Tre Commesse di periferia
Tre Commesse di periferia Storie di donne nelle sei puntate della fiction diretta da Capitani in onda a primavera su Raiuno Tre Commesse di periferia Fertili, Brilli e Pivetti al «Girls» ROMA. Una strada ricostruita all'interno degli studi di Cinecittà, un negozio di abbigliamento che sfoggia l'insegna «Girls», un bar, un altro negozio: è il set di «Commesse», sei puntate per Raiuno, in onda in primavera, scritte da una delle migliori coppie di sceneggiatori Laura Toscano e Franco Marotta, e dirette da Giorgio Capitani, regista capace di quel tocco leggero, da commedia, che spesso manca alla fiction nostrana. Storie anonime di donne della periferia costrette a lavorare in centro, alle prese con problemi quotidiani: la calza smagliata, l'ansia della fretta, il sorriso obbligato, la fame nervosa che fa ingrassare, un figlio malato, un amante bugiardo, un marito disoccupato, le vendite che calano, l'incubo del licenziamento. A dare faccia e corpo a queste commesse Sabrina Fenili, Nancy Brilli e Veronica Pivetti, più un gruppo di comprimari foltissimo. C'è anche un gay nella storia, l'attore Franco Castellano, unico commesso del gruppo, scelto per l'are un omosessuale senza drammi, accettato in famiglia e fedele al compagno. Si è girato per tutta l'estate: onnai si ò anivati all'ultimo mese. Atmosfera sul set di amicizia e solidarietà, identica a quella dell'immaginaria boutique di «Commesse» dove le donne imparano a risolvere i loro guai aiutandosi le une con le altre. Capitani la definisce una commedia sentimentale, in cui si sorride spesso e qualche volta ci si commuove. Ma lancia un allarme: «Il cinema italiano s'è avvitato su se stesso quando da un buon film s'è cominciato a farne un filone. Evitiamo che succeda lo stesso alla fictin televisiva producendo multipli di marescialli, medici, avvocati, preti». Ferilli, Pivetti e Brilli sembrano rispondere in coro alle domande, come se il lungo lavoro insieme, di tre ne avesse fatto una sola. Litigi, invidie, sgomitamene? «Impossibile. Abbiamo scelto di lavorare in questa fiction proprio perché eravamo noi a farla e ciascuna stima le altre due dal punto di vista umano e da quello professionale». Oggi è meglio una fiction o resta ancora meglio un film? «Dipende da ciò che si vuole. La carriera va costruita con attenzione. Si può fare tutto, purché a un livello dignitoso. Certo, tra un film che nessuno vedrà perché finisce in un ci- nemino e una fiction lanciata dalla rete con ogni onore, è meglio la fiction». Qual è dei vostri tre il personaggio più accattivante? «Non ce n'è uno che prevalga sugli altri. La Ferilli, nel film, è una donna sposata, con un primo bambino malato, un secondo in arrivo, un marito senza posto. La Brilli è una bionda svampita che sembra l'amante perfetta ma sogna un legame più stabile. La Pivetti è una ragazza timida, repressa dai genitori, che avrà la forza di svincolarsi dalla famiglia. Sono storie scritte per piacere al pubblico». Si parla pure di Sanremo, a Cinecittà: Sabrina Ferilli e Veronica Pivetti al festival ci sono già andate e ne sono contente. Nancy Brilli, che avrebbe dovuto esserci l'anno scorso, Sanremo non l'ha fatto perché i dirigenti non hanno voluto facesse coppia con la Pivetti. Ma per una carriera il festival serve e l'invito di Fabio Fazio alla Brilli potrebbe ripristinare tra le I tre una parità incrinata, [si. ro.] «Fra noi c'è grande stima» Una commedia sentimentale scritta dal duo Toscano-Marotta Le tre commesse de! bar «Girls» Sabrina Ferilli Nancy Brilli e Veronica Pivetti
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