«"La vita è bella" è un dono del cielo»
«"La vita è bella" è un dono del cielo» Successo a New York del film di Benigni «"La vita è bella" è un dono del cielo» Entusiasta la comunità ebraica degli Usa Il regista: «Io, accolto come una regina» NEW YORK. «Questo film è un dono del cielo» dice Abraham Foxman, direttore dell'AntiDefamation League, che insieme alla Miramax ha organizzato la grande anteprima americana di «La vita è bella». Per l'occasione in questa tiepida serata di ottobre si è riunita tutta la potente comunità ebraica newyorchese e sono accorsi i grandi di Hollywood da Richard Gere a Glenn Close, John Turturro, Michael Caine, Stanley Tucci. Umberto Eco è uno dei pochissimi italiani invitati a partecipare all'evento. Alle otto di sera il Gotham, sulla Terza Strada, è gremito. Tra la folla che sta occupando gli ultimi posti rimasti, mano nella mano arrivano senza farsi notare Roberto Benigni e Nicoletta Braschi, come se fossero comuni spettatori pure loro. Si siedono in prima fila, compunti e silenziosi. Lui sbarbato, i capelli quasi corti, ha l'aria di uno studente di liceo. Isabella Rossellini è invitata a presentarlo a questi americani che non lo conoscono ancora se non fosse per le intere pagine che i quotidiani gli stanno dedicando: «Quando mi hanno chiesto di parlare ero felice, poi ho pensato che non sapevo cosa dire perché Roberto improvvisa, sorprende. Deve essere visto, ascoltato... ». E lui si fa vedere. «Buona sera, scusate il mio inglese disgustoso», comincia con un ingle- Roberto Benign se, invece, passabile, ma soprattutto con una faccia da grande comico qual è. «Questo è un evento d'amore che mi viene in faccia e sento che devo ridarvi indietro tutto questo amore». La platea comincia già a ridere, battono le mani. «Sono stato accolto come una regina, vorrei ballare, saltare. Ok». Pausa. Anche in questa lingua che non è la sua la chiacchiera gli viene naturale e la accompagna con tutto il corpo, come a darle più energia. Poi continua: «Ho messo tutto il cuore, l'anima e qualcos'altro in questo film e vi presento Nicoletta Braschi». Lei arriva con la sua aria sognante, come uscita da un racconto di favole ed è sintetica: «Grazie, ma più di tutti ringrazio Roberto Benigni». Le luci si spengono, il racconto comincia. Tutti i 90 minuti di proiezione sono accompagnati da risate all'inizio e applausi sempre. Per Benigni è la prova del nove. Fra il pubblico ci sono tanti sopravvissuti dai campi della morte, a cominciare dallo stesso Foxman. Molti di loro, i più ortodossi hanno in testa lo «yarmulke», il classico copricapo, che portano in segno di rispetto a Dio. All'uscita la Close e la Rossellini aspettano che l'autore arrivi per congratularsi. I fotografi, le tv invadono la Terza Strada famelici di «celebrities». Per Benigni è la prova generale per l'Oscar. Fiamma Arditi Roberto Benigni
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