Hobsbawm: ritorna Marx il neoliberalismo è morto di Fabio Galvano

Hobsbawm: ritorna Marx il neoliberalismo è morto ne. Il grande storico provoca Blair: rilanciamo DISCUSSIO lo Stato sociale Hobsbawm: ritorna Marx il neoliberalismo è morto LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE «Una strana cosa è successa sulla strada del Duemila», esordisce lo storico marxista Eric Hobsbawm ricalcando - per fare presa sui lettori - il titolo di uno sboccato e popolare musica! degli Anni 60 ambientalo nella Roma antica. L'articolo è il pezzo forte con cui la rivista Marxism Today, morta nel 1991 fra le macerie del muro di Berlino e dell'Ures, ricompare (ma in numero unico) prima che il suo animatore, Martin Jacques, emigri a Hong Kong Ma a quell'accattivante mezzucci Hobsbawn non aveva bisogno di ricorrere: la frase successiva sarebbe bastata a sollevare il polverone che ha sollevato: «Nel 1998 è tornato Karl Marx». La sua tesi è abbastanza lineare: di fronte a un capitalismo che «distrugge la Russia, fallisce in Asia e accentua le diseguaglianze in Occidente» - l'analisi globale serve ovviamente fini interni - sarebbe ora che Blair e il New Labour «tornassero ai principi fondamentali della socialdemocrazia». Marx è più attuale che mai, insiste Hobsbawm: «Dieci anni dopo la sua presunta e definitiva sepoltura sotto le macerie del Muro (ma in realtà gli armi sono solo nove, ndr) e dieci armi dopo l'irreversibile trionfo del liberalismo e la proclamazione della fine della storia, torna in circolazione nel 150° anniversario del Manifesto comunista». Altro, da un accademico di chiara fede marxista, non c'era da aspettarsi. E le repliche, immediate, non sono mancate. Come quella dell'Express, giornale della vecchia destra inglese che, senza farsi impietosire dagli 81 anni di Hobsbawm, definisce la tesi del Marx rinato «la più stupida osservazione dell'anno» e il suo autore «la più malevola influenza sulla storia britannica del dopoguerra». Incapsulato da quel gruppo di «pseudo-marxisti che invano tentarono un'assalto filosofico a Lady Thatcher» e di cui è «il loro guru intellettuale», Hobsbawm «resta un marxista convinto che, a differenza degli altri simpatizzanti, non ha neppure cominciato a cam- biare idea». Da posizioni vicine a Blair ecco la replica di Geoff Mulgan, uno dei consiglieri politici del primo ministro, che accusa Hobsbawm e compagni di «non avere nulla da dire», di «caricare i mulini a vento», di offrire «poco più di un'accozzaglia di argomentazioni e di logica fumosa». Persino George Soros, una delle icone - ma «pensanti» - del capitalismo moderno, viene chiamato in causa. Persino lui, dice Hobsbawm, ha dovuto ammettere che «il libero mercato è nemico della 'società aperta' di cui parlava il suo guru Karl Popper»; e che «un sistema finanziario globale senza controlli è un invito al disastro». Per arrivare alla conclusione, di fronte alle debolezze del capitalismo, che «è venuto il momento di ripensare gli assunti su cui si basa la politica di troppi governi». Anzitutto, sentenzia Hobsbawm, «l'assunto del laissez-faire, cioè della superiorità del mercato libero su qualsiasi altro sistema economico». Il New Labour prenda atto della crisi del capitalismo, «sistema niente affatto inevitabile». E ammonisce Blair: «L'obiettivo dell'azione di governo non dev'essere la ricchezza del Paese», poiché «la crescita economica procede per conto proprio», ma «l'equità sociale e il welfare». Sono due elementi, dice, inseparabili; e poiché lo Stato sociale «può creare dipendenza nelle giovani generazioni», «va riformato», alla ri¬ cerca di una sua maggiore forza. La Gran Bretagna può permetterselo, visto che il prodotto nazionale cresce più della popolazione. Parla con spregio, a proposito della politica di Blair, di un «thatcherismo in pantaloni»: «E' più a destra degli altri centro-sinistra d'Occidente: di Clinton, di Jospin, di Prodi (e ovviamente di D'Alema, ndr), probabilmente del nuovo governo tedesco». Denuncia, del governo britannico, «l'incapacità di rompere coon l'attuale ortodossia economica», dimenticando che «quando il Vecchio Labour fallì nel 1929-31 il ripensamento venne da Keynes e dai liberali». Stare nel solco era necessario per essere eletti; ma la nuova priorità, domanda provocatoriamente, «è essere rieletti o attuare un programma?» «Facciamola finita - invoca - con l'assunto che il governo debba dare ai businessmen tutto ciò che essi giudicano indispensabile per essere contenti»: poco male se gli utib si riducono, dal momento che queUi attuali - come i loro salari - «sono da estorsione». Se Blair vuol perdere le prossime elezioni, basta che rifiuti una verità: «che l'era del neo-liberalismo è morta». Che Marx, appunto, rientra in casa. Fabio Galvano Polemiche in Inghilterra per Usuo saggio su un numero unico di «Marxism Today» Società amo rx o lo Polemicheper Usuo unico di « II premier inglese Tony Blair, una caricatura di Karl Marx e lo storico Eric Hobsbawm

Luoghi citati: Asia, Berlino, Gran Bretagna, Hong Kong, Inghilterra, Londra, Russia