La furia di Roman, soldato senza rancio
La furia di Roman, soldato senza rancio RUSSIA Diciott'anni, di leva in Siberia, non mangiava da giorni. Nell'ex Armata Rossa cova la rivolta per le condizioni di vita disumane La furia di Roman, soldato senza rancio { Uccide la guardia della mensa, si sfama, poi si suicida MOSCA. Roman Seriodkin aveva diciotto anni ed era un soldato dell'ex esercito russo dell'era Eltsin. Aveva tanta fame, Roman, perché non mangiava da diversi giorni. Per questo ha cercato di entrare nella mensa della caserma. E, trovandosi di fronte una guardia, un '"' commilitone affamato come lui, l'ha ammazzato. Ha preso le chiavi, ò entrato, si è saziato, per quanto glielo consentivano le riserve della mensa, e poi si è ammazzato. Nell'ultima lettera scritta alla mamma si lamentava per la fame e il mal di testa. «Nessuno ha colpa per la mia morte», concludeva Roman assolvendo tutti. E' il destino, avrà pensato. Entrerà nelle statistiche, probabilmente, come il 450M militare suicida quest'anno in Russia. L'anno scorso erano stati 487, c'è ancora tempo per battere il record da qui alla fine dell'anno. A settembre sulla nave missilistica «Uragan», ancorata a Poliarnij, una trentina di marinai si chiusero a chiave in cambusa per protestare contro le condizioni di vita bestiali cui erano sottoposti. Devono avere fatto anche loro un'abbuffata tremenda prima di essere arrestati a messi a pane e acqua. Questa è l'ex Armata Rossa, che faceva tremare di paura il mondo intero. Adesso il capo del governo, Evgenij Primakov, comunica di aver racimolato a fatica 1,4 miliardi di rubli (87,5 milioni di dollari) per pagare due mesi di stipendi ai militari. Non gli ultimi due: giugno e luglio. Per settembre e ottobre ci vorrà altro tempo, altri suici¬ di, altre umiliazioni. Roman Seriodkin prestava servizio in Siberia, nella repubblica dei Buriati, dall'altra parte del mondo. Aveva dietro alle spalle poche settimane di naja e davanti quasi due anni. Non si sa se è morto per troppa fame o pensando a ciò che lo aspettava. Dicono gli esperti che la situazione dei militari, non importa se di leva o ufficiali di carriera, è la peggiore di tutte in Russia al giorno d'oggi. Perché, a differenza dei «borghesi», che possono sempre ingegnarsi con il secondo lavoro, arrangiarsi come si usa fare anche da noi, in qualche modo, loro devono accontentarsi di ciò che passa la caserma. Anche perché il loro tempo libero non esiste. Se è vero, come pare, allora i militari russi sono le cavie che ci dicono come reagirà il popolo russo quando sarà arrivato al punto oltre il quale non c'è pazienza che tenga. Roman potrebbe essere il paradigma di una situazione-limite: quando si cerca di rompere una serratura, si spara contro chi cerca di impedirtelo, e poi si usa il terzo proiettile per spararsi un colpo in bocca. Chissà se qualcuno andrà a raccontare la storia di Roman al signor Michel Camdessus, che dirige il Fondo Monetario Internazionale. Non certo la sua brigata di esperti che è appena arrivata a Mosca per spiegare al governo russo come combattere contro l'infla¬ zione. Loro non avranno tempo di farsi leggere i giornali e probabilmente non sanno che la meravigliosa inflazione a una sola cifra, sventolata da Boris Eltsin fino al 17 agosto 1998, era stata raggiunta (ma nemmeno questo era vero) non pagando salari e stipendi a una quindicina di milioni di persone, per mesi e mesi. 0 forse lo sanno, ma si metteranno il cuore in pace constatando che le conseguenze delle loro ricette, conseguenze politiche, non possono interferire con l'inesorabile necessità primaria dell'economia. Il fatto è - qualcuno dovrebbe spiegarglielo - che non c'è una risposta economica corretta alla questione su quanto si può tirare la corda costringendo milioni di persone a patire la fame, o l'umiliazione. Altrimenti succede che, tra una legge economica e l'altra, si dimentica che gli uomini muoiono. Tra questi c'era Roman Seriodkin, 18 anni, morto suicida dopo avere ucciso, per fame o per disperazione, o per entrambe le cose e anche per malinconia, in una caserma nei pressi di Ulan Ude, da qualche parte vicino alla frontiera mongola, dove Camdessus non arriverà mai perché non è certo un posto di villeggiatura. Giulietta Chiesa Ha scritto: «Sto male ho forti mal di testa» E' il 450° militare che si toglie la vita quest'anno { '"' Soldati russi mentre raccolgono patate in un campo vicino a Mosca
Persone citate: Boris Eltsin, Camdessus, Eltsin, Evgenij Primakov, Giulietta Chiesa, Michel Camdessus, Roman Seriodkin, Ulan
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