«X-FLASH ESCE DI SCENA»

«X-FLASH ESCE DI SCENA» LO DICO A TORINOSETTE «X-FLASH ESCE DI SCENA» «Articolo emozionante» «Scrive an piemonteis» X-Flash addio Duecento giorni: tanto hanno resistito gli X-Flash. Essendo dei «senzaradio» e non trovandone una, infine si sono dissolti. Dopo la diaspora, numerose e autorevoi voci avevano espresso solidarietà e apprezzamento: per la qualità del lavoro svolto, la coerenza delle scelte e il coraggio della decisione presa. Alcuni avevano tentato persino di arruolarli sotto le proprie insegne, senza successo. Era stato lanciato un appello «agli interlocutori democratici e di sinistra della città per radunare le forze necessarie all'impresa»: si trattava di costruire una nuova radio e occorrevano investimenti significativi. Niente da fare, anche se qualche imprenditore volenteroso aveva espresso interesse e disponibilità. Né, d'altra parte, c'è stata possibilità di conciliazione con la proprietà che continua ad amministrare le sorti di ciò che resta - ascoltare per credere... di Radio Flash: una richiesta avanzata dall'assessore Perone, candidatosi come mediatore. Restano agli archivi le iniziative intraprese in questi mesi come XFlash: il concerto dei Subsonica alla Lega dei Furiosi, serate nei locali della città e soprattutto l'apparizione di Khaled m piazza San Carlo firmata insieme a Musica 90. Ciò che resta sono un paio di trincee telematiche - il sito degli X-Flash, la radio in rete e alcune presenze sparse nell'etere, da Radio Rai a Radio Torino Popolare. Poco o tanto che sia, è ciò che sopravvive di quell'esperienza che ancora oggi in molti rimpiangono. Di più non si poteva: quel gruppo di persone, e il modo in cui concepivano e realizzavano il lavoro radiofonico, è evidentemente un lusso che la città non si poteva né si può permettere. Gli X-Flash, on the air Grazie per quelParlicelo Leggo quel bellissimo articolo firmato da Piero Ferrerò («TorinoSette» n. 509) e mi viene in mente il più grande dolore della mia vita. Ha scritto cose dure e dolcissime, che Dio lo benedica. Sono stata costretta, capite? Nessuno mi ha dato tregua. Non posso dire di più. Come ha capito tutto, quel signore. Lo ringrazio, anche se mi ha rinnovato la pena. Avete pubblicato una pagina che dovrebbero leggere tutti gli egoisti e i superbi, e le egoiste e le superbe. Grazie. Lettera firmata, Torino L'articolo di Piero Ferrerò mi ha molto toccato. Ha scritto cose molto belle, molto umane: non avevo mai letto una difesa «laica» della vita così semplice e profonda. Sono commosso, le pa¬ role di Ferrerò mi confortano ancora oggi che non sono più giovane, perché mia madre mi salvò dall'intervento di parenti che la volevano illibata. Ero un embrione o ero un feto? Quel che è certo è che oggi sono un uomo, una persona. Sono vivo. Grazie. Mia madre era una donna semplice, Piero Ferrerò probabilmente è molto colto: gli estremi, quando si ama, si toccano. Ettore C, Torino Su «TorinoSette» n. 509 ho letto «E lui sogna». Che cosa bella! E di chi sono i bellissimi versi che chiudono il pezzo? P.S. Piero Ferrerò è l'autore di «Lettere ai romani»? Angela Mastroianni, Torino I versi citati nell'articolo sono della poetessa americana Emily Dickinson. Ferrerò, torinese, è l'autore di «Lettere ai romani». Rubrica an piemonteis Due righe an difeisa ed Monsù Giovanni Coriasco («TorinoSette» numero 505). Mi im sentu per gnente désturbà, come monsù Mauro Zocca («TorinoSette» numero 507) ai pensò d'avej una rubrica an piemonteis s'un giornal ed Turin. La realtà d'ancheuj a l'è cola ch'a l'è (mej o pes d'una volta a l'è tut da discute!), ma son fastidia da l'esterofilismo sbardà, an particolar «terzomondista», a scapit d'ie esigense nostran-e. Quant a scrive an piemonteis su d'un giornal arabo, lasuma perde; i spero vivament ch'a sia staita mach una batua, perché dèsnò, me car monsù Zocca, a dimostreria prope ed nen avei capì un assident. Franco Rolla, Torino Indirizzare le lettere a «Lo dico a TorinoSette» La Stampa, via Marenco 32 10126 Torino oppure fax 011 /663.90.36.

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