Tlc e auto trainano l'industria

Tlc e auto trainano l'industria Rapporto Mediobanca sui bilanci '97: Ifì e Eni superstar, al vertice della classifica irrompe Telecom Tlc e auto trainano l'industria Nelle Ferrovie un «buco» da 7521 miliardi MILANO. A prima vista, grandi novità non ce ne sono, salvo l'effetto legato alla privatizzazione di Telecom. Nella classifica tra le «Principali società italiane», curata dall'ufficio studi di Mediobanca, (l'analisi riguarda 584 gruppi, fatturato da 100 miliardi in su, e 2082 imprese, da 50 miliardi di giro d'affari e oltre tra cui finanziarie, banche e assicurazioni), primeggia, per fatturato, il gruppo Ifi-Fiat, seguito dall'Eni. L'Iri arretra, per effetto della cessione di Telecom, dal primo al quinto posto ma, grazie ai proventi per gli smobilizzi effettuati nell'anno (la stessa Telecom, innanzitutto), l'istituto guidato da Gros Pietro balza al primo posto, precedendo Eni ed Enel. Telecom, infine, al suo esordio già conquista la prima posizione nella classifica del valore aggiunto, precedendo rifi. Niente di inedito, a prima vista, così come non può sorprendere la maglia nera delle perdite, attribuita alle Ferrovie dello Stato (un «buco» impressionante, 7521 miliardi ovvero il doppio dell'anno precedente). Eppure anche quest'anno l'ufficio studi di Mediobanca ha saputo cogliere i fermenti di un panorama industriale e finanziario in continua evoluzione, a partire, per esempio, dai telefonini. Nel corso del '97 il fatturato Motorola è salito del 53%, seguito a ruota dal giro d'affari Ericsson (+44%). Ancor più impressionante il risultato sul fronte dei servizi: Omnitel, addirittura, mette a segno un «boom» del 142%, da 736 a 1783 miliardi, forse un primato europeo seguita a ruota da Tim (da 7195 a 9245 miliardi). Di fronte a questi numeri si ha la sensazione che l'economia italiana sia meno «ingessata» di quanto non si voglia credere. La prova sta nel fatto della rapidità di crescita di fenomeni nuovi come Gardaland (135 miliardi di giro d'affari, circa 11,5 di utili) o la ristrutturazione di settori per tradizione «forti», come l'oreficeria (vengono censiti Pomellato e Casa Damiani) o l'enologia (figurano, in classifica, Banfi e Antinori). A dimostrare il dinamismo dell'economia italiana c'è anche, tra l'altro, la ripresa, vivacissima, di due società che sembravano condannate a un declino irrimediabile: l'Alitalia, passata da un rosso per 1210 miliardi a 435 di profitto, e l'Olivetti, tornata in utile, anche se per soli 16 miliardi, contro 915 di perdite nell'esercizio '96. E come trascurare, del resto, i risultati sul fronte dell'auto? Qui gioca, certo, l'effetto rottamazione, di cui si è parlato finora soprattutto per gli effetti sull'industria nazionale. Invece, a giudicare dai consuntivi, gli incentivi hanno avuto un grande effetto per tutta l'industria europea (e non solo europea), a dimostrazione dell'importanza del mercato italiano: nel '97 sono sì cresciute le vendite della Fiat auto (+18%, ovvero 7 mila miliardi in più) ma, in percentuale, è andata ancor meglio per importatori come Koelliker (1198 miliardi, +55%), Honda (+44% a 854 miliardi), Renault (+42), Opel (+40) e altri. Ma la grande sorpresa, però, è un altra. A spulciare i numeri di Mediobanca si scoprono campioni inediti di un'Italia brillante, seppur sconosciuta. Come giudicare altrimenti i conti della Lonati di Brescia, piccolo, grande colosso nella nicchia delle macchine per cal¬ zifici? La Lonati ha registrato un giro d'affari di 489 miliardi, nel '97, circa 100 in più rispetto all'anno precedente. L'espansione, però, non è andata a scapito dei profitti. Anzi, si è passati dal 5,8% del '96 all'8,1%. Non è un caso isolato, quello della Lonati, tecnologia al servizio del distretto delle calze che si stende dal bresciano a Mantova. Qua e là, in tutta la Penisola, brillano le medie imprese che riescono ad emergere anche quando la domanda frena e la lira non offre più vantaggi rispetto al resto dell'Europa. Eppure, in questo quadro, c'è modo per la «Soft Line» di Medugno (provincia di Bari, ai confini del polo dei divani promosso da Natuzzi) di mettere a segno vendite per 117 miliardi (contro 87 dell'anno dell'anno prima) e, sopprattutto, di macinare utili record, il 15% sul fatturato. Basta risalire la Penisola per qualche centinaio di chilometri per approdare, nelle Marche, alla Aethra, 171 miliardi di giro d'affari, più del doppio dell'anno precedente. Nel polo dell'elettronica marchigiano, nato sull'onda dell'indotto per gli strumenti musicali, hanno ormai preso il volo aziende come questa, capaci di garantirsi una posizione di primato in un mercato nuovo, all'apparenza incredibile: i sistemi per videoconferenza. L'Italia dell'industria cresce, quella della finanza segue. Peggiorano i conti delle banche, nel '97, a causa della pulizia di Banca Roma e la crisi del Banco Napoli ma, per la prima volta, si riduce il costo del lavoro. Qualcosa si muove. Ugo Bertone Il vero boom è nei telefonini: esplodono Omnitel Tim e Motorola I PIÙ' GRANDI FRA I MEDI Il fatturato e i risultati delle prime undici società comprese tra 50 e 500 miliardi di giro d'affari [DATI DI BILANCIO CONSOLIDATO] UTILE SU FATTURATO DENOMINAZIONE SOCIALE FATTU^I? RISULInI? 1997 199B m' IN% IN% 1 Lonati 489.025 39.466 8,1 5,8 2 Brembo - Freni Brembo 469.589 26.381 5,6 5,4 3 Permasteelisa 448.309 55.881 12,5 3,1 4 Motori Minarelli 336.651 18.020 5,4 4,9 5 FerrieraValsabbia 330.730 24.492 7,4 1,1 6 Csp International Industria Calze 326.816 24.022 7,4 4,3 7 Manutencoop 295.785 12.460 4,2 4,5 8 Fillattice 265.929 11.011 4,1 2,0 9 Fabio Perini 230.558 20.126 8,7 6,2 10 Aethra 171.984 7.816 4,5 2,8 11 Beghelli 171.715 17.344 10,1 8,5 Il presidente ci eli ' I fi Giovanni Agnelli

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