STALIN E' VIVO? CERCA NEL BOSCO di Piero Soria

STALIN E' VIVO? CERCA NEL BOSCO STALIN E' VIVO? CERCA NEL BOSCO ARCHANGEL Robert Harris Mondadori pp. 358 L 33.000 OBERT Harris riprende la sua partita a scacchi con la storia dopo il labirintico intermezzo di Enigma. Se in Fatherland i neri di Hitler avevano dichiarato «matto» il mondo avvolgendolo in un delirante futuro di croci uncinate, ora in Arcangel muove il bianco dell'immacolata foresta di ghiaccio e neve sul golfo di Botnia per disseppellirvi gli oscuri fantasmi di uno Stalin redivivo. Tutto ruota intorno ad un presunto (e sconvolgente) diario di Stalin, recuperato e nascosto da Beria, che in modo misterioso ricompare nella Mosca di Eltsin. A seguirne le tracce: uno storico americano ubriacone e sputtanato (Fluke Kelso), un rapace giornalista televisivo addentatore di scoop (R. J. O'Brian) e un vecchio arnese del comunismo stalinista targato Kgb (Vladimir Mamantov) che intrecciano le loro vicende con quelle di Papu Rapava, ultimo (ed unico sopravissuto) di quel Kremlino grondante li l il qsangue e rivoluzione. Il risultato è ambiguo. Ottimo quando la scrittura si accende nell'affascinante dedalo di un passato fantastico. Deludente quando percorre i sentieri di un presente che non c'è (e non può esserci) perché totalmente giocato in una realtà che stride con quella vera. E' in sostanza un romanzo che si legge con animo doppio perché, rispetto a Fatherland, non c'è unità temporale nell'invenzione: là, il divenire è logico per via di una premessa iniziale che, ruotando il fondale di 360 gradi, produce ottiche ignote e straordinarie. Qui, invece, essendo il teatro dell'azione l'oggi noto, non esiste altra angolazione possibile di quella che quotidianamente ci sfila davanti agli occhi. Per cui gli eventi straordiari, per l'uomo e per la politica, che per 300 pagine (su 350) vengono in qualche modo annunciati, finiscono per essere soltanto il prologo (spesso avvincente, tuttavia) di un irreale esercizio di pi¬ rotecnica finale. Entrare nei dettagli significa svelare il meccanismo di un gioco che tiene coperta - il più possibile - una sola carta. Debolezza che, tuttavia, viene ampiamente riscattata dalla vivida ed appassionante ricostruzione degli ultimi giorni del dittatore, dalle donne che servivano nella sua dacia, dai mille medaglioni familiari delle sue vittilme, delle tante mogli eliminate con figli, generi e parenti, specchio vivente delle sue roventi paure, della sua ossessiva mania di persecuzione, della sua nefasta sindrome del tradimento. Una vicenda che - fortunatamente - attraversa tutto il romanzo avvolgendolo con le sue spire come un lungo serpente sonnacchioso. Altrimenti la cartolina oleografica della Russia attuale - tra sexy club e neocapitalismo di maniera - sarebbe ben poca cosa. Piero Soria ARCHANGEL Robert Harris Mondadori pp. 358 L 33.000

Luoghi citati: Mosca, Russia