L'ARIA SERENA DI SCHUMANN
L'ARIA SERENA DI SCHUMANN UNIONE MUSICALE L'ARIA SERENA DI SCHUMANN Gatti e la RoyalPhilharmonic Wba Chung-Golan perSchubert SONO due le proposte dell'Unione Musicale in questi giorni, ed entrambe da non perdere. Alle 21 di domenica 25, nell'Auditorium del Lingotto, arriva la Royal Philharmonic Orchestra di Londra. Sul podio ci sarà Daniele Gatti, direttore musicale dal 1996, e accanto a lui Mario Brunello con il suo lido violoncello. La serata punta su due pagine di ampia notorietà e di profondo impegno: il «Concerto per violoncello in la minore cp. 129» di Schumann e la «Sinfonia n. 5 in do diesis minore» di Mahler. Il Concerto è tra le creazioni tarde di Schumann. Risale al 1850, quando il compositore si era trasferito nell'accogliente Dusseldorf e i segni di squilibrio psichico lasciavano qualche tregua. Lo stesso Schumann definisce questo suo lavoro come un «pezzo sereno», dando l'impressione di superare quanto in precedenza il musicista annotava nel suo diario: «Ho difficoltà a esprimermi sia a voce sia per iscritto, e un quarto d'ora al pianoforte mi permette di dire più cose che se riempissi intere risme di carta». Quel che è certo è che il Concerto è assai impegnativo: ma la predominanza del solista, anche in chiave virtuosistica, non toglie nulla all'espressività, che coinvolge in pieno l'orchestra, sicuramente non relegata in un ruolo di mero appoggio. A sentire Mario Brunello, che ha già eseguito questo «Concerto» un'infinità di volte, proporlo con la direzione di Gatti significa non cadere mai di tensione neppure per un attimo. E comunque Schumann vi ha fornito una prova di maestria tecnica eccezionale, dato che il violoncello riceve la possibilità di esternare tutta la gamma di chiaroscuri timbrici. La «Quinta Sinfonia» di Mahler è diventata la più celebre in virtù dell'Adagietto eseguito in «Morte a Venezia» di Luchino Visconti. E pensare che questo quarto tem¬ po, con i soli archi e il rinforzo di un'arpa, non è che il trampolino per il complesso Finale. Certo, l'atmosfera che fa nascere è irresistibile, sognante ed eterea, e ne giustifica la popolarità; ma ha ragione Hans Heinrich Eggebrecht a dolersi di quella estrapolazione cinematografica, che giudica «un appiattimento e una falsificazione messi in scena ai danni di Mahler, una pietanza offerta dall'industria culturale, che sazia ma non estingue la fame». Mahler compose la sua «Quinta» tra il 1901 e il 1903, ritornando ad una formula esclusivamente strumentale, dopo le esperienze di sinfonia vocale della Seconda, Terza e Quarta. Niente più testi poetici a fungere da supporto, dunque. E il primo suono che si sente, solo soletto ma sillabato e perentorio, è quello della tromba in si bemolle, nell'enunciazione di una «oscura marcia funebre» come la definisce Deryck Cooke. Il secondo tempo alterna fasi ossessive ad altre più contenute. Lo Scherzo è un movimento di danza in cui svetta la voce solista del primo corno. Infine, appunto, l'Adagietto e, senza quasi soluzione di continuità, il gran Finale. L'altro appuntamento dell'Unione Musicale è la serata di mercoledì 28 alle 21 in Conservatorio, dove si esibiranno in duo la violinista coreana Kyung Wha Chung e il pianista lituano Itamar Golan. Il programma avrà inizio con due bei lavori di Schubert, la «Sonatina in la minore op. 137 n. 2 D 385» e la «Fantasia in do maggiore op. 159 D 934». La seconda parte del concerto è dedicata a pagine che uniscono la componente folclorica a quella spiccatamente virtuosistica: prima la «Sonata in la minore op. 25» del romeno George Enescu, che rivela l'influenza della ritmica irregolare tipica del linguaggio parlato; poi la «Tzigane» in cui Ravel filtra i suggerimenti della musica zingara spagnoleggiante con il gusto elegantemente francese. [1. o.] . [fianco, Daniele Galli alla guida del/a Rovai Philharmonic Orchestra di Londra nel concerto di domenica 25. Nella foto in allo a destra Dmilri Kilaenko
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