Dopo Leonardo arriva «Artemisia» di Daniela Daniele

Dopo Leonardo arriva «Artemisia» In cambio è partita da Roma la «Danae» del Correggio: sarà esposta in Spagna Dopo Leonardo arriva «Artemisia» UnRembrandt in prestito alla Galleria Borghese ROMA. Viaggia l'arte sulle rotte italiane. Prima «La Dama con l'ermellino», una specie di ritorno in patria per Leonardo, e oggi l'arrivo dell'imponente ((Artemisia», di quel Rembrandt che, sebbene in stretto rapporto con il Naturalismo italiano, non visitò mai il nostro Paese e nei nostri musei, tra tutti i grandi maestri del Seicento, è il meno rappresentato. Mentre l'«Artemisia» dal museo madrileno del Prado giungeva alla Galleria Borghese, da qui compiva il percorso inverso la «Danae» del Correggio, concessa in prestito alla mostra su Filippo II con cui la Spagna celebra il grande monarca. Ad accogliere il capolavoro del pittore olandese una folla di invitati nel Salone degli Imperatori. A fare gli onori di casa la direttrice della Galleria, Alba Costamagna. Entusiasta per la politica degli scambi culturali, inaugurata dall'ex ministro ai Beni culturali Veltroni, l'ambasciatore di Spagna, Juan Pratt y Coli. «Ringrazio le autorità italiane che hanno permesso questo scambio ha detto - e mi auguro che la cooperazione ispano-italiana, molto intensa sul piano culturale, possa continuare di questo passo». Il direttore dei Beni culturali, Mario Serio, ha poi ricordato che questa visita incrociata è solo un tassello di una rete di rapporti che, con la Spagna, s'è inziata a costruire due mesi fa, con l'incontro tra Veltroni e il mini- stro spagnolo della Cultura. Claudio Strinati, soprintendente ai Beni artistici e storici di Roma, ha poi sottolineato l'importanza dell'opera che si colloca negli Anni 30 del Seicento. «E gli Anni 30 - ha osservato -, fateci caso, sono importanti in ogni secolo. In Italia hanno prodotto il Barocco, mentre in Olanda l'emersione piena della coscienza moderna, preludio all'Illuminismo e al Romanticismo». Poi, a piccoli gruppi, gli inviati hanno percorso la scala a chiocciola che porta alla sala numero 10, dove si sono trovati di fronte alla sfolgorante immagine, opera della maturità dell'artista. I critici sembrano ormai concordi nel mettere in relazione il dipinto con la storia di Artemisia, sorella e sposa di Mausolo, re della Caria che, dopo la morte del marito, si avvelenò bevendo una coppa di vino mischiato con le ceneri del defunto. Ma alcuni specialisti ritengono che Rembrandt volesse, invece, rappresentare Sofonisba, sposa del re Massinissa, che, dopo essere stata catturata da Scipione, ricevette dal marito un calice con un liquido avvelenato e scelse la morte per non cedere all'infedeltà pretesa dal suo rapitore. Il modello utilizzato da Rembrandt per la figura principale del quadro si ripete in altre sue opere degli Anni 30 e ha indotto alcuni a pensare che si trattasse della giovane moglie dell'artista, Saskia. Sebbene il successo del pittore, durante il decennio 1630-1640, si basasse sui ritratti, occasionalmente dipinse storie bibliche e dell'antichità, suoi temi favoriti, ai quali la cultura del momento dava maggior importanza. I visitatori della Galleria Borghese potranno vedere l'opera da oggi fino al 15 gennaio. E potranno ammirare i sensazionali effetti di chiaroscuro, le due serve della signora che emergono dal buio, i gioielli dell'Artemisia-Sofonisba, le perle, la pelliccia d'ermellino lavorati a tratti di colore così spesso da essere resi quasi sporgenti. Daniela Daniele «Artemisia» di Rembrandt

Persone citate: Alba Costamagna, Claudio Strinati, Juan Pratt, Mario Serio, Rembrandt, Veltroni