LA CONGIURA DELLA VITA

LA CONGIURA DELLA VITA LA CONGIURA DELLA VITA Cosmo e selezione naturale ICONO che Benedetto Croce si preoccupò molto quando seppe della bomba atomica lanciata su Hiroshima. Non tanto per i giapponesi, quanto per la propria filosofia. Se quest'arma è così potente da poter cancellare l'umanità dal pianeta Terra - fu la riflessione di Croce - allora la Storia può anche finire. Prospettiva che, per il filosofo dell'idealismo storicistico, non poteva certo essere allegra, comportando la seguente ineluttabile catena di eventi: fine dell'umanità, fine della storia, fine del soggetto della filosofia, fine della mia filosofia. Se la diceria è fondata, bisogna concludere che Croce pensava ancora il mondo, e in particolare l'uomo, come la sola cosa in evoluzione, e dunque suscettibile di Storia. Il resto, le stelle, l'universo, era per lui ancora quello aristotelico: immobile, eterno, infinito nello spazio e nel tempo. In realtà già qualche decennio prima di Hiroshima qualcuno aveva portato il concetto di Sti dt l mlogia: pqStoria dentro la cosmologia: Fridman, Einstein e Lemaitre con le loro proposte teoriche, e Edwin Hubble con le sue osservazioni al telescopio di Monte Wilson, descrivevano l'universo come un insieme di galassie che si allontanano l'una dall'altra a partire da un istante zero, il Big Bang. Un universo in evoluzione, mai uguale a se stesso, in viaggio tra un Inizio e, forse, una Fine. Ora Lee Smolin, professore di fisica all'Università della Pennsylvania, studioso di relatività e meccanica dei quanti, porta alle estreme conseguenze questa prospettiva. Nel suo saggio La vita del cosmo descrive il nostro universo come il sopravvissuto di una quantità di universi potenziali con i quali è entrato darwinianamente in competizione, come un gigantesco organismo quasi-biologico tuttora in lotta per svilupparsi e confrontarsi con universi alternativi, e con una sua finalità, che sta proprio nell'essere sempre più complesso, e per questo sempre più esteticamente ricco, e sempre più intelligente. Vediamo alcuni punti messi in evidenza da Smolin a sostegno della sua tesi. 1 ) Perché l'universo non collassi una frazione di secondo dopo il Big Bang i parametri fondamentali della fisica - per esempio la costante di gravitazione o la massa dell'elettrone - devono avere valori ben precisi e assai critici. 2) Perché la vita si sviluppi devono esserci molte stelle che sintetizzino gli elementi chimici necessari, elementi che nel Big Bang non hanno potuto formarsi. 3) La vita ha bisogno di carbonio: questo si può sintetizzare in grande quantità nelle stelle solo perché il suo nucleo entra in risonanza con quello del berillio: altro particolare cruciale, senza il quale noi non esisteremmo. 4) Perché esistano molti pianeti adatti alla vita devono nascere in continuazione molte stelle, e questo può accadere solo se esplodono molte supernove, capaci di innescare il processo di formazione di nuove stelle. Sembrerebbe dunque esserci nell'universo una congiura che porta alla vita, un finalismo che fa pensare a un universo non regolato dal caso, ma che punta (consapevolmente?) a uno scopo. Va detto però che Smolin si ferma un passo prima: «Per quanto possa essere forte la tentazione, non credo che dovremmo forzare l'analogia fino a spingerci ad affermare che l'universo è vivo»; tuttavia «potrebbe essere del tutto ragionevole considerare l'universo nel suo complesso come un sistema autoorganizzato» in quanto i suoi parametri fondamentali sono «stati scelti da un processo analogo alla selezione naturale». Nonostante queste posizioni, Smolin rifiuta sia il «principio antropico forte», equivalente alla fede in un Dio creatore, sia quello «debole», che si limita a constatare l'armonia dell'universo a posteriori. L'armonia dell'universo - sostiene Smolin - non presuppone né un progetto né un progettista: anzi, proprio perché è armonico ed esteticamente meraviglioso, l'universo non sembra frutto di una pianificazione progettuale: «Sono proprio i po- sti brutti quelli che la nostra civiltà ha progettato e pianificato. (...) Un processo di evoluzione in cui interagiscono disegni e progetti diversi e diverse intenzioni può prondurre qualcosa di molto più bello che il progetto di un qualsiasi singolo architetto». (In proposito è interessante osservare, di sfuggita, che il tema della bellezza e della complessità dell'universo in- triga molti ricercatori contemporanei: Enzo Tiezzi, dell'Università di Siena, ha appena pubblicato da Raffaello Cortina La bellezza e la scienza, pp. 150, L. 16.000). Gli ultimi capitoli di Smolin, mirati a mettere d'accordo relatività generale e meccanica quantistica appaiono un po' avulsi dal tronco principale del discorso di Smolin. La chiave di volta del libro sta nello svelare la stretta connessione tra parametri fisici-universo-galassiestelle-pianeti-vita. Niente di nuovo, nessuna scoperta. Ma un modo nuovo di guardare a cose note, una prospettiva da cui giustificarle tutte insieme. In una frase: la filosofia come può farla un fisico. Piero Bianucci La lesi di Smolin: nell'universo esiste un fumlismo non regolalo dal caso che punta ad un solo scopo, riprodursi di continuo // nostro mondo come il sopravvissuto di una quantità di mondi potenziali, con i quali è stato danviniananiente in competizione LA VITA DEL COSMO Lee Smolin Einaudi pp. 448 L. 42.000 li SCIENZA

Luoghi citati: Hiroshima, Pennsylvania, Siena