Una rassegna al Massimo di Lietta Tornabuoni

Una rassegna al Massimo Una rassegna al Massimo Prende il via venerdì 23 ottobre al Massimo Tre, via Montebello 8, la rassegna «Cinema e pittura» a cura del Museo Nazionale del Cinema. Il programma comprende, fra gli altri, l'episodio di «New York Stories» intitolato «Lezioni di vero» e diretto da Martin Scorsese, «La bella scontrosa» del francese Jacques Rivette, l'inedito per la città «Van Gogh» di Maurice Pialat, «Caravaggio» di Derek Jarman e l'episodio «Corvi» dell'opera di Akira Kurosawa «Sogni». Biglietti a 7 mila lire. DUE cinebiografie d'artisti stanno per uscire: «Lautrec» di Roger Planchon, sul pittore nano francese Henri de ToulouseLautrec che visse senza risparmio e morì nel 1901 all'età di Mozart; «Love is the Devil» di John Maybury, sul pittore inglese Francis Bacon che visse furiosamente ubriaco e innamorato e morì nel 1992. Una cinebiografia d'artista circola ora in videocassetta: «Basquiat» di Julian Schnabel, sul graffitista e neoespressionista astratto americano, amico di Andy Warhol, morto per overdose a ventisette anni nel 1988. Le esistenze d'artista autodistruttive o esaltanti hanno attratto il cinema da sempre, con la possibilità di raccontare personalità e esperienze estreme, fuori del comune, devastanti e sofferenti, comunque legittimate dall'arte, rese misteriose dall'enigma della creazione. Ne sono derivati film biografici brutti, retorici, esteriori, oppure film belli o almeno divertenti: per dire, su Michelangelo-Charlton Heston «Il tormento e l'estasi» di Carol Reed, su Goya-Anthony Franciosa «La Maja desnuda» di Henry Koster, su Van Gogh-Kirk Douglas «Brama di vivere» di Vincente Minnelli, su Modigliani-Gerard Philipe «Montparnasse» di Jacques Becker, su LautrecJosé Ferrer «Moulin Rouge» di John Huston, su Caravaggio-Nigel Terry «Caravaggio» di Derek Jarman, ancora su Van Gogh interpretato da Martin Scorsese «Sogni» di Kurosawa. Ma ci sono vite quasi altrettanto interessanti o drammatiche tra i campioni sportivi, i potenti industriali o i grandi scrittori, e naturalmente non è quello delle biografie il legame essenziale tra cinema e pittura: il rapporto vero è la reciproca influenza e persino il condizionamento tra le due arti visive. Tutta l'arte contemporanea occidentale porta il segno del cinema, la memoria delle sue immagini incancellabili, della sua espressività alta, violenta o puerile, dell'esperienza personale che certi film hanno rappresentato per gli artisti. E tanti film contemporanei portano il segno dell'arte: «The Truman Show» si rifà all'illustratore americano Norman Rockwell mentre «Dark City» si rifà all'espres- sionismo tedesco; la densità e profondità del cinema di Anghelopoulos prende il suo stile dalla pittura; «Madre e figlio» di Sokurov ricerca l'intensità e il rigore dei quadri di Caspar David Friedrich; si ritrova spesso ora sullo schermo, quasi identico, il dipinto più famoso di Edward Hopper, «Nighthawks»; le ricchezze opulente e l'accumulazione della pittura barocca nutrono il cinema di Peter Greenaway, la pittura di Bacon stava nell'«Ultimo tango a Parigi» di Bernardo Bertolucci, le avanguardie degli Anni Sessanta segnavano il cinema d'epoca. Il dono è grande, e scambievole. Lietta Tornabuoni ÉÉSl al Massimo Un 'immagine dell'episodio «Corri» inserito nel capolavoro di Akira Kurosawa «Sogni», in cartellone al Massimo per la rassegna «Cinema epittura»

Luoghi citati: New York, Parigi