IL SIGNOR QUINDICIPALLE di Massimo Gramellini

IL SIGNOR QUINDICIPALLE IL FILM DELLA SETTIMANA IL SIGNOR QUINDICIPALLE Il film di Nuti è in cartellone all'Ideai CARO signor Quindicipalle, sapesse quanto ci girano a noi. Non se ne può più, di comici toscani. Ormai basta che uno si presenti dai Cecchi Gori aspirando le consonanti che gli mettono subito in mano un film. Un delirio. Se non hai l'accento di Dante, ma più che altro di Pieraccioni, nessuno ti sta a sentire. Sopravvive qualche romano tipo Verdone. E un paio di napoletani, giusto per non passare per razzisti. Ma il resto è tutto un «madonnina santa», «maremma maiala», «occhettussai», «occhettudici». Occhepalle ne ho. Quindici, per la precisione. L'ultimo Nuti è in linea con la produzione tenue di questo attore di cabaret che il toscanismo imperante trasformò in regista fin dal secondo film. Stavolta si giova della simpatia naturale della lazialissima Ferilli, che a furia di recitare con e per toscani sta cominciando ad aspirare le parole pure lei. Incredibile. Uno dice «oh basta là» e non ride nessuno. «Belin» e si stufano tutti. «Ahò» e ti fanno: già sentito. «Uè» o «madò» e ti mettono i sottotitoli come nel film di Amelio. Invece arriva un toscano, fa «buonasera a tutti» e il pubblico si piega in due dalle risate. Una volta erano gli emiliani a produrre questo effetto. E con qualche ragione in più, vista la loro giovialità. Ma i toscani sono orsi e incazzosi. Che sia la vera ragione del loro successo? Forse gli italiani degli Anni Novanta si riconoscono in questa immagine brusca e dolente, intrisa di un sarcasmo triste e crepuscolare. Adesso però è il momento di cambiare. Viva la commedia, ma non più toscana, milanese, sicula. Italiana. Non «all'italiana», che poi era tutto un dialetto. Italiana e basta. Massimo Gramellini

Persone citate: Amelio, Cecchi Gori, Ferilli, Nuti, Pieraccioni