Pinochet in carcere, finalmente. Troppi spot nei cartoni animati

Pinochet in carcere, finalmente. Troppi spot nei cartoni animati AL GIORNALE Pinochet in carcere, finalmente. Troppi spot nei cartoni animati Giustizia internazionale c'è ancora speranza Sino a quando un oscuro giudice spagnolo, o anche del più sperduto angolo del mondo, tenterà di assicurare alla giustizia degli uomini anche un solo autore di quei crimini che offendono il sentimento di umanità che dovrebbe essere in ognuno di noi, il barlume di speranza in una giustizia penale internazionale, nata dal processo di Norimberga, resterà vivo. Le vittime di Pisagua, i ragazzi bruciati vivi dell'università di Santiago, attendono da anni che il criminale Pinochet sia giudicato. Se l'ipocrisia delle grandi democrazie occidentali hanno impedito che questo avvenisse in Cile, avvenga, almeno, in Spagna. Paolo Colombari paolosr(g'tin.it Chiesa, divorziati e misericordia di Dio Mi sento chiamata per amore di giustizia e di verità a rispondere alla signora divurziata la cui lettera è apparsa sabato 10 ottobre. Sono anch'io una donna divorziata credente e praticamente, proprio come si definisce la signora in questione. Sono rimasta, perciò molto stupita che nessuno della sua comunità parrocchiale l'abbia informata che non si trova assolutamente esclusa dalia Chiesa, non lo sono neppur- i divorziati risposati (cfr. Direttorio di Pastorale Familiare «DPF»). I Vescovi hanno chiesto, anzi, che la pastorale verso quanti si trovano in situazioni matrimoniali irregolari (e mi riferisco sempre ai divorziati risposati) sia inserita nell'intera pastorale famigliare (cr. 202 DPF). Circa l'ammissione ai sacramenti né per i separati, né per i divorziati che mantangono gli impegni di fedeltà al loro matrimonio e alla famiglia, esistono ostacoli (cfr 211 DPF). Vorrei poi fare una precisazione sull'uso corretto dei termini: il Tribunale Ecclesiastico non ha il potere di annullare nulla, ma semplicemente quello di prendere atto e di notificare che un sacramento (quello del matrimonio) non è mai stato celebrato. Quanto al malessere e al disappunto espressi dalla signora, sì, la Chiesa può sembrare matrigna e non madre quando sostiene che un battezzato non si può sposare due volte, è vero. Ma non è certo perché la persona è più colpevole di altri molti hanno commesso peccati ben più gravi - ma semplicemente perché questa persona risposandosi e mantenendo questo stato, creerebbe una condizione stabilmente contraria alla Parola di Gesù (Mt 19,6), mentre ogni perdono suppone il pentimento e il cambiamento. Quanto poi alla condizione di coloro che non possono accostarsi alle vie ordinarie di salvezza quali i sacramenti, a questi la Chiesa ricorda di continuare a confidare nella misericordia di Dio poiché Cristo conosce molte strade per raggiungere l'uomo... il problema è la fede, la nostra fede. Infatti tutti i cristiani, senza nessuna esclusione, sono chiamati a partecipare alla Messa e, insieme, offrire al Padre l'unico sacrificio del Figlio. E possono accogliere Cristo in forme diverse: Lo si accoglie nella comunione sacramentale, o in quella spirituale, ma anche quando si accoglie un povero nel suo nome (Mt 25, 31ss). Chi può dirsi fuori dalla Chiesa a fronte di tutte queste possibUità? Soltanto chi lo vuole. G. M., Torino Le televendite per i bambini Sulla Stampa di venerdì 16 ottobre Muro Crippa afferma che è possibile interrompere i programmi per bambini, di durata programmata non inferiore a trenta minuti lordi, con pubblicità e programmi di televendita. Vorrei al- lora sapere perchè da lunedì 28 settembre tutti i cartoni animati vengono trasmessi con la formula: sigla iniziale+spot+puntata+spot+sigla finale, quando una puntata+sigle non dura più di 2526 minuti. Gabriele Incaudo gabriele^mbox.isys.it Il monopolio della verità Mi riesce estremamente arduo capire come filosofia e fede rivelata possano trovare un terreno comune di concihazione. L'intolleranza dogmatica, sancita ancora una volta dall'ultima enciclica del Papa, quando, in ulti¬ ma analisi, ribadisce che la rivelazione è l'unica verità, è in totale antitesi rispetto alla filosofia, che non può, proprio per una ragione di metodo, accettare il dogma e la tradizione. A meno che non si voglia produrre una clamorosa falsificazione non vedo, quindi, come la teologia possa uscire dai confini di una verità precostituita e dogmatica, per aprirsi ad una dialettica che per essere alla pari presuppone la totale assenza di preconcetti. Dal mio modesto punto di vista e nel pieno rispetto di tutte le opinioni diverse dalla mia, trovo alquanto irriguardoso pensare che Dio possa... legittimare i suoi figli in base ad alcunché e men che mai a credenze religiose imposte o meno. Finché si continuerà a richiamare sulla propria il monopolio della verità, la «ragione» sarà sempre da un'altra parte e le ombre che già gravano su questa fine millennio tarderanno ulteriormente a diradarsi. Renato Patelli Rivarossa (To) Cambiamo le parole dell'inno nazionale Concordo con quanto ha scritto il sig. Alberto Frigeri (su La Stampa di domenica 11 ottobre) in merito all'inno di Mameli. I versi sono, effettivamente, troppo antiquati e anacronistici, ma la musica è ancora valida. Non si cerchi, quindi, di cambiare l'inno nazionale; se mai, si bandisca un concorso per cambiare le parole. Salvatore Catalano, Barzanò (Le) Atenei, l'autonomia è una finzione Tutto il potere agli Atenei. Tutte le autonomie agli Atenei. Basta con il centralismo ministeriale. Sono stati questi negli ultimi anni gh slogan dell'accademia che conta, rettori in testa. E in questa direzione sono state approvate leggi che hanno riconosciuto agli Atenei l'autonomia in materia, statutaria, finanziaria, concorsuale, didattica. Insomma, gli Atenei sono stati chiamati ad autogestirsi, dandosi organismi e regole attraverso propri Statuti. Ma l'autonomia si è risolta in una beffa dopo la recente sentenza del Consiglio di Stato che ha giudicato illegittime alcune importanti norme che tanti Atenei si sono date: l'esten¬ sione degli elettorati passivi (prevista da 24 Atenei), la partecipazione dei ricercatori nei Consigli di Facoltà (prevista da 12 Atenei), l'ineleggibilità dei docenti a tempo definito negli organismi di Ateneo (prevista da tutti gli Atenei). La stessa sentenza dichiara invece legittimi i Senati accademici in cui a rappresentare le facoltà sono solo i presidi, mentre contemporaneamente il Consiglio di Giustizia Ammmistrativa per la Sicilia (organismo equivalente al Consiglio di Stato) decide l'esatto contrario. Ormai è definitivamente e inequivocabilmente chiaro che l'autonomia degli Atenei è una finzione e che a decidere per gli Atenei è la magistratura amministrativa, attivata dai ricorsi di quanti non accettano alcuna riforma democratica delle Università. Ora non ci possono essere più dubbi: spetta al Parlamento intervenire e con urgenza; se non dovesse farlo, di fatto, con il suo silenzio-assenso, condividerebbe quanto deciso sugli Atenei da una magistratura che sottopone la vita universitaria a continui sconvolgimenti, con decisioni estemporanee, illogiche e contradittorie. Riuscirà questa volta la maggioranza del Parlamento a non soggiacere alla volontà di quanti hanno interesse a mantenere e accrescere il controllo sulle Università a livello ministeriale e negli Atenei? Fmora sono sempre prevalsi gli interessi di potere sostenuti all'interno delle Camere da quasi tutti i professori ordinari che ne fanno parte: oltre il 10% dei Parlamentari! Nunzio Muraglia Coordinatore dell'Associazione Nazionale Docenti Universitari anduesec@tin.it 5:*., Le lettere "vanno invic | /'LA STAMPA:: i I jfVia Marenco 32,10126 TORINO 5 fax 011 - 6568924 \ e-mail lettere@lastampa.it i

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