Gazzé, la favola dell'estate

Gazzé, la favola dell'estate Stasera in scena al Tenco, l'autore che ha firmato il successo cantato da Fabi Gazzé, la favola dell'estate «La gioia è stare in casa con mio figlio piccolo» SANREMO. Un'altra delle belle promesse della musica italiana estromesse l'anno scorso dal famigerato Sanremo Giovani si è puntualmente rivelata una interessante realtà, e sbarca stasera alla prima serata del Premio Tenco. Il cantautore Max Gazze, trentunenne cosmopolita tornato a vivere in Italia dopo adolescenza e giovinezza passate da musicista fra Bruxelles, Londra e Parigi, ha appena inciso «La favola di Adamo ed Eva», un album-rivelazione con una manciata di canzoni graffiami e vagamente battiatesche, con musica insolita, sofisticata e gradevole dentro uno stile ben definito. Ospiti in un brano ciascuno sono Mao e Niccolò Fabi, con il quale canta un successo dei mesi scorsi, «Vento d'estate». Il testo che dà il titolo al ed è da ascoltare in auto al rientro della domenica sera: «Strozzati inghiottiti come olive ascolane/ spiedini di carne in fila sulle autostrade...». E sua è la voce in «Oh Caroline» di Robert Wyatt, nel ed di tributo dei CSI al grande musicista inglese. Cos'ha pensato l'anno scorso, quando l'hanno eliminata da Sanremo Giovani? «L'ho presa con totale indifferenza. Tutto ciò che è legato da regolamento mi fa schifo. Ho la mia strada, le mie intenzioni. Da tanti anni faccio musica, non voglio diventare ima popstar ma credo che bisogni confennare nel tempo le proprie intenzioni». Come mai ha vissuto a lungo all'estero? «Mio padre lavorava alla Cee in Belgio, dove piove 252 giorni l'anno. Ma avevo trovato una mia dimensione, conosciuto contesti culturali diversi, imparato come scherzano gli inglesi, i francesi, i tedeschi con i quali andavo a scuola: sono un tipo espansivo, mi piace parlare. Sono poi stato 5 anni in Inghilterra: vivo solo da quando avevo 18 anni e mi sono sempre mantenuto con la musica; ho anche abitato in una Squatting House, con il mio gruppo. Eravamo dei Mods, facevamo canzoni sociali: era importante prima di scrivere lavorare sei mesi in una marineria, per motivarsi. Credo in quello che scrivo, io». E l'aura di Battiato? «Non lo conoscevo e facevo già quelle cose: da tempo ho questo modo di utilizzare il linguaggio, cantare parole incarnabili adattando la melodia al testo. L'ho poi conosciuto nel '95. Da 10 anni ho mio studio in casa, mi piace striminzire e sintetizzare, far entrare le mie cose nella geometria della canzone all'italiana». «La favola di Adamo ed Eva» dipinge la vita quotidiana in modo impietoso. «Ho scritto i testi con mio fratello Francesco, un poeta. La canzone nasce da un senso di disagio verso certi automatismi che ci portiamo dietro, accettando la condizione in cui viviamo. La chiave ironica fa percepire che siamo spesso vittime di noi stessi. Seguo la filosofia orientale e mi ci identifico». Buddista? «No, né buddista né sufista. La miglior religione è la nostra evoluzione». Lei è stato bassista di Daniele Silvestri e ha lavorato anche con Fabi. C'è tuia scuola di cantautorato romano? «Vivendo a Roma ci sono persone che si vedono. Ma abbiamo stili diversi». Non conterà di tornare a Sanremo Festival? «Non è escluso. Ora sono in tour, ma ho anche un bimbo, Samuele, di appena 3 mesi, e mi piace star in casa e nel mio studio di registrazione», [ni. ven. ] E' sua la voce di «Oh Caroline» di Robert Wyatt L'influenza di Battiato «Ma io componevo già quelle cose» Max Gazze. 31 anni cosmopolita tornato a vivere in Italia dopo adolescenza e giovinezza passate da musicista fra Bruxelles Londra e Parigi