IL GATTOPARDO UNA NUOVA VITA IN PLATEA

IL GATTOPARDO UNA NUOVA VITA IN PLATEA Parliamone IL GATTOPARDO UNA NUOVA VITA IN PLATEA I N un autunno silente, due studiosi che si stimano ! aprono l'annata delle conJ suete polemiche letterarie: i l'uno, Francesco Orlando, dedica al Gattopardo di Tornasi di Lampedusa un intero libro di centosettantasei pagine, L'intimità e la storia (Einaudi), collocandolo ai vertici della letteratura mondiale del Novecento; l'altro, Alberto Asor Rosa, gli replica dalle colonne di «La Repubblica», rimproverandolo d'aver preso un abbaglio: forse (questo il succo del suo discorso) il romanzo non è quel capolavoro assoluto che Orlando pretende che sia. La disputa (per altro civile: Orlando - uno dei migliori nostri teorici della letteratura - ha persino collaborato con un saggio poderoso al tomo più ambizioso della Sto ria della letteratura italiana di Asor, quello sull'interpretazione) avrebbe forse dovuto tener conto che Orlando è stato (lui panormita, classe 1934) il giovane allievo cui Tornasi dettò le parti I-IV e VIIVII I del romanzo: voglio dire che la critica si nutre, talvolta, di «una lunga fedeltà», per citare un titolo continiano a proposito di Montale: e tale «fedeltà» può talora far, lievemente, travedere. Il quale Contini, in un suo Schedario (19841, cosi si «liberava» del romanzo oggi ridiscusso: «La fortuna eccezionale del libro... è dovuta al fatto di essere una gradevolissima "opera d'intrattenimento" (per usare una formula crociana) in cui si rendono popolari, su uno sfondo etnicamente pittoresco, taluni valori della grande generazione passata, Proust in particolare». Questo per dire, come lo stesso Asor Rosa amabilmente osserva, che la critica letteraria è tutto meno che una scienza esatta e della sbrigativa durezza d'un lettore come Contini si può (volendo! tener conto, non certo per demoli re la minuziosa e appassionate-, esegesi d'Orlando, che è comunque studioso assai fine, ma per rivendicare, ancora una volta, all'opera letteraria d'essere espressivamente ambigua, contraddittoria, sempre in qualche modo «evasiva». E' significativo che, in un altro schedario, collettivo e generazionale, Cento romanzi italiani 11901-1995*. apparso due anni or sono presso Fazi, un qualificato lettore giovane, Emanuele Trevi, abbia speso, anome dei suoi coetanei, intelligenti parole di adesione al Gattopardo- «Il romanzo di un impossibile (leggasi: la sopravvivenza della nobiltà, ndrl che sfida le regole di uno sviluppo storico affidato ingenuamente alle illusorie categorie dell'ufi/e». Ad aggiungere qualcosa al caso sopravviene l'iniziativa di un teatro pubblico, lo Stabile della nostra città, che organizza una lettura integrale del Gattopardo e un convegno fitto di non-letterati, come Caselli, Pintacuda e Sorgi. Se ciò accade, significa che questa istituzione culturale ha fondati motivi di ritenere che il romanzo del principe di Lampedusa parli ancora alla collettività dei lettori non specialisti. Un notevole studioso di lmgua tedesca, lo Jauss, rivendicò anni fa l'esigenza d'una storia letteraria fondata sul criterio della ricezione: scritta, in parole povere, non dalla parte dei critici, ma da quella dei fruitori. L'episodio torinese lo avrebbe di certo entusiasmato. Guido Davico Bonino

Luoghi citati: Lampedusa