Bruxelles scommette su Prodi di Francesco Manacorda

Bruxelles scommette su Prodi Bruxelles scommette su Prodi L'insidia può venire dalla concorrenza diKohl LA PRESIDENZA EUROPEA BRUXELLES DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Romano Prodi come nuovo presidente della Commissione europea? A Bruxelles 0 nome dell'ex primo ministro italiano circola con convinzione crescente, anche se alla data della scelta da parte dei quindici governi dell'Ue mancano otto mesi, un'eternità durante la quale possono bruciarsi le candidature più forti. «Ma certo, se l'Italia decidesse di proporlo - spiega un alto diplomatico - la sua nomina sarebbe sicura come una lettera imbucata alla Posta». Un'opinione diffusa in molti dei Paesi europei per tre motivi fondamentali: nessuno dei candidati di cui oggi si fa il nome è più forte di Prodi; sarebbe difficile negare la presidenza della Commissione a un grande Paese come l'Italia, che l'ha avuta per la prima e unica volta dal '70 al '72; infine in una situazione dove non mancano le tensioni tra Francia, Germania e Gran Bretagna su ruolo e compiti delle istituzioni comunitarie un presidente italiano sfuggirebbe al gioco dei veti incrociati e potrebbe assumere un ruolo di mediatore. E' facile leggere come una promessa di appoggio, ad esempio, le parole pronunciate qualche giorno fa dal premier francese Lionel Jo- spin: «I popoli si sono espressi; hanno fatto le loro scelte prima in Italia, poi in Francia, in Gran Bretagna e infine in Germania e questo peserà sul dibattito per la presidenza della Commissione». Anche il lussemburghese Jacques Santer, presidente della Commissione in carica, ha parlato ieri di Prodi come di «ima grande personalità politica europea, che può naturalmente stare alla pari con tutti gli altri, molti, candidati per funzioni importanti a livello comunitario». Ma nonostante il tono ecumenico, la sua non è stata affatto una benedizione. Proprio Santer, infatti, punta disperatamente a un secondo mandato, anche di soli due anni. Prodi, inventore dell'Ulivo (cioè di una struttura politicamente ibrida), potrebbe approfittare del braccio di ferro tra socialisti e popolari. Quando il 10 gennaio 2000 la nuova Commissione si insedierà, infatti, il suo nuovo presidente dovrebbe essere un socialista, dopo che negli ultimi cinque anni il democristiano Santer ha tenuto il timone. Saltata la candidatura dell'ex premier spagnolo Feline Gonzalez, in ballo ora c'è anche il nome del premier portoghese Antonio Gutterres, ma certo un nome italiano lo scalzerebbe. Passando ai grandi, del resto, la Germania non pare avere nessun nome forte che Gerhard Schroeder possa proporre, la Francia ha avuto due lustri consecutivi di presidenza Delors, la Gran Bretagna è fuori dall'euro...Prodi, dunque? Per quel che lo riguarda, lui al ruolo di presidente della Commissione si sente adattissimo. Certo, sulla sua strada ci potrebbe essere anche l'ipotesi di una candidatura al Quirinale, ma è un'ipotesi che per ora sembra più difficile di quella europea. Proprio da quei Popolari a cui il Professore non si è mai voluto affiliare potrebbe però arrivare la mina in grado di bloccare il cammino verso Bruxelles. Nella candidatura di Prodi alla Commissione, proposta nei giorni scorsi da Francesco Cossiga, ci sarebbe infatti una clausola non insignificante: quella che il Professore si presenti come il candidato ufficiale dei Popolari. Facile immaginare che Prodi non apprezzerebbe l'i¬ dea di mettersi in Europa quell'etichetta che lo accomunerebbe anche a Forza Italia, da poco confluita nel Ppe. E infine, anche se dovesse decidersi a passare sotto le forche caudine dei Popolari europei, lo sforzo potrebbe essere inutile. L'ultimo scenario che circola a Bruxelles è infatti questo: i socialisti scelgono un presidente del Parlamento europeo fortissimo come Jacques Delors; i Popolari reagiscono cercando di conservare la presidenza della Commissione appellandosi proprio al precedente di Delors che assicurò dieci anni di guida socialista - e mettono un carico da novanta implorando Helmut Kohl di scendere in campo. E a quel punto, per quanto l'ipotesi appaia per ora remota, non ci sarebbe Prodi che tenga. Francesco Manacorda L'ex presidente del Consiglio Romano Prodi