Dal Polo, 211 volte no

Dal Polo, 211 volte no Si parte con interventi fotocopia, poi il dibattito scade fra battute, ilarità e nervosismo Dal Polo, 211 volte no Tutti i deputati parlano contro D'Alema ROMA. L'avvocato onorevole Franco Cardiello, quarantunenne segretario della sezione An di Eboli, si sta per togliere la soddisfazione della vita: cantarle al presidente del Consiglio: «Presidente D'Alema, lo sa cosa ha detto il senatore Di Pietro? Le leggo un'agenzia di poco fa, delle ore 17,04...». Ma dalla sua poltrona sopraelevata il presidente della Camera Luciano Violante lo «oscura»: «E' difficile che lei lo possa dire: ha esaurito il suo tempo». Cardiello resiste: «Presidente...», Violante gli toglie la voce, l'onorevole si risiede sul suo scranno e così va in dissolvenza l'ennesima gag di una giornata parlamentare segnata dall'insolita forma di protesta decisa dal Polo. I deputati del centro-destra, infatti, hanno deciso di intervenire tutti, nessuno escluso, per protestare contro la contrazione dei tempi del dibattito decisa il giorno prima dalla maggioranza. Una protesta di «massa» che aveva un prezzo: ogni deputato del Polo aveva a disposizione due minuti e non più di due minuti. Il tempo di un telegramma verbale. Una protesta originale che però ha finito per produrre effetti bizzarri: argomentazioni stimolanti lasciate a metà, sprazzi di comicità involontaria (Maratta di Forza Italia: «Sapete cosa dice l'articolo 87 delia Costituzione?». Il vicepresidente della Camera Acquarone: «Ce lo spiega un'altra volta!»). E molti sorrisi in Transatlantico ha suscitato la letterina spedita ai suoi dal presidente dei deputati di Forza Italia Beppe Pisanu: una fotocopia uguale per tutti che suggeriva una traccia di intervento, che partiva con questo incipit: (Annuncio il mio voto sdegnato contro questo governo privo di una vera legittimazione popola- re...». Non appena la fotocopia ha fatto il giro del Transatlantico si sono moltiplicati i commenti salaci, il più greve - a suo modo riepilogativo - lo pronunciava Teodoro Buontempo: «A noi Beppe Grillo ci fa una sega!». Ma l'umorismo di alcuni passaggi del dibattito sulla fiducia ha spuntato, non cancellato, le ragioni della protesta del Polo, che si è concentrata su due aspetti: da una parte il «tradimento del mandato popolare» da parte dei deputati dell'Udr, eletti nelle liste del Polo e oggi decisivi per il governo D'Alema, «i 30 assoldati» come li ha definiti Antonio Mazzocchi di An; dall'altra la decisione dei capigruppo di maggioranza di contrarre al massimo i tempi del dibattito, in modo da consentire al presidente del Consiglio di presenziare, con la fiducia di una Camera, al vertice europeo di Klagenfurt, previsto per domani e domenica. Una forma di protesta, quella del Polo, non esattamente ostruzionistica, ma in qualche modo erede di quella arma parlamentare, inaugurata nell'antica Roma da Catone Uticense, che parlò un giorno intero al Senato, per opporsi alla nomina di Giulio Cesare. La protesta del Polo è iniziata poco dopo le comunicazioni del presidente del Consiglio. Alle tre del pomeriggio, in un'aula quasi deserta, l'onore del primo intervento di due minuti del Polo è riservato all'onorevole Ettore Peretti del Ccd: «Signor presidente del Consiglio, che non vedo presente in aula...... L'onorevole corre corre e dopo lo scampanellio di Violante riesce a pronunciare la frase fatidica: «Questo governo nasce politicamente morto, grazie». E poi una raffica di interventi sincopati: Carlo Giovanardi: «Non ho più tempo, ma consumo i due minuti di un altro collega»; Antonio Martusciello di Forza Italia, dopo aver avuto il tempo di esprimere mezzo concetto, annuncia: «E' per questo motivo che noi votiamo contro»: Alfredo Biondi: «Non avrò rapporti con questo signore dell'Udr che è stato nominato ministro per i Rapporti con il Parlamento». E poi un duetto Mussolini-Acquarone, condotto dalla nipote della Loren con il piglio di certe popolane interpretate dalla zia. Alessandra Mussolini arriva a definire il Capo dello Stato «il "compagno Scalfaro"...». Acquarone la interrompe: «Non le consento di indirizzare epiteti al Presidente della Repubblica!». La Mussolini urla a squarciagola: «Ma allora per lei compagno è un'offesa! D'Alema prenda atto...». Acquarone scampanella: «E' una qualificazione...». La Mussolini: «Va bene, sarò accusata di vilipendio per aver definito Scalfaro "compagno"». In questa atmosfera anche chi sfodera argomentazioni più complesse è costretto a lanciare telegrammi. «Lo scorso anno - dice Alfredo Mantovano di An - Ella saprà, presidente D'Alema, che è stato pubblicato dal Mulino un testo sui rapporti tra Togliatti e Stalin e i due autori hanno avuto accesso agli archivi di Mosca ma non a quelli del suo partito, il Pds, non parliamo del Pei, da lei citato col quale Moro realizzava la solidarietà nazionale». Fine del telegramma. Fabio Martini Peretti: «Questo governo è nato morto» Battibecco fra la Mussolini e Acquarone "AfltlUlICl'o i) ni- «manssa L ■„ m pw«o dei Catone Uticense «inventore» della forma di opposizione Beppe Pisanu e Alessandra Mussolini In alto: il «facsimile» della dichiarazione dei deputati del Polo

Luoghi citati: Eboli, Mosca, Roma