PIASTRELLISTI, PUTTANE E «VECCHI ARGOMENTI» di Ferdinando Camon

PIASTRELLISTI, PUTTANE E «VECCHI ARGOMENTI» PIASTRELLISTI, PUTTANE E «VECCHI ARGOMENTI» NUOVI ARGOMENTI Numero 3 Mondadori pp. 351 L 15.000 ICEVAMO (27 agosto): leggere è meglio che non leggere, sapere è meglio che non sapere, chi non legge e resta ignorante si fa del male, se lo fa volontariamente merita che gli si dica: «Peggio per te!». Sono arrivate tante risposte. Allucinanti. E' vero che a rispondere sono sempre i risentiti, quelli che protestano, ma stavolta quel che dicono piomba come un colpo di bazooka su Tuttolibri. Ci ributtano in faccia il nostro slogan, come nei film si ributta indietro a volo una bomba a mano prima che esploda, e dicono: «E voi leggete? Poveri disgraziati!». I giovani-che-non leggono sono «fieri» di non leggere. Qui c'è qualcosa da capire. Ascoltiamo. Nel mio articolo raccontavo di un posatore di piastrelle, che m'era entrato in casa per due giorni di lavoro, si fece pagare un milione tondo, non sapeva calcolare i metri quadri delle pareti, non sapeva chi fossero Shakespeare, Manzoni, Leopardi, aveva idee paradossali su Clinton e Monica (pensava furbescamente, che Monica fosse la moglie o l'amante di Starr), e così via. Insomma: vive una vita ricca ma leggermente (mi permetto) insulsa. Dicevo che la colpa non è della scuola, ma della famiglia. Figli che disprezzano i libri crescono in case senza libri. Alcuni lettori dell'articolo, non molti (potevo non dirlo, ma che gusto c'è?), sono d'accordo con me: un ragazzo così «si frega». Uno di loro, Nicoletta Del Favero, dice che ha visto tra i giovani non solo l'indifferenza per i libri, ma il disprezzo: «Le persone che leggono, so¬ prattutto libri che non siano i soliti e specialmente poesie, vengono guardate con sospetto, se non con scherno». Truffaut potrebbe girare un nuovo «Fahrenheit 451 », stavolta come documentario. «Chi legge è perché ha avuto possibilità maggiori», ci scrive Stefano Delprete (ma no, un posatore che va sui quindici milioni al mese, non ha poche possibilità, «ne ha troppe»: questo è il problema»), e in ogni caso, continua, un artigiano che non legge «è più utile di qualsiasi Shakespeare o Manzoni o Leopardi». Notate il «qualsiasi». Insiste Bruno Caudana: «Se viene a mancare l'opera dello scrittore, ciò comporta al massimo un deficit di fantasticazioni per l'umanità [come dire, cala un po' la pazzia); ma se manca l'opera del piastrellista...». L'artigiano fa il progresso, la scrittura no. Il progresso è solo produzione industria¬ le. Solo la produzione è progresso. La lettura non è soltanto neutra, di fronte al progresso, ma è negativa. I giovani che-non-leggono non è che non si sono posti il problema: lo hanno affrontato e hanno concluso che «leggere è dannoso». Il mio piastrellista è convinto che leggere fa male a lui, e che non leggendo lui si salva. Ma gli autori delle lettere che lo difendono sono convinti che «leggere fa male a tutti». Alla stessa conclusione arriva, per strade più alte, Emanuele Trevi, e la esprime con violenza anche personale (siamo dunque nemici? non lo sapevo, ma lui sì), su Nuovi Argomenti di questo mese: «Esiste una "Commissione per la diffusione della cultura" della quale fa parte lo scrittore Luigi Malerba, che a quanto pare ha chiesto per i libri un ticket come per le medicine. Anche un ticket per le puttane non sarebbe male...»: (Va be', ma perché dovrebbe pensarci il povero Malerba, a incrementare le puttane? Non può chiedere tutto lui, anche Trevi può far la sua parte). Ci sono «analfabeti stupratori e analfabeti d'animo gentilissimo, capaci di gesti di carità inaudita. Analfabeti che distruggono gli stadi e le opere d'arte e analfabeti che sono ottimi padri, e invece di leggere un libro portano i loro bambini in giro per la città, e li fanno felici tutto un pomeriggio». C'è qui l'idea (sublime) che na¬ scere da genitori che leggono è una maledizione, nascere da genitori analfabeti è una grazia del cielo. I primi figli strillano, i secondi cantano. Tutte le perizie sui «mostri nati dal degrado» sono fandonie, da Maso al mostro di Terrazzo all'assassino di Simeone. Solo genitori analfabeti tengono d'occhio i figli, e Simeone può testimoniarlo. Maledetta la casa dove s'insegna a leggere: il parricidio sarà una legittima difesa. Essere analfabeti ha i suoi vantaggi, almeno per i figli. «La verità è una sola: i libri sono la responsabilità, direi quasi il fardello, di una parte ristretta dell'umanità». Il pericolo è che «di libri se ne leggano troppi»: da qui parte una terrificante maledizione contro Inautentica plebe contemporanea che affolla i corridoi delle università, le Biennali e le Quadriennali, i festival dell'Unità, i concerti d'estate e le fiere del libro.... Utenti e a loro volta produttori di una cultura di serie B, figlia di una nozione stolta dell'uguaglianza dei diritti e dei talenti, di fronte alla quale non c'è da augurarsi che il peggio: che i nostri giovani posatori continuino a spassarsela, portando presto l'Italia, dal terz'ultimo posto che occupa, all'ultimo posto in Europa in fatto di consumi culturali». Questo sì che è progresso! Quei termini evangelici, «stoltezza» e «talenti», inscrivono questo progresso dell'Italia verso l'ultimo posto in Europa in un disegno della provvidenza, che evidentemente scarica in Italia più analfabeti che altrove, poveri di talenti, senza fardello e quindi rapidi nella corsa (all'indietro). La disuguaglianza dei talenti è giusta causa per una disuguaglianza dei diritti. Il primato di analfabeti in Europa ò solo una tappa, provvisoria, del nostro vero progresso, inarrestabile: il primato nel mondo, raggiunto il quale l'auspicio di Trevi si placa, come un fiume in mare. Nuovi Argomenti si chiama la rivista, diretta un tempo da Alberto Moravia. Ma questi son vecchi argomenti: gli argomenti di chi ha un privilegio e dice che gli vien da madre natura e nessun altro lo merita. Già il capo dell'orda ragionava così. Trevi propone che la cultura e la lettura calino, che le università si spopolino. I libri sono libri quando sono rari e con basse tirature. Il lettore è lettore quando non ci sono altri lettori. L'università è università quando ha pochi iscritti: i figli di Trevi e dei suoi amici. Ferdinando Camon Ferdinando Camon risponde alle lettere prò e contro il suo Parliamone: «I giovani non leggono? Peggio per loro!» e replica alle critiche di Emanuele Trevi sull'ultimo numero di «Nuovi Argomenti» NUOVI ARGOMENTI Numero 3 Mondadori pp. 351 L 15.000