Annega il clandestino buttato a mare di R. Cri.
Annega il clandestino buttato a mare Annega il clandestino buttato a mare Salvi in extremis altri 22 curdi, tra cui 5 bambini LECCE. La fuga verso l'Italia si è conclusa in tragedia: un clandestino curdo, buttato a mare dopo essere stato minacciato con le armi dallo scafista che lo trasportava, ha annaspato a circa 200 metri al largo della costa salentina e quando è stato soccorso era già gravissimo. E' morto poco dopo il ricovero, per un principio di annegamento. Con lui altri 25 clandestini, 22 curdi e tre sudanesi, tra i quali cinque bambini: tutti hanno rischiato di morire, mentre stavano tentando, con la forza della disperazione, di raggiungere a nuoto la riva. A dare l'allarme è stato un pescatore, che ha avvertito i carabinieri. I militari sono riusciti a trarre in salvo tutti i profughi. Due di loro erano già privi di sensi (e sono stati ricoverati nell'ospedale di Maglie), mentre un sudanese con una sospetta frattura a un piede è stato portato a Scorrano. Ma per il curdo, di età apparente tra i 25 e i 30 anni, che non aveva alcun documento d'identità, non c'è stato nulla da fare. L'uomo e i compagni sono le ennesime vittime del «mercato dei disperati» organizzato dagli scafisti: li avevano trasportati illegalmente in Italia dall'Iraq, con un lunghissimo viaggio che - secondo quanto hanno raccontato alcuni di loro agli agenti - è costato a ciascuno una cifra compresa tra i 3.500 e i 4 mila dollari (oltre 6 milioni di lire). Dopo aver attraversato la Turchia, hanno raggiunto l'Albania e a Valona si sono imbarcati, malgrado le pessime condizioni del mare che da alcuni giorni hanno scoraggiato la maggior parte dei viaggi clandestini. Prima di partire hanno saldato il «conto» ai traghettatori, versando l'equivalente di 500 mila lire a testa. Ma neanche quest'ultimo salasso è stato sufficiente e durante la traversata sono stati depredati dei pochi soldi che ancora avevano e che sarebbero dovuti servire per proseguire il viaggio in direzione del Nord Italia. Poi, in vista della costa, e nonostante il mare agitato, l'epilogo: sono stati costretti a buttarsi in ma¬ re, sotto la minaccia delle armi, rischiando di essere inghiottiti dai flutti. Uomini, donne e bambini sono stati temporaneamente sistemati nei container. Poi, in serata, dopo essere stati rifocillati e sottoposti ai primi controlli medici, sono stati accompagnati nel centro di accoglienza di Otranto, dove hanno ricevuto vestiti asciutti. Devono la vita al pronto intervento dei carabinieri, che li hanno soccorsi proprio mentre la situazione era ormai al limite e stavano per annegare. Inutile, invece, si è rivelata ancora una volta la caccia agli scafisti: dopo essersisbarazzati dei clandestini, hanno ripreso il largo a tutta velocità, facendo rapidamente perdere le tracce. I carabinieri hanno soltanto visto il gommone con due persone a bordo che si allontanava, ma non hanno potuto fare niente per fermarlo. Ormai, la pratica di buttare a mare i clandestini, per evitare di sbarcare e di rischiare l'arresto da parte delle forze dell'ordine, è diventata pratica corrente degli scafisti. L'ultima volta è accudo 10 giorni fa, sempre nel canale d'Otranto, quando sei bambini, quattro donne e 22 uominin sono stati abbandonati a se stessi e salvati dopo una notte aggrappati a uno scoglio. E l'emergenza non accenna a dimiuire. Sempre ieri, una pattuglia della Guardia di Finanza di Otranto ha fermato 33 persone originarie del Kossovo che si erano rifugiate all'interno di una pineta. Il gruppo era da poco sbarcato da un gommone ed era riuscito a raggiungere la terraferma. [r. cri.]
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