Wells), dal «Pianeta proibito» (1956), sino ai vari «Robocop» e «Ritorni dal futuro», a testimonianza di un amore non corrisposto, e probabilmente strabico, del cinema per una «scienza» intesa come mirabile e temibile fattucchiera... Claudio G. Fava

Persone citate: Byron Haskin, Galilei, Georges Meliès, Howard Hawks, Stanley Kubrick, Truffaut, Val Guest, Wells