Confindustria pessimista per la crescita

Confindustria pessimista per la crescita Confindustria pessimista per la crescita «Difficile anche rispettare le magre previsioni Ue» FRA CRISI E SVILUPPO LROMA E previsioni di Bruxelles il giorno dopo. A sintetizzare le preoccupazioni delle associazioni di categorie per il ribasso delle stime sulla crescita italiana è il presidente della Confindustria Giorgio Fossa: «Sottoscriverei volentieri una crescita del Pil dell'1,7% nel '98 e del 2,9% nel '99». In apparenza un commento ironico, paradossale. In realtà un augurio «dettato solo dal realismo». «Speriamo - afferma Fossa - che con il nuovo governo si possano mantenere questi dati, il che non sarà facile». Non basta dunque essere il Paese con il più lento tasso (quasi la metà) di sviluppo dell'area Euro. Per il presidente della Confindustria, nonostante la lieve ripresa della produzione in ottobre (l'indice medio giornaliero è aumentato dell'1,2% rispetto a settembre con un incremento tendenziale dello 0,3%), è necessario guardarsi ancora le spalle, «evitare nuovi tagli, mettere in campo nuove leve, fare un'attenta riflessione». Ma se il leader degli industriali italiani si dice «fortemente preoccupato» per gli inevitabili riflessi del rallentamento del Pil, i dati diffusi dalla Commissione Europea hanno provocato reazioni negative an¬ che nelle altre associazioni di categoria. Pessimista, per esempio, è il giudizio di Sergio Bilie, presidente di Confcommercio: «Per l'Italia indossare la maglia nera in Europa significa creare le condizioni per un ulteriore rallentamento dell'economia e un allargamento del divario tra Nord e Sud». «Non si può continuare a tenere i problemi in freezer - sbotta Bilie -, rischiamo una polmonite con l'inverno freddo che ci aspetta». Augusto Bocchini, presidente di Confagricoltura, convinto che le previsioni fatte dall'Ue potrebbero essere anche troppo ottimistiche, rincara la dose: «Senza dubbio tira aria di reces¬ sione. Il commercio mondiale crescerà nel '98 solo del 50% rispetto al tasso di sviluppo del '97». E per Bocchini «il mercato interno non riparte proprio a causa di questa contrazione che blocca le esportazioni». Dati alla mano, anche la Confartigianato prefigura un futuro nero: «Con queste previsioni che ci danno fanalino di coda in Europa ci sarà ulteriore disoccupazione». L'economia quindi perde quota e per le categorie il quadro è tutt'altro che roseo. Per rimediare a questo allarme diffuso piovono le richieste al governo. Ogni associazione chiede nuove regole e ha una propria ricetta. E così per la Confindustria è necessaria una maggiore flessibilità sul mercato del lavoro, una minore pressione fiscale, «in sintesi un programma che ridia fiducia alle imprese e stimoli gli investimenti, in particolare quelli internazionali». E così per la Confcommercio occorre far ripartire l'economia attraverso la riscoperta del mercato interno, attraverso la stimolazione dei consumi e la diminuzione della disoccupazione. La Confartigianato lamenta invece il blocco della piccola e media impresa e chiede all'esecutivo «di cambiare una legislazione che è in contrasto con il sistema produttivo e che sbarra la strada al lavoro nel Mezzogiorno». Al nuovo governo si rivolge anche la Confagricoltura «affinché sia estremamente concreto e tenga conto delle esigenze delle imprese agricole di poter stare sul mercato». Giovanni Lamberti Giorgio Fossa, presidente Confindustria

Persone citate: Augusto Bocchini, Bocchini, Giorgio Fossa, Giovanni Lamberti, Sergio Bilie

Luoghi citati: Bruxelles, Europa, Italia