WWW. A scuola di futuro

WWW. A scuola di futuro WWW. A scuola di futuro MILANO HE processione di ragazzi, attorno al recinto di quella Fiera che negli Anni 60 ci informò che l'Italia era entrata nell'età boom. Ieri, zaino in spalla, «mouse» alla mano, i ragazzi del '98 erano là, a migliaia, ad abbeverarsi al sapere della società dell'informazione, videogame e browser compresi, così come i loro padri accarezzavano, trent'anni fa, frigoriferi e cucine economiche. Oggi, quei ragazzi stanno a informarci di un'altra novità, non meno dirompente: l'Italia, senza che i governanti o la classe dirigente se ne siano accorti, sta entrando nell'era dell'informazione. «Purtroppo commenta Mauro Meanti, 39 anni, responsabile italiano di Microsoft è un ingresso a passo da lumaca. In Italia le famiglie non hanno in casa il personal, solo il 15% contro il 30 della Gran Bretagna...». Tre giorni di apertura al pubblico, prevede lo «Smau», il salone dedicato alle tecnologie dell'informazione, più due solo per i professionisti delle tecnologie per l'ufficio. In quei tre giorni «open» un mezzo milione di persone, o giù di lì, approderà da tutta Italia nei recinti della Fiera per capire quel che si prepara per il nostro futuro, dietro Internet piuttosto che dietro l'evoluzione dei telefonini, delle reti a «banda larga» o al teatro in casa, lo «Home Theater», imperniato sulle nuove possibilità del Dolby. Uno spettacolo strabiliante, da un milione e mezzo a cinque. C'è di tutto, dentro la città elettronica della Fiera. Ci si può soffermare sull'evoluzione della telefonia o sul futuro del personal computer, sui giochi, piuttosto che sul settore «educational». Alla fine, la sensazione è che tutto abbia la stessa radice, ovvero che il marchio sul nostro futuro sia stato impresso a suon di «byte», ovvero unità di informazioni, piuttosto che di illusioni più o meno radicate nel consumismo di stampo tradizionale. «L'importante - spiega Meanti - è che i ragazzi capiscano il mondo dei computer. Non conta la tecnologia più sofisticata, ma che in classe abbiano il computer». Oggi? «Oggi non ce l'hanno. C'è un computer ogni 50 alunni contro uno ogni 10 in Inghilterra... A Roma lo sanno, eccome. Ma chissà se hanno stanziato i quattrini nel modo giusto: mille miliardi di lire sembrano tanti, ma ad Amsterdam, per una popolazione ben minore, hanno messo in cantiere la stessa spesa». Quel che conta, spiega l'ambasciatore di Bill Gates in Italia (il settimo mercato nell'impero mondiale del software), non sono i «prodotti». Ma la capacità di far capire, e amare, mouse e computer a un pubblico sempre più ampio. L'importante è che il mondo, almeno quello che è in grado di spendere quattiini per elevare la sua condizione sociale ed economica, capisca che il suo futuro passa per il multimediale, comunque lui preferisca. Meglio il telefono? Pronti, allo Smau ce n'è di ogni tipo. Cellulari capaci di offrire ogni genere di servizio, dalla consultazione della Borsa all'invio di fax. Preferite la tv? Il futuro parla di cristalli liquidi, di Internet, di schede magari capaci di trasformarsi in «acquari», come quello schermo giapponese in grado di riprodurre, con grande fedeltà, colori (e suoni) della natura. Professione e gioco, all'apparenza separati, viaggiano in stretta simbiosi. Presentatevi allo stand di Intesis. Vi verrà offerto un gadget particolare: è un attacco «online» per testare i vostri sistemi di sicurezza di rete. Preferite i giochi in senso classico? Rivolgetevi a Logitech, il suo «Cable drive» assicura livelli di realismo mai toccati prima sul fronte delle simulazioni di guida. Vi interessa la didattica? Da Dida El si può provare (pardon, il gergo impone testare...) «Hyperlatino», sistema d'avanguardia per apprendere Giovenale, Tito Livio, Plinio e Seneca. Oppure il problema è di trovare, finalmente, il sistema più efficace per insegnare l'inglese? In catalogo c'è «The Hotelier», destinato al settore turistico-alberghiero. Ai genitori, disperati dall'esito delle scuole tradizionali, si può suggerire una ricetta ben più forte: «Learn English or die». Un videogioco che, invece di inseguire le vecchie didattiche tradizionali, fa un salto di qualità. Il ragazzo, dopo un colpo di mouse, si trova in un mondo «virtuale» più reale che mai: un bassofondo più ostile di Liverpool o dei bassifondi di Detroit dove, per aver da mangiare, e superare il primo quadro, occorre saper rispondere a tono alla cameriera giamaicana sullo schermo. Altro che realtà virtuale. L'elettronica corre, anticipa le richieste dei mercati, didattica compresa, sia dei papà, che chiedono sistemi sempre più «facili», sia dei giovani, che vogliono applicazioni sempre più aperte, «globali». Una moda? Molto di più. Nel giro di 15 anni la vita quotidiana è stata sconvolta da oggetti (telefonino, fax, orologi digitali, personal computer, tv via satellite) in pratica sconosciuti all'inizio degli Anni 80. Il futuro prossimo ci proporrà novità ben maggiori, a partire dal commercio elettronico e da quanto altro viene consentito dalla grande rete. Già oggi, tramite Internet, si può comprare di tutto. E non crediate che il Vecchio Continente sia refrattario a queste avventure. L'anno scorso i messaggi e-mail sono stati il doppio della corrispondenza normale tra i Paesi europei. Guai se l'Italia non si muove... «Per noi italiani - suggerisce Meanti una rivoluzione del genere potrebbe garantire almeno 50 mila posti di lavoro solo in Italia. Si va dalle operazioni di retroguardia, ovvero aggiornare i computer alla data del Duemila, fino ai linguaggi nuovi, alla capacità di garantire alle piccole e medie imprese italiane la possibilità di vendere via Internet. L'importante è che i ragazzi, grazie alla famiglia e alla scuola, si abituino a usare il computer annullando il gap che li separa dai coetanei di altri Paesi. L'Italia è in testa all'Europa del Sud, precedendo Spagna, Portogallo e Grecia. Ma, per quanto riguarda la diffusione dei computer nella scuola, è ben lontana dal Nord Europa. Il rischio, insomma, è di perdere posizioni. I ragazzi dello Smau, a dire il vero, non sembrano alimentare certe preoccupazioni. A centinaia, a migliaia si affollano attorno alle postazioni dei giochi. Non solo i classici (primi fra tutti, naturalmente, quelli sul calcio) ma anche i più sofisticati, tipo «Industry giant», piccolo banco di prova per aspiranti finanzieri alla George Soros. E, soprattutto, da loro emana una febbre di conoscere che lascia ben sperare. «Nell'età della rete spiega lo studioso di media Nick Negroponte, ospite abituale dello Smau - quel che conta è la diffusione dell'informazione. Il venditore vende una merce, ma ne conserva il possesso. Il compratore, a sua volta, è il primo agente». Ovvero, quel che conta è che la febbre da «net», da informazione, contagi i teenager. Poi, qualcosa verrà, probabilmente a vantaggio dell'inventiva delle piccole e medie imprese italiane che via rete possono raggiungere mercati nuovi, impossibili prima della rivoluzione informatica. Internet è il pifferaio del Duemila, il magnete della nuova rivoluzione. E i ragazzi, anche se la scuola non fornisce i computer, accorrono. Eccome. Ugo Bertone MILANO HE processione di ragazzi, attorno al recinto di quella Fiera che negli Anni 60 ci informò che l'Italia era entrata nell'età boom. Ieri, zaino in spalla, «mouse» alla mano, i ragazzi del '98 erano là, a migliaia, ad abbeverarsi al sapere della società dell'informazione, videogame e browser compresi, così come i loro padri accarezzavano, trent'anni fa, frigoriferi e cucine economiche. Oggi, quei ragazzi stanno a informarci di un'altra novità, non meno dirompente: l'Italia, senza che i governanti o la classe dirigente se ne siano accorti, sta entrando nell'era dell'informazione. «Purtroppo commenta Mauro Meanti, 39 anni, responsabile italiano di Microsoft è un ingresso a passo da lumaca. In Italia le famiglie non hanno in casa il personal, solo il 15% contro il 30 della Gran Bretagna...». Tre giorni di apertura al pubbligrado di riprodurre, con grande fedeltà, colori (e suoni) della natura. Professione e gioco, all'apparenza separati, viaggiano in stretta simbiosi. Presentatevi allo stand di Intesis. Vi verrà offerto un gadget particolare: è un attacco «online» per testare i vostri sistemi di sicurezza di rete. Preferite i giochi in senso classico? Rivolgetevi a Logitech, il suo «Cable drive» assicura livelli di realismo mai toccati prima sul fronte delle simulazioni di guida. Vi interessa la didattica? Da Dida El si può provare (pardon, il gergo impone testare...) «Hyperlatino», sistema d'avanguardia per apprendere Giovenale, Tito Livio, Plinio e Seneca. Oppure il problema è di trovare, finalmente, il sistema più efficace per insegnare l'inglese? In catalogo c'è «The Hotelier», destinato al settore turistico-alberghiero. Ai genitori, disperati dall'esito delle scuole tradizionali, si può LA STAMPA WWW. A scuola di futuro più sofisticati, tipo «Industry giant», piccolo banco di prova per aspiranti finanzieri alla George Soros. E, soprattutto, da loro emana una febbre di conoscere che lascia ben sperare. «Nell'età della rete spiega lo studioso di media Nick Negroponte, ospite abituale dello Smau - quel che conta è la diffusione dell'informazione. Il venditore vende una merce, ma ne conserva il possesso. Il compratore, a sua volta, è il primo agente». Ovvero, quel che conta è che la febbre da «net», da informazione, contagi i teenager. Poi, qualcosa verrà, probabilmente a vantaggio dell'inventiva delle piccole e medie imprese italiane che via rete possono raggiungere mercati nuovi, impossibili prima della rivoluzione informatica. Internet è il pifferaio del Duemila, il magnete della nuova rivoluzione. E i ragazzi, anche se la scuola non fornisce i computer, accorrono. Eccome. filisi In basso il telefonino satellitare Iridium: il suo lancio, previsto per fine settembre, è slittato al I ° novembre L'illustrazione è tratta dall'ultimo numero di «Wired» vello Carpugnino piuttosto che a Kuala Lumpur? Da 2,5 a 5 dollari al minuto. Canoni d'abbonamento? A nove giorni dal via, salvo altri rinvìi, Tini non ha ancora deciso. E allora, signor Iridium? «E allora bisogna comprendere la complessità dell'operazione - risponde Mazzetti -. Però le nostre stime...». Dicono che questo sarà In basso il telefonino satellitare Iridium: il suo lancio, previsto per fine settembre, è slittato al I ° novembre L'illustrazione è tratta dall'ultimo numero di «Wired»