Palermo, i pm «bocciano» la Cgil

Palermo, i pm «bocciano» la Cgil Dura presa di posizione dei magistrati al processo contro i boss ai cantieri navali Palermo, i pm «bocciano» la Cgil «Tollerò la mafia, non può essere parte civile» PALERMO DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Sindacati e azienda vorrebbero costituirsi parte civile nel processo contro 20 persone accusate di aver consentito alla mafia di «comandare» nei cantieri navali di Palermo gestiti dalla Fincantieri (Iri). Però, i pm Vittorio Teresi e Marcello Musso si oppongono. Secondo i due sostituti della Direzione distrettuale antimafia, inviati in aula dal procuratore Gian Carlo Caselli, Fiom-Cgil, Fim-Cisl e Uihn fecero poco o nulla per contrastare i boss. Analoga inerzia, a loro parere, è riscontrabile nei dirigenti dei cantieri. E' un atto d'accusa che, sia pure sotto il profilo morale e politico, colpisce come uno schiaffo le gestioni tra gli Anni '70 e inizio '90 dei sindacati palermitani dei metalmeccanici e della Fincantieri. I giudici della prima sezione della Corte d'assise, presieduta da Claudio Dell'Acqua, si sono riservati di decidere e si pronunceranno nella prossima udienza, sabato 31 ottobre, nell'aula bunker del nuovo carcere palermitano «Pagliarelli». Secondo i pm, tanto i sindacalisti quanto i dirigenti aziendali «avevano assunto una posizione di tolleranza e sostanziale vicinanza con le cosche mafiose per cui oggi non possono ritenersi legittimati alla co- stituzione di parte civile». Tutti e 20 gli imputati sono accusati di associazione mafiosa e di appartenere allo storico clan dei Galatolo, che per decenni avrebbe imposto appalti e subappalti, forniture e assunzioni. Il processo si celebra anche per due omicidi avvenuti nella borgata Arenella, dove si trova lo stabilimento di costruzioni e riparazioni navali. E' uno degli impianti più specializzati nel Mediterraneo, ma da anni è in crisi e l'occupazione in picchiata: da oltre 5000 addetti negli Anni '50 e '60 a meno di 1500. C'è gelo alla Cgil dove il giudizio della procura di non aver assunto una posizione «sufficientemente critica» sui cantieri navali palermitani rischia di travolgere le passate gestioni della Fiom locale. Ha detto Emilio Miceli, il segretario della Camera del lavoro: «I giudici sono chiamati a decidere se il sindacato e i lavoratori siano stati danneggiati dalla mafia ed è questo l'interrogativo a cui devono rispondere». Al settimo cielo invece è l'operaio metalmeccanico Gioachino Basile che anni fa, quando denunciò che la mafia spadroneggiava nei cantieri navali, fu licenziato, querelato dall'azienda ed espulso dalla Fiom. Basile, padre di tre figli, vive in una località segreta protetto dagli agenti dei servizi antimafia. Antonio Ravidà

Persone citate: Antonio Ravidà, Claudio Dell'acqua, Emilio Miceli, Galatolo, Gian Carlo Caselli, Gioachino Basile, Marcello Musso, Vittorio Teresi

Luoghi citati: Palermo