«Pace entro l'alba», ordine di Clinton

«Pace entro l'alba», ordine di Clinton Sulle garanzie di sicurezza richieste da Gerusalemme decisivo l'intervento del capo della Cia «Pace entro l'alba», ordine di Clinton Al negoziato Arafat-Netanyahu WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE L'ora delle minacce, dei colpi di scena, dei temporeggiamenti è scaduta: Bill Clinton è tornato ieri alla Wye River Plantation con la ferma intenzione di chiudere in giornata il burrascoso negoziato tra israeliani e palestinesi che dura da una settimana e ha impegnato il Presidente in 60 ore di colloqui. Clinton è sceso dall'elicottero tenendo il cane Buddy al guinzaglio - un dettaglio scenografico impensabile in una fase precedente del negoziato poi si è chiuso per un ultimo round di discussioni con Yasser Arafat e Benjamin Netanyahu. I tre sono stati raggiunti poco dopo da re Hussein di Giordania. «Le scelte difficili sono, finalmente, sul tavolo - ha detto il Presidente prima di sedersi assieme agli altri leader - Molto è in gioco oggi per Israele, i palestinesi, la Regione, il mondo intero». E ha fatto capire che non avrebbe tollerato ulteriori tentennamenti. Contemporaneamente, il segretario di Stato Madeleine Albright presiedeva una riunione dei ministri degli Esteri e in una sala adiacente i tecnici e i legali delle delegazioni rifinivano il documento di 20 pagine presentato dagli americani. Per tutta la giornata i colloqui si sono sviluppati a questi tre livelli. Il rush finale è venuto dopo una nottata che aveva visto momenti drammatici. Mercoledì la delegazione israeliana aveva irritato gli americani minacciando di andarsene perché i palestinesi non avevano fatto «alcuna concessione» sulla questione-chiave della sicurezza. Le valigie degli israeliani erano in bella mostra nell'androne della Wye River Plantation, e il pilota dell'aereo di Netanyahu aveva ricevuto l'ordine di scaldare i motori. Per Clinton e il suo entourage l'accusa degli israeliani era pretestuosa e motivata da pressioni politiche interne. Un funzionario americano ha detto che Netanyahu e i suoi stavano ricorrendo «a tattiche infantili» per ottenere ulteriori concessioni a tempo ormai scaduto. Ma le pressioni hanno comunque sortito qualche effetto. E si è tornati a trattare tutta la notte, con il capo della Cia George Tenet immerso nei col loqui sul piano anti-terrori smo. Anzi, proprio l'incontro con Tenet - e le forti garanzie offerte dalla Cia per fare osservare l'accordo sulla sicurezza - ha permesso a Netanyahu di far marcia indietro, disfare le valigie e spegnere i motori del suo aereo. E così ieri mattina il negoziato è potuto ripartire a tutto campo. Il presidente Clinton, che era rimasto alla Casa Bianca dopo l'ultimatum degli israeliani, ha raggiunto la Wye River Plantation di primo mat¬ tino. Il cuore dell'accordo prevede il ritiro degli israeliani dal 13 cento della Cisgiordania. In cambio il governo Netanyahu porta a casa un dettagliato piano anti-terrorismo garantito dalla Cia. Gli israeliani hanno anche accettato che un altro 14 per cento della Cisgiordania attualmente sotto il controllo congiunto di Israele e Autorità palestinese passi sotto sovranità Olp. Arafat ha ottenuto garanzie sull'ammodernamento del porto di Gaza e la costruzione del futuro aeroporto palestinese. E' stata raggiunta un'intesa sulla scarcerazione di prigionieri palestinesi detenuti dagli israeliani e sull'estradizione di 36 terroristi detenuti dall'Autorità palestinese. Ieri pomeriggio rimaneva ancora da chiarire quando e in che modo la Carta palestinese sarà espurgata di ogni riferimento anti-Israele. Arafat ha assicurato agli americani che la Carta è già stata modificata e ha proposto che la nuova versione venga approvata entro breve dall'organo esecutivo del Consiglio nazionale palestinese - organo che Arafat controlla più facilmente dell'assemblea. Ma ancora ieri Netanyahu insisteva che l'intero Consiglio nazionale venisse convocato nel giro di tre mesi per emendare il testo. Andrea di Robilant Il Presidente è sceso dall'elicottero a Wye Plantation dove si svolge la trattativa, con il cane Buddy al guinzaglio: già questo era un segnale Resta il problema della Carta palestinese che prevede ancora la distruzione dello Stato ebraico: «La emenderemo prestoassicura il leader Olp LE RICHIESTE DI NETANYAHU • Arresto do parte dell'Autorità palestinese dei terroristi • Confisca delle armi illegali • Estradizione in Israele di 36 palestinesi responsabili dell'uccisione di ebrei •Abrogazione definitiva dei paragrafi della Carta nazionale relativi alla distruzione dello Stato ebraico LE RICHIESTE DI ARAFAT • Restituzione del 13% della Cisgiordania occupata •Trasferimento di nuovi territori dalla zona B (controllata congiuntamente da israeliani e palestinesi) alla zona A (controllata dai soli palestinesi) • Poter giudicare nel territorio dell'Autorità palestinese i connazionali responsabili di atti di violenza verso gli israeliani • Via libera alla costruzione a Gaza di un aeroporto sorto controllo palestinese e all'ammodernamento del porto • Rimettere in discussione lo statuto di Gerusalemme, che Israele considera capitale unica e indivisibile dello Stato ebraico